Pinottini, studioso dell’estetica moderna

La scomparsa di Marzio Pinottini (Torino, 1939-Torino, 2016) studioso dell’estetica moderna e contemporanea tra simbolo e allegoria
 
Tiziana C. Carena, Francesco Ingravalle
 
Professore associato di estetica all’Università di Torino, direttore della rivista “Filosofia” pubblicata dal 1949, èdita, poi, da Mursia (e, ora, da Mimesis edizioni, di Milano) Marzio Pinottini è mancato.
Allievo di Vittorio Mathieu, legato alla lezione di Martin Heidegger, di Augusto Guzzo, di Luigi Pareyson, di Giovanni Gentile, mentre le indagini estetiche si concentravano sulla “cultura materiale”, Pinottini dedicava la propria attenzione alla diade simbolo-allegoria nell’estetica e nelle poetiche moderne e contemporanee.

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#achicompetelacultura: una campagna per la cultura

Una campagna e un appello in difesa della cultura: una mobilitazione è nata “dal basso”, da professionisti e operatori che lavorano quotidianamente, spesso in trincea, nel mondo dei beni culturali in Italia. La Riforma delle Province (L. 56/2014, cosiddetta “Legge Delrio”), infatti, mette in serio pericolo centinaia di strutture e servizi culturali su tutto il territorio.

Di questi dovranno farsi carico altri enti, in primis Regioni e Comuni, chiamati a finanziarli, a occuparsi delle loro attività e a prendersi carico del loro personale.

Ma – avvertono i promotori – in tutta Italia si respira un clima di incertezza diffusa, senza occasioni di confronto, senza una visione unitaria e soprattutto con una preoccupante mancanza di chiarezza su chi e come riuscirà a trovare le risorse finanziarie necessarie alla sopravvivenza di tantissimi musei, biblioteche, archivi, reti e sistemi culturali.

Sono a rischio servizi ai cittadini e a turisti, tutela del patrimonio, offerta culturale, posti di lavoro, professionalità, con la concreta possibilità che la riforma si traduca in un fallimento e che centinaia di luoghi della cultura vadano incontro a una drammatica chiusura o, se va bene, a un drastico ridimensionamento di attività e servizi.

 

L’iniziativa è condivisa dalle più importanti associazioni del settore: ICOM Italia (International Council of Museum – UNESCO), AIB (Associazione Italiana Biblioteche), ANAI (Associazione Nazionale Archivistica Italiana), MAB – coordinamento permanente di Musei Archivi e Biblioteche.

La campagna è realizzata e promossa da Mediateur – idee e servizi per i beni culturali.

 

Il sito web della campagna è www.achicompetelacultura.it
La campagna è anche su Facebook e Twitter

 

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#achicompetelacultura: una campagna per la cultura

Una campagna e un appello in difesa della cultura: una mobilitazione è nata “dal basso”, da professionisti e operatori che lavorano quotidianamente, spesso in trincea, nel mondo dei beni culturali in Italia. La Riforma delle Province (L. 56/2014, cosiddetta “Legge Delrio”), infatti, mette in serio pericolo centinaia di strutture e servizi culturali su tutto il territorio. Di questi dovranno farsi carico altri enti, in primis Regioni e Comuni, chiamati a finanziarli, a occuparsi delle loro attività e a prendersi carico del loro personale.

Ma – avvertono i promotori – in tutta Italia si respira un clima di incertezza diffusa, senza occasioni di confronto, senza una visione unitaria e soprattutto con una preoccupante mancanza di chiarezza su chi e come riuscirà a trovare le risorse finanziarie necessarie alla sopravvivenza di tantissimi musei, biblioteche, archivi, reti e sistemi culturali.

Sono a rischio servizi ai cittadini e a turisti, tutela del patrimonio, offerta culturale, posti di lavoro, professionalità, con la concreta possibilità che la riforma si traduca in un fallimento e che centinaia di luoghi della cultura vadano incontro a una drammatica chiusura o, se va bene, a un drastico ridimensionamento di attività e servizi.

 

L’iniziativa è condivisa dalle più importanti associazioni del settore: ICOM Italia (International Council of Museum – UNESCO), AIB (Associazione Italiana Biblioteche), ANAI (Associazione Nazionale Archivistica Italiana), MAB – coordinamento permanente di Musei Archivi e Biblioteche.

La campagna è realizzata e promossa da Mediateur – idee e servizi per i beni culturali.

 

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#achicompetelacultura: una campagna per la cultura

Una campagna e un appello in difesa della cultura: una mobilitazione è nata “dal basso”, da professionisti e operatori che lavorano quotidianamente, spesso in trincea, nel mondo dei beni culturali in Italia. La Riforma delle Province (L. 56/2014, cosiddetta “Legge Delrio”), infatti, mette in serio pericolo centinaia di strutture e servizi culturali su tutto il territorio. Di questi dovranno farsi carico altri enti, in primis Regioni e Comuni, chiamati a finanziarli, a occuparsi delle loro attività e a prendersi carico del loro personale.

Ma – avvertono i promotori – in tutta Italia si respira un clima di incertezza diffusa, senza occasioni di confronto, senza una visione unitaria e soprattutto con una preoccupante mancanza di chiarezza su chi e come riuscirà a trovare le risorse finanziarie necessarie alla sopravvivenza di tantissimi musei, biblioteche, archivi, reti e sistemi culturali.

Sono a rischio servizi ai cittadini e a turisti, tutela del patrimonio, offerta culturale, posti di lavoro, professionalità, con la concreta possibilità che la riforma si traduca in un fallimento e che centinaia di luoghi della cultura vadano incontro a una drammatica chiusura o, se va bene, a un drastico ridimensionamento di attività e servizi.

 

L’iniziativa è condivisa dalle più importanti associazioni del settore: ICOM Italia (International Council of Museum – UNESCO), AIB (Associazione Italiana Biblioteche), ANAI (Associazione Nazionale Archivistica Italiana), MAB – coordinamento permanente di Musei Archivi e Biblioteche.

La campagna è realizzata e promossa da Mediateur – idee e servizi per i beni culturali.

 

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https://www.change.org/p/a-chi-compete-la-cultura?utm_campaign=responsive_friend_inviter_chat&utm_medium=facebook&utm_source=share_petition&recruiter=47875544

Pino Daniele come Troisi e Amelio

Ugo Leone

 

Ero carico di dolore mentre giravo tra le sale della mostra che al Madre di Napoli ricorda Lucio Amelio.

Era il dolore per la morte di Pino Daniele. Un dolore pari a quello che mi aveva colpito per la morte di Massimo Troisi. D’Amelio, Troisi, Daniele, tre personaggi che significano l’arte figurativa contemporanea, il cinema, la musica. Tre personaggi che hanno portato Napoli in giro per il mondo e il mondo in giro per Napoli. Tre personaggi. Ma se vado indietro nel tempo, ne trovo molte altre decine che nelle arti di ogni tipo, nella politica, nell’economia, nello sport, nelle scienze, nella filosofia e nella storia hanno fatto di Napoli una permanente capitale della cultura. Sono stati “mille colori” di questa città grande serbatoio di contraddizioni, di dolori e piaceri, di speranze e delusioni.

Se vado indietro nel tempo, appunto. Ma se mi fermo al presente e mi proietto col pensiero nel futuro? Che dire? Mi viene ancora una volta in mente Leopardi e penso a questo “infinito silenzio” e alle “morte stagioni”.

Così “tra questa immensità s’annega il pensier mio”, ma il naufragar non m’è affatto dolce in questo mare.

Nuove minacce a Lirio Abbate: la solidarietà di Fima, contro criminalità organizzata e inquinamento

Lirio Abbate, l’inviato dell’Espresso sotto scorta dal 2007 per le minacce della criminalità organizzata, è stato oggetto di un grave, preoccupante e inaccettabile tentativo di intimidazione. L’auto scortata sulla quale viaggiava è stata prima pedinata e poi speronata in mezzo al traffico di Roma.
Fima (Federazione italiana media ambientali) esprime la propria solidarietà al giornalista, autore di numerose inchieste sugli intrecci tra politica, affari e criminalità organizzata in vari settori dell’economia di Roma. Tutti i componenti della Federazione si stringono attorno a Lirio.

“Chiunque, a qualsiasi livello, sia oggetto di intimidazioni mafiose deve essere difeso senza alcuna preclusione ed occorre mettere a punto strumenti efficaci affinché le intimidazioni ai giornalisti da parte della criminalità organizzata non raggiungano l’obiettivo di togliere voce all’informazione”, afferma Mario Salomone, presidente di Fima.

Il caso di Abbate è uno dei tanti che interessano i cronisti locali impegnati sul terreno della lotta alle illegalità ambientali, che devono affrontare difficoltà sempre più grandi. Non bisogna dimenticare, infatti, che il 52% dei giornalisti sono freelance indipendenti, meno tutelati rispetto ai colleghi che lavorano nelle redazioni.

Gli attacchi a un’informazione libera non vengono solo dalle minacce e dalle intimidazioni. Anche la politica ci mette il suo, con una legge sulla diffamazione che non prevede il carcere per i giornalisti, ma mantiene comunque il suo effetto intimidatorio con sanzioni fino a 10.000 euro. Chi tutela il diritto dei cittadini alla verità?

Nuove minacce a Lirio Abbate: la solidarietà di Fima, contro criminalità organizzata e inquinamento

Lirio Abbate, l’inviato dell’Espresso sotto scorta dal 2007 per le minacce della criminalità organizzata, è stato oggetto di un grave, preoccupante e inaccettabile tentativo di intimidazione. L’auto scortata sulla quale viaggiava è stata prima pedinata e poi speronata in mezzo al traffico di Roma.
Fima (Federazione italiana media ambientali) esprime la propria solidarietà al giornalista, autore di numerose inchieste sugli intrecci tra politica, affari e criminalità organizzata in vari settori dell’economia di Roma. Tutti i componenti della Federazione si stringono attorno a Lirio.

“Chiunque, a qualsiasi livello, sia oggetto di intimidazioni mafiose deve essere difeso senza alcuna preclusione ed occorre mettere a punto strumenti efficaci affinché le intimidazioni ai giornalisti da parte della criminalità organizzata non raggiungano l’obiettivo di togliere voce all’informazione”, afferma Mario Salomone, presidente di Fima.

Il caso di Abbate è uno dei tanti che interessano i cronisti locali impegnati sul terreno della lotta alle illegalità ambientali, che devono affrontare difficoltà sempre più grandi. Non bisogna dimenticare, infatti, che il 52% dei giornalisti sono freelance indipendenti, meno tutelati rispetto ai colleghi che lavorano nelle redazioni.

Gli attacchi a un’informazione libera non vengono solo dalle minacce e dalle intimidazioni. Anche la politica ci mette il suo, con una legge sulla diffamazione che non prevede il carcere per i giornalisti, ma mantiene comunque il suo effetto intimidatorio con sanzioni fino a 10.000 euro. Chi tutela il diritto dei cittadini alla verità?

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Fima (Federazione italiana media ambientali) esprime la propria solidarietà al giornalista, autore di numerose inchieste sugli intrecci tra politica, affari e criminalità organizzata in vari settori dell’economia di Roma. Tutti i componenti della Federazione si stringono attorno a Lirio.

“Chiunque, a qualsiasi livello, sia oggetto di intimidazioni mafiose deve essere difeso senza alcuna preclusione ed occorre mettere a punto strumenti efficaci affinché le intimidazioni ai giornalisti da parte della criminalità organizzata non raggiungano l’obiettivo di togliere voce all’informazione”, afferma Mario Salomone, presidente di Fima.

Il caso di Abbate è uno dei tanti che interessano i cronisti locali impegnati sul terreno della lotta alle illegalità ambientali, che devono affrontare difficoltà sempre più grandi. Non bisogna dimenticare, infatti, che il 52% dei giornalisti sono freelance indipendenti, meno tutelati rispetto ai colleghi che lavorano nelle redazioni.

Gli attacchi a un’informazione libera non vengono solo dalle minacce e dalle intimidazioni. Anche la politica ci mette il suo, con una legge sulla diffamazione che non prevede il carcere per i giornalisti, ma mantiene comunque il suo effetto intimidatorio con sanzioni fino a 10.000 euro. Chi tutela il diritto dei cittadini alla verità?