Pubblicati gli atti del 7weec. Disponibili gratuitamente

Sono stati pubblicati e sono ora disponibili gratuitamente, scaricabili qui, gli atti del Settimo Congresso Mondiale dell’Educazione Ambientale (WEEC World Environmental Education Congress), organizzato dal Segretariato Permanente della rete WEEC e dalla Fondazione Mohammed VI per la protezione dell’ambiente che si è svolto a Marrakech nel giugno 2013.

Il congresso ha visto la partecipazione di oltre 2400 delegati venuti da 105 paesi del mondo. Il WEEC ha così festeggiato il suo decimo anno di attività e l’organizzazione della settima edizione dei congressi che dal 2003 si sono svolti in quasi tutti i continenti (dal Portogallo al Brasile, passando per l’Italia, dal Sud Africa al Canada, dall’Australia fino all’edizione di quest’anno in Marocco).

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Numero 12 – 2013

 

 

 

 

 

 

 

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Numero 12 – 2013 – Pratiche di sostenibilità innovativa, a cura di Mirella Giannini,
Dario Minervini, Ivano Scotti
SOMMARIO

ISBN 9788885313378     ISSN (print) 1972-5817    ISSN (online) 1973-2511

7 La scomparsa di Walter Fornasa, di Mario Salomone (leggi)
9 Educazione ambientale e seconda ecologia. Contributo a un dibattito, di Walter Fornasa (leggi)

17 Rottura epistemologica e transdisciplinarietà degli environmental studies, di Mirella Giannini, Dario Minervini,
Ivano Scotti
31 The ecological modernization of social practices at the consumption-junction, di Gert Spaargaren (introduzione)

1.Pratiche locali di sostenibilità innovativa Stili di vita eco-compatibili.

67 Ecovillaggi e sostenibilità, di Alice Brombin (abstract)
81 Il dramma Eternit di Casale Monferrato: partecipazione sociale e decisioni pubbliche di fronte ai rischi per l’ambiente
e la salute, di Gian-Luigi Bulsei (abstract)
91 Conversioni ecologiche. Il caso Capannori e la sostenibilità di un modello di sviluppo locale,
di Alessandro Caramis (abstract)
103 L’accettabilità sociale degli impianti alimentati a biomassa vegetale in Calabria, di Debora Cilio (abstract)
113 Transition Towns Initiatives: local practices for a sustainable development, di Alessandra Landi (abstract)
125 Assemblaggi socio-tecnici per la produzione comunitaria di energia rinnovabile tra ecobusiness e innovazione sociale: un caso studio di solare collettivo, di Natalia Magnani (abstract)
137 Right to the land. Un nuovo movimento sociale a Roma, di Claudio Marciano (abstract)
149 Il giardiniere inconsapevole. Pastori sardi, retoriche ambientaliste e strategie di riconversione, di Marco Pitzalis, Filippo Zerilli (abstract)

2.Saperi, competenze e accountability della sostenibilità

163 Da rifiuto a valore aggiunto: la costruzione di una filiera del tessile sostenibile e il caso della lana rustica,
di Monica Cariola, Valentina Moiso, Elena Pagliarino (abstract)
175 Architetture contemporanee della sostenibilità nelle Alpi, di Vittorio Curzel (abstract)
189 Expertise e conflitti territoriali sulle grandi opere. La nuova linea ferroviaria Torino-Lione, Micol Maggiolini (abstract)
201 La scienza su un binario morto? Comunicazione ed expertise nei conflitti sulle grandi opere: il “caso TAV”, di Francesco Panié, Giuseppe Tipaldo (abstract)
215 L’industrializzazione del processo costruttivo orientato al green building: buone pratiche nell’edilizia sostenibile, di Serena Rugiero (abstract)

3.Alternative sostenibili e modelli sociali

233 Partecipazione politica e problematiche ambientali, di Letizia Carrera (abstract)
245 Un’implementazione bioeconomica: l’approccio zooantropologico nell’economia civile, di Barbara Corrai (abstract)
257 Ecofemminismo: un approccio di genere alla questione ambientale, di Mariagrazia De Castro (abstract)
269 Etica della cura e riproduzione del «mondo umano». Una riflessione a partire da Vita Activa di Hannah Arendt,
di Maria Grazia Ricci (abstract)
283 Turismo lento come pratica di sostenibilità innovativa, Rita Salvatore (abstract)

295 Per fare il punto: traiettorie e assemblaggi della sostenibilità innovativa, di Dario Minervini (abstract)

 

Torino: nasce la casa dell’ambiente

(27/9/2014) Si chiama “Ecofoyer” la nuova casa dell’ambiente e del territorio che aprirà presto a Torino. Sono infatti iniziati oggi i lavori di impiantistica negli spazi di corso Moncalieri 18 destinati a diventare un polo metropolitano di iniziative per la sostenibilità.

Il complesso, sul Po e di fronte ai celebri Murazzi e alla centralissima piazza Vittorio Veneto, ospita varie altre realtà, alcune delle quali partner del progetto di cui è capofila l’Istituto per l’ambiente e l’educazione Scholé Futuro: gli Amici del fiume e il centro di protagonismo giovanile CAP10100. E a poca distanza, in collina, opera l’associazione Parco del Nobile con la fattoria didattica Propolis, quarto partner della “Casa dell’ambiente”. Sarà un foyer (in francese, appunto, “centro”, “focolare”) di incontri, dibattiti, corsi, mostre, per sviluppare reti e sinergie su ambiente e sostenibilità. E, con AIAPP, l’associazione degli architetti del paesaggio, un punto di rifermento in vista del congresso mondiale di architettura del paesaggio che si terrà nel 2016 a Torino.

7° WEEC: il congresso mondiale (quasi) dal vivo

Si sfoglia come un giornale, è ricco di immagini e di cifre: è lo speciale che la Fondation Mohammed VI pour la protection de l’environnement (organizzatrice del 7th WEEC in Marocco) ha dedicato ai lavori del Settimo congresso mondiale dell’educazione ambientale, che si è svolto nel giugno 2013 a Marrakech. Clicca qui per accedere

7° WEEC: il congresso mondiale (quasi) dal vivo

Si sfoglia come un giornale, è ricco di immagini e di cifre: è lo speciale che la Fondation Mohammed VI pour la protection de l’environnement (organizzatrice del 7th WEEC in Marocco) ha dedicato ai lavori del Settimo congresso mondiale dell’educazione ambientale, che si è svolto nel giugno 2013 a Marrakech. Clicca qui per accedere

Il posto del mare nell’uomo

Il titolo di quest’oblò estivo mi è stato ispirato da un recente giro lungo le nostre coste e dal ricordo di un saggio dal titolo “Il posto dell’uomo nella natura”, scritto nel 1863 da Thomas Henry Huxley, soprannominato “il mastino di Darwin” per la sua accanita difesa delle teorie evoluzionistiche del grande studioso. Probabilmente sarebbe interessante vedere quale sia oggi il posto dell’uomo nella natura, ma l’oblò di questo numero è sul mare e del mare scriverò.

Devo riconoscere che i nostri mari offrono ancora panorami stupendi, che davvero non hanno nulla da invidiare ai mari tropicali. Il bianco di certe spiagge, il contrasto tra le rocce delle scogliere e i colori del mare dove nessuno dei blu e dei verdi sembra mancare all’appello sono proprio da sogno. Sott’acqua c’è il Mediterraneo e a volte chi fa snorkelling deve un po’ accontentarsi, ma i motivi di interesse non mancano mai. Purtroppo ai colori e alla bellezza della costa fa spesso  da contraltare la presenza dell’uomo che, d’estate, sembra animato da una voglia irrefrenabile di stare insieme ai propri simili. Ho visto spiagge riempirsi gradualmente di persone, spuntare gli ombrelloni come  altrettanti fiori colorati o cartellini proprietà a contrassegnare territori sempre più piccoli (sembra che al mare le regole della prossemica seguano strade proprie). Anche luoghi destinati ad altri scopi come gli scivoli per l’entrata e l’uscita di eventuali imbarcazioni o i loro corridoi di avvicinamento a terra vengono occupati con stuoie e asciugami e radio. Il rumore sembra ormai essere un imperativo, un optional obbligatorio tanto da aver visto imbarcazioni capaci di annunciarsi da lontano grazie alla musica a tutto volume diffusa dagli altoparlanti di bordo. Se dalla spiaggia si passa all’acqua le cose cambiano poco. A tutto ciò si accompagna, soprattutto dove esiste la cosiddetta spiaggia libera (dove la libertà sembra essere quella di fare quello che a casa propria forse non si farebbe) una discreta abbondanza di detriti di vario genere.

Bambini, ragazzi, giovani e adulti sguazzano soprattutto dove si tocca, galleggiano grazie a materassini e azzardano, ogni tanto, qualche puntata più al largo. Più in là, dove l’acqua è profonda, ma non troppo c’è sempre un Tartarino di Tarascona subacqueo in cerca di una preda cui sparare con fiocine ed arpioni che più che colpire il bersaglio lo spappolano. 

Il mio viaggio lungo costa mi ha fatto riflettere spingendomi a chiedere provocatoriamente che cosa la gente vorrebbe dal mare. Se si parte dall’assunto che il mare lo si scopre d’estate come i cappotti d’inverno, per alcuni, probabilmente, esso potrebbe anche essere di acqua distillata, trasparente, senza forme di vita apparenti. In fondo, diciamocelo, che cosa ci attira? Una spiaggia di sabbia fina, ombrelloni e lettini, un bel bar ristorante nei pressi, un mare dai colori caraibici, giochi per i bambini, un pedalò per sentirsi navigatori e così via. Questa sarebbe la soluzione ideale: i colori sarebbero gli stessi, forse ancor più da cartolina, non ci sarebbero quelle cose viscide che chiamano alghe o posidonie e che danno fastidio senza contare che l’acqua senza sale non brucia nemmeno gli occhi. Quei pochi che usano la maschera avrebbero una visibilità perfetta e forse non noterebbero neppure la mancanza di pesci o altre forme di vita. Basterebbe, volendo, colorare un po’ gli scogli, mettere qualche ornamento da acquario (se ne fanno di perfetti) e voilà, ecco il mare su misura.

Scommetto che a qualcuno potrebbe anche piacere. A me no, e a voi?  Difendiamo perciò quei luoghi dove si sentono ancora i suoni del mare e dove le spiagge raccontano la vita del mare e non sono soltanto l’archivio di quanto l’uomo crede di eliminare gettandolo in acqua.

Angelo Mojetta

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La storia dell’acqua (di S. Moretto)

Articolo scritto in occasione dei 25 anni della rivista “.eco, l’Educazione Sostenibile” e uscito sul numero 200 celebrativo della rivista stessa.

Era il 1989…e veniva fondata questa rivista…ma l’acqua a che punto era del suo percorso?
Alcune cellule pressochè invisibili diedero origine alle prime forme di vita, circa 3,5 miliardi di anni fa, proprio nelle acque oceaniche.
Aggregandosi nel corso dei millenni, generarono organismi sempre più complessi e differenziati.
I primi protozoi arrivarono circa 800 milioni di anni fa e nei successivi 200 milioni di anni l’evoluzione continuò con animali simili a meduse. 

L’acqua restò il solo ambiente in cui potè manifestarsi la vita fino a 360 milioni di anni fa, successivamente comparvero animali sempre più complessi ed in grado di sopravvivere anche fuori dall’acqua.
Arrivarono quindi i dinosauri, che con la loro estinzione – 65 milioni di anni or sono – favorirono lo sviluppo dei mammiferi, poi i primi uomini circa 4 milioni di anni fa. 
Con l’arrivo dell’uomo, cambiò inesorabilmente anche la “storia” dell’acqua e il rapporto con lei con modalità diverse in funzione ai differenti periodi storici.

Il tempo del sacro
L’epoca delle acque religiose e fonti medicamentose, delle fontane di acqua di gioventù e delle divinità acquatiche.

Attenzione quest’era non è confinata in tempi passati, infatti possiamo ritrovare nei nostri comportamenti quotidiani tutta la contemporaneità di alcune nostre abitudini. Oltre ai pellegrinaggi alle fonti come Lourdes oppure altre per far cadere la pioggia, anche tutta la pubblicità dai prodotti idratanti e bagni rilassanti fino ad acque più pure per idratarsi. In ognuno di questi discorsi è presente l’appello agli antichi miti di acqua. In definitiva, è la centralità dell’acqua rispetto ai bisogni individuali e collettivi dell’uomo che da sempre ne spiegano anche la centralità simbolica. 

Il tempo dell’ “allevamento”  

Successivo all’epoca dell’adorazione sacra dell’acqua, l’uomo iniziò con l’acqua ad avere rapporti più fraterni, anche se ancora molto rispettosi.
L’inizio fu di cambiare la normale irrigazione dei terreni, imprigionando nei tubi grandi quantitativi di acqua da far sgorgare al centro delle città, dove l’acqua venne utilizzata non solo per necessità ma anche per piacere. Nata con i Sumeri, quest’era svanirà con la fine dell’Impero romano per rinascere di nuovo oggi. 

Il tempo della disintossicazione 

Le problematiche di approvvigionamento di acqua obbligarono i popoli ad accettare un sistema mediocre di alimentazione. Ecco arrivare un periodo secco, con un regresso nel rapporto con l’acqua nelle città, per esempio i pozzi individuali ebbero la meglio sugli acquedotti collettivi. Le fontane d’acqua rimasero come unico oggetto decorativo di piazze e giardini.

Il tempo dello abuso  

Iniziato ieri, alla fine del XIX secolo, con la scoperta del comfort e del concetto di potabilità. È il periodo storico dell’igiene vittoriosa, le camere da bagno ed il sistema fognario diventano le insegne della civiltà urbana, segni indiscutibili del progresso. Ma è anche l’era dello spreco d’acqua e dell’inquinamento. Ed eccoci arrivati al 2003, precisamente il 23 Dicembre 2003, quando l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha dichiarato il 2005-2015 Decennio Internazionale dell’Acqua “Water for Life”. Il Decennio è stato inaugurato il 22 Marzo 2005 in occasione della Giornata Mondiale dell’Acqua.

Dal 2003 il Pianeta Azzurro è l’area, in continua evoluzione, dell’Istituto per l’Ambiente e l’Educazione Scholé Futuro Onlus dedicata alla comunicazione, educazione ambientale e messa in rete nel campo dell’idrobiologia, delle mille iniziative che focalizzano l’attenzione sulla risorsa acqua, del dibattito e delle proposte per una sostenibilità in campo idrico. Si rivolge a parchi, riserve, gruppi sportivi, associazioni ambientaliste, insegnanti e studenti, amministrazioni pubbliche, imprese, in breve a tutti gli attori pubblici e privati. Il principale strumento con il quale Il Pianeta azzurro fa comunicazione è la pubblicazione dell’omonimo dossier “il Pianeta Azzurro” (quattro volte l’anno) che si affianca al mensile “.eco, l’educazione sostenibile”, prima rivista italiana di educazione ambientale, fondata nel 1989 e la sua sezione dedicata sul Portale. “il Pianeta Azzurro”, attraverso rubriche, interviste, articoli, è dunque lo strumento specifico di servizio all’educazione ambientale del Pianeta Acqua. Nel corso degli ultimi anni ha curato concorsi, mostre, video e proposte didattiche dedicati al mondo dell’acqua nelle sue varie forme. Fare educazione ambientale marina e alla risorsa acqua significa anche favorire l’accesso alle informazioni sullo stato dell’ambiente, sensibilizzare amministratori e cittadini, formare tecnici e sviluppare nuove figure professionali, educare giovani e adulti.

Dal 2003 sono passati molti anni…Pianeta Azzurro, ha da poco fatto il giro di boa dei 10 anni con una pubblicazione specifica, è cresciuto molto anche grazie a tutte le persone che se ne sono interessate ed è in continua evoluzione….

Tra i vari strumenti, nati ed evolutisi nel tempo, la Collana del Faro è sicuramente uno dei più emblematici.

L’elettronica ha mandato in pensione la millenaria istituzione del faro. Ma nell’immaginario collettivo il faro, una luce che ti guida nella notte o nella tempesta verso un approdo, mantiene ancora tutta la sua forza simbolica. Il faro, dunque, contraddistingue anche questa nostra collana di agili volumetti, nata nel 2011, dedicati alla tutela dell’ambiente e al rispetto della natura con un’attenzione particolare al mondo dell’acqua. A volte si tratta di sintetiche guide al comportamento “ecologicamente corretto”, in altri casi di documentazione di esperienze e di contributi narrativi, riccamente illustrati, rivolti soprattutto ai lettori più giovani.

Con “La Collana del Faro”, insomma, cerchiamo di accendere un faro per l’ambiente, nella notte di una crisi ecologica globale che, nonostante i passi avanti e la buona volontà di molti, continua e per molti aspetti si aggrava, per l’avidità, o anche solo la distrazione, di tanti.

Il deficit di acqua dolce può causare conflitti armati, affermano gli scienziati. Oggi circa 700 milioni di persone in 43 paesi soffrono per la carenza dell’acqua. Entro il 2015 a causa del cambiamento globale del clima e crescita della popolazione sul pianeta questa cifra supererà tre miliardi.

Dobbiamo fare qualcosa, possiamo fare qualcosa…insieme.

Sostenere e contribuire “il Pianeta azzurro”, vuole anche dire credere in una cultura della sostenibilità idrobilogica mondiale.

 

Profilo autore: Stefano Moretto, Diver e skipper, lavora e vive in Francia, si occupa di sviluppo ed innovazione di prodotti in campo subacqueo. Coordinatore redazionale e responsabile del progetto “il Pianeta azzurro” e de “La Collana del Faro”. Esperto in Biologia marina, giornalista, si occupa di divulgazione scientifica e coordina progetti di educazione ambientale idrobiologica. Collabora alla realizzazione di progetti sportivi con integrazione sociale di diversamente abili. E’ stato coordinatore territoriale del Piemonte dell’associazione ambientalista Marevivo Divisione Subacquea. Fondatore ed organizzatore di associazioni sportivo-culturali, quali Associazione Bioma, Marine-life, Mondomarino, Aquax, Tritone e Agusta (www.agustaresort.com)

 

 

 

 

 

Acqua ed energia, binomio importante (di A. Mojetta)

Il 22 marzo, se ve ne siete accorti, si è celebrata in tutto il mondo la Giornata dell’Acqua, la ventunesima della storia da quando l’Assemblea delle Nazioni Unite nel 1992 decise di istituire una giornata internazionale dedicata a questo composto, fondamentale per la vita del pianeta. Il tema scelto per il 2014 è stato l’acqua e l’energia, un binomio importante per un mondo sempre più assetato dell’una e dell’altra.
Acqua ed energia sono strettamente intrecciate: l’acqua, come sappiamo, è la più antica e più sfruttata fonte di energia rinnovabile e l’energia è ampiamente utilizzata per produrre acqua dolce (si pensi agli impianti di desalinizzazione) o per il funzionamento degli impianti di depurazione. Data questa interdipendenza tra i due fattori, non deve stupire la scelta dell’ONU di porre al centro dell’attenzione mondiale questo stretto rapporto che in futuro giocherà un ruolo essenziale nella sopravvivenza del pianeta. La partita si giocherà su più piani e tutti ne saranno interessati. L’acqua, l’oro blu come sempre più spesso viene definita per il suo crescente valore, diventerà fondamentale per sostenere l’agricoltura e un’umanità che punta a superare i 9 miliardi e nello stesso tempo sarà ricercata e sfruttata per produrre energia, mettendo l’umanità davanti a un dilemma di non facile soluzione considerato che i due usi si sono spesso dimostrati incompatibili e che il cosiddetto bene comune non può prescindere da nessuno dei due fattori.Un ciclo biogeochimico perfetto, ma a rischio Acqua ed energia sono unite anche dal fatto che l’acqua stessa è frutto del consumo di energia.  Che cosa, infatti, se non l’energia mantiene attivo il ciclo dell’acqua. Anche se è superfluo  dirlo, non va dimenticato che è l’energia delle reazioni termonucleari che avvengono sul sole a fornire l’energia per l’evaporazione dell’acqua e a essere la forza motrice del ciclo idrologico, un ciclo meraviglioso per la semplicità del suo funzionamento (evaporazione, condensazione, precipitazione) e sul quale bisognerebbe riflettere più spesso soprattutto sulla sua variabilità.  Il ciclo dell’acqua è praticamente perfetto, come tutti i cicli biogeochimici, funziona da miliardi di anni, ma è soggetto a variare nelle sue manifestazioni e soprattutto nelle precipitazioni. Una prova eloquente di ciò è costituita dal deserto del Sahara, il più vasto deserto caldo della Terra che circa 30.000 anni era fertile, con piante e rigogliose foreste, una fauna molto ricca e abitato da popoli che si dedicavano alla caccia e all’allevamento del bestiame. I cambiamenti climatici hanno modificato questa situazione originando questo deserto e spostando altrove le precipitazioni. Oggi il maggiore problema del ciclo dell’acqua non è la sua interruzione, ma le modificazioni indotte dai cambiamenti climatici che si stanno manifestando a tutte le latitudini, compresa la nostra, con piogge sempre più violente e concentrate e periodi di siccità sempre più lunghi. 

Sulle Alpi sempre meno acqua Per fare un esempio a noi vicino, gli esperti della Convenzione Internazionale per la Protezione delle Alpi, CIPRA, in una recente relazione (2011) stimano per le Alpi una diminuzione delle precipitazioni variabile tra l’1 e l’11%, mentre i periodi siccitosi estivi (almeno cinque giorni consecutivi senza precipitazioni) aumenteranno del 36%, con incrementi relativamente superiori nelle Alpi settentrionali. Le precipitazioni nevose subiranno un drastico ridimensionamento del 40% nei versanti settentrionali e del 70% in quelli meridionali. La minore quantità di neve associata a maggiori piogge durante l’inverno determinerà un consistente aumento delle portate invernali dei fiumi (fino al 19%) e una corrispondente diminuzione di quelle primaverili (meno 17%) e soprattutto estive (le previsioni parlano di una riduzione del 55% nelle Alpi centrali e meridionali entro il 2100). Nel breve periodo questi cambiamenti possono essere compensati dallo scioglimento dei ghiacciai e del permafrost. Nel lungo periodo vi é invece preoccupazione per la persistenza di queste fondamentali riserve d’acqua. I ghiacciai hanno perso il 20-30% del loro volume dal 1980 e studi recenti mostrano come, in Italia, l’incremento della temperatura globale e la diminuzione delle precipitazioni nevose abbiano comportato una riduzione dell’area dei ghiacciai alpini, in alcuni casi addirittura del 50%. Altri studi prevedono che, senza variazioni nel regime delle precipitazioni, un moderato aumento delle temperature (+1 °C) potrebbe ridurre le produzioni agricole medie del 10% ca., mentre un incremento della temperatura di 2°C, unita a una riduzione delle precipitazioni, porterebbe ad una riduzione superiore al 20%.
Si tratta, è ovvio, di previsioni, di stime e come sempre accade le cifre, a volte contraddittorie, dipendono da tantissime variabili, ma ciò non toglie che la situazione sia allarmante e che si debba perciò pensare o meglio ripensare al nostro rapporto con la risorsa acqua facendo nostra la convinzione che se pioverà o no, se poco o tanto, dipenderà dalle nostre scelte piccole o grandi non importa. Ciò che importa, invece, è essere consapevoli che tutti noi siamo strumenti attivi nella gestione del nostro pianeta e dell’impronta ecologica che su di esso lasciamo e soprattutto ricordando che l’acqua è, in fondo, un dono e come tale va trattato.

Profilo autoreAngelo Mojetta, Biologo marino 
e giornalista subacqueo, è presidente del comitato scientifico e ambiente di ASSOSUB. E’ ricercatore associato della Civica Stazione Idrobiologica e Acquario di Milano. Direttore scientifico dell’Acquario dell’Elba (Marina di Campo). Dal 1980 al 2001 è stato responsabile scientifico della rivista AQUA. Ha pubblicato articoli di biologia marina per altri periodici quali Airone, Oasis, Sub. Svolge consulenze redazonali e scientifiche per progetti in campo ambientale marino

 

10 anni di Pianeta azzurro

Pianeta azzurro fa parte di una collana di “agili testi” di facile consultazione e utilizzo su grandi tematiche ambientali e sociali. Molti titoli si riallacciano alle iniziative dell’Istituto comprese nell’area de il Pianeta azzurro, che si occupa di divulgare i temi sulla risorsa acqua. In particolare questo opuscole celebra i 10 anni de “il Pianeta azzurro” ripercorrendone le tappe più sognificative attraverso la voce dei tanti collaboratori che negli anni hanno contribuito alla crescita di questo progetto.
Tutte le pubblicazioni de La collana del faro sono gratuite, sino a esaurimento scorte, e possono essere richieste all’indirizzo mail pianetazzurro@schole.it

Leggi la prefazione
di Angelo Mojetta
Leggi la postfazione di Mario Salomone

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