Congresso mondiale 2017: proposte entro il 30 aprile

Prorogata al 30 aprile la scadenza per presentare proposte al Nono Congresso mondiale dell’educazione ambientale (Vancouver, 9-15 settembre 2017).
Facilitazioni per la delegazione italiana
 
La scadenza per presentare proposte in forma sintetica (abstract) al 9th World Environmental Education Congress (WEEC 2017) è stata prorogata alla mezzanotte del 30 aprile prossimo.
Tutte le informazioni sul congresso, il nono organizzato a partire dal primo tenutosi in Portogallo nel 2003, possono essere trovare sul nuovo sito della rete internazionale (www.weecnetwork.org) e sul sito del congresso (www.weec2017.org), dove è anche possibile caricare gli abstract delle proposte e effettuare le procedure di registrazione.
Gli italiani interessati a partecipare possono appprofittare del supporto assicurato dal Segretariato Permanente della rete mondiale di educazione ambientale, che ha sede proprio nel nostro paese e beneficiare di uno sconto sullle tariffe.
 
Contattare per questo (con urgenza) il segretariato scrivendo a media@weecnetwork.org o telefonando allo 011 4366522 dalle 9 alle 13 e dalle 14 alle 16.
 
I congressi mondiali, che dopo il Portogallo hanno toccato il Brasile, l’Italia, il Canada, l’Australia, il Sud Africa, il Marocco e la Svezia, rappresentano la più importante e continuativa occasione di incontro tra tutti gli attori (accademici e non) dell’educazione ambientale dei cinque continenti e la più rappresentativa rete internazionale del settore che assicura informazione, dibattito, documentazione e collegamento tra un congresso e l’altro.
Il congresso di Vancouver si presenta di particolare interesse per via dei numerosi anniversari celebrati nel 2017, come i 40 anni dalla Conferenza intergovernativa di Tblisi sulll’educazione ambientale o i 30 annni dal celebre Rappporto Brundtland.
Vancouver (la città dove nel 1970 nacque Greenpeace con la sua prima spedizione contro le navi baleniere e dove nel 1983 i cristiani di tutto il mondo approvarono la prima dichiarazione sull’ambiente) è una città-simbolo e caso di studio per le politiche di sostenibilità ambientale: è la più verde del Canada, ambisce a diventare la più ecologica del mondo entro il 2020 e figura regolarmente ai primissimi posti nella classifica mondiale della qualità della vita e delle città più vivibili.

Coke Country. Tempi difficili, come ai tempi di Dickens?

“…alte ciminiere dalle quali uscivano, snodandosi ininterrottamente, senza mai svoltolarsi del tutto, interminabili serpenti di fumo”, è la Coketown descritta in Hard times. “Ritorno al Carbone”: Trump ci prova, ma non è così semplice. A rischio il pianeta, ma anche migliaia di miliardi di dollari di investimenti
 
Pier Luigi Cavalchini
                                                              
Il climatologo Michael Mann (1) ha portato in una recente comunicazione al Congresso degli Stati Uniti una nuova testimonianza di quanto siano forti e chiari i segnali del cambiamento climatico. Ma di questo il Presidente Trump proprio non vuol sentire parlare.
Si tratta sostanzialmente della constatazione che si verrebbero a formare delle “slowing down waves”, praticamente delle gigantesche ondate di alterazione climatica (in media di una decina di gradi superiori alla media) che si arriverebbero fino a terra, provocando incendi immani e alluvioni catastrofiche. Cita al proposito l’ondata di caldo che ha coinvolto l’Europa nel 2003, i ripetuti danni al permafrost canadese e siberiano e le drammatiche alluvioni in Pakistan del 2010.
Presso la Pennsylvania State University sono arrivati anche ad identificare un particolare tipo di “corrente a getto” collegabile agli eventi presi in considerazione. Aggiungendo che “c’è solo da aspettarsi una recrudescenza dei fenomeni estremi, sempre più circoscritti e imprevedibili”. Ma il Congresso si è limitato a registrare, trascrivere, trasmettere negli uffici di competenza e poco più.
 

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Etica civile: il convegno in diretta web

Continuano le dirette in streaming sul sito del network WEEC
Ritrovare ragioni per vivere bene assieme. Nelle nostre città, nello spazio nazionale, nella società globale. A Milano l’1 e 2 aprile il secondo forum “Etica civile: cittadinanza… ed oltre?”
 
“Etica civile: cittadinanza… e oltre?”, è il titolo del secondo Forum nazionale di Etica civile che si svolge l’1-2 aprile 2017 al Centro San Fedele di Milano, promosso da un network di associazioni attive in tutto il territorio italiano e che si può seguire anche in diretta web sul sito http://italia.weecnetwork.org/
Il Secondo Forum nazionale di Etica Civile è promosso da Aggiornamenti Sociali (Milano), Associazione Cercasi un fine (Bari), Associazione Incontri (Firenze), Centro Studi Bruno Longo (Torino), FOCSIV, Fondazione Lanza (Padova), Il Regno (Bologna), Istituto Pedro Arrupe (Palermo).
Si tratta, spiegano gli organizzatori, di un convegno “per ritrovare le ragioni per vivere bene assieme, nelle nostre città, nello spazio nazionale, nella società globale.”
Il Forum nasce da un percorso di partecipazione, per condividere pratiche civili già attive, in un dialogo a molte voci, per cercare prospettive di bene comune.

Attenzione, rivoluzione in corso: 30 milioni in Italia vogliono il cambiamento

Stili di vita sempre più sostenibili praticati da un grande esercito di “militanti” della sostenibilità. E la comunicazione del futuro è ambientale. Arianna (17 anni): sostenibilità è lavorare su se stessi

 

Mario Salomone

 

(Milano, 30 marzo 2017) Siamo nel bel mezzo di una rivoluzione e forse non ce ne accorgiamo: è quanto emerge dal Terzo Osservatorio sugli stili di vita sostenibili promosso da Lifegate e curato da Mannheimer, che nel corso della presentazione avvenuta a MiIano la parola “rivoluzione” l’ha ripetuta (e motivata sulla base di datti scientifici) decine di volte.
Papa Francesco molto citato, Trump evocato come suo contrario, la battaglia dell’olio di palma tra i colossi Ferrero e Barilla denunciata come esempio di disastro comunicativo. Tutte virtuose, comunque, le aziende e le persone presenti sul palco, dal vicedirettore del Corriere della sera e moderatore del dibattito Daniele Manca (che in redazione ci va in bicicletta, con qualsiasi tempo) allo stesso Renato Mannheimer, che ha fatto l’abbonamento al car sharing elettrico.
La Vaillant educa i propri dipendenti e propone soluzioni ecologiche ai propri clienti, Ricola ha tolto per prima l’incarto alle caramelle e dà lavoro a centinaia di montanari che coltivano le erbe svizzere, le antenne di Unipol (che sta “decarbonizzando” il portafoglio titoli) dicono che anche gli investitori cominciano a preferire fondi “green”, non solo più etici ma anche più sicuri, la Best Western ha ridotto nei suoi alberghi l’impronta carbonio del 27%, il consumo energetico del 17 e quello di acqua del 19%.
 
Un esercito di rivoluzionari ambientali
 
Ma veniamo ai dati: secondo l’indagine di Mannheimer, tra gli italiani “over 18” c’è un 29% di appassionati della sostenibilità (soprattutto donne, giovani, colti, abitanti dei grandi centri, impiegati, docenti, studenti) e un 30% di interessati (in genere uomini, adulti tra i 35 e i 54 anni, abitanti dei centri di media dimensione). La forchetta è quella classica dei sondaggi (il dato può variare in meno o in più di un 3 per cento), ma siamo lì.
In tutto, appunto, una massa di quasi 30 milioni di persone.

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Dal Vesuvio all’Etna contro i rifiuti

Dal 1 al 7 aprile, 300 chilometri a piedi, raccogliendo rifiuti, per Keep Clean and Run”. Mimmo Calopresti ne farà un documentario, sostenuto da un “crowdfunding”
 
Anche quest’anno Roberto Cavallo – accompagnato da numerosi altri testimonial sportivi di fama nazionale – percorrerà a piedi strade e sentieri, compiendo azioni di pulizia dai rifiuti abbandonati lungo il percorso. Ogni giorno sono previsti 40-50 km di corsa, per un totale di circa 300 chilometri.
È l’evento centrale dell’European Clean Up Day 2017 in Italia, terza edizione dell’eco-trail “Keep Clean and Run #pulisciecorri”, volto a sensibilizzare sulla tematica del littering tramite un evento sportivo.
Dopo le due esperienze nel nord Italia nel 2015 e nel centro Italia nel 2016, quest’anno è stato disegnato un percorso che tocca quattro Regioni dell’Italia meridionale: Campania, Basilicata, Calabria e Sicilia.
 
Date e tappe
Sabato 1 aprile 2017: Vesuvio (NA) – Amalfi (SA)
Domenica 2 aprile 2017: Paestum (SA)- Pollica/Acciaroli (SA)
Lunedì 3 aprile 2017: Maratea (PZ) – Parco del Pollino (PZ)
Martedì 4 aprile 2017: Parco della Sila (CS) – Catanzaro
Mercoledì 5 aprile 2017: Taurianova (RC) – Riace (RC)
Giovedì 6 aprile 2017: Reggio Calabria – Messina
Venerdì 7 aprile 2017: Etna (CT) – Parco dell’Etna (CT)
 
Un “crowdfunding” per il documentario
Mimmo Calopresti, già regista di film e documentari quali “Preferisco il rumore del mare” e “La fabbrica dei tedeschi”, realizzerà il racconto della corsa in un documentario.
A sostegno della produzione è possibile donare CLICCANDO QUI

TESSERE NUOVE CONNESSIONI: il 10 aprile al Parco Nord Milano il nuovo incontro per “fare rete”

La crescita delle competenze di chi opera ed educa, singolarmente o in una organizzazione, in campo ambientale è al centro degli incontri che si tengono presso Oxygen (Parco Nord Milano)

“Fare rete” è il nostro motto da sempre e la ragion d’essere di una serie di strumenti, a stampa e online, che la rete WEEC mette a disposizione di tutto il “sistema” nazionale. Di questi strumenti, per progettarli o riprogettarli insieme, si parlerà nel prossimo incontro, dalle 14 alle 18 del 10 aprile a OxyGen, dal titolo “Le keyword dell’educazione ambientale. La nuova serie di “.Eco””.

È possibile però arrivare alle 13 e mangiare in compagnia (per soli 7 euro) al ristorante di OxyGen: anche i momenti conviviali aiutano la conoscenza reciproca e il fare rete. Però, in questo caso, occorre obbligatoriamente comunicarlo prima.

La partecipazione è gratuita.

Viene rilasciato un attestato di partecipazione.

Per informazioni: segreteria@italia.weecnetwork.org  |  +39 3926143113

Tutti gli incontri sono trasmessi in diretta video:
è il nuovo servizio di documentazione di eventi culturali su

Quale futuro per le aree protette italiane?

Alla Camera la legge sui Parchi che non piace ad ambientalisti ed esperti. Baluardo dei beni comuni, ora le aree protette sono a rischio
 
Piero Mandarino
Consigliere Ente di gestione delle aree protette del Po vercellese-alessandrino
 
 
I nostri padri costituenti hanno posto la tutela del paesaggio e del patrimonio storico e artistico tra i principi fondamentali della Costituzione (art.9) ma da qualche anno assistiamo all’indebolimento delle istituzioni di tutela, al venir meno della coscienza del bene comune che dovrebbe ispirarle, al generale peggioramento del nostro paesaggio.
Nella Costituzione, scrive Salvatore Settis, “non si parlava di ambiente ma la Corte costituzionale ha riconosciuto che la tutela dell’ambiente è valore costituzionale primario e assoluto, in quanto espressione dell’interesse diffuso dei cittadini, determinato dalla confluenza dell’articolo 9 con l’articolo 32, secondo cui < < la Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività>>.
Concezione avanzatissima di ambiente, secondo cui il danno ambientale danneggia la salute del corpo quanto il danno paesaggistico può danneggiare l’equilibrio della nostra mente”.(1) Gli articoli 9 e 32 della Costituzione sono le vere basi su cui si fonda l’attuale legge quadro sui parchi, oggi sotto attacco.
 
Storia dei parchi italiani
 
Le prime proposte di legge in materia di Parchi risalgono agli anni sessanta, anche su iniziativa del CNR, e un altro disegno di legge prese corpo nel 1980 grazie alla collaborazione tra Italia Nostra, WWF, CAI e l’allora Ministro dell’Agricoltura Giovanni Marcora.
Nel corso di uno storico convegno presso l’Università di Camerino nell’ottobre dello stesso anno si parlò della necessità di tutelare entro la fine del secolo almeno il 10% del territorio italiano ma il cammino della legge si presentò da subito accidentato e il dibattito rimase confinato in ambienti ristretti. In mancanza di una legge quadro nazionale alcune regioni (da poco istituite) ritennero doveroso superare le inadempienze dello Stato istituendo proprie aree protette per bloccare le speculazioni che minacciavano ambienti di grande pregio.

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Giornata mondiale dell’Acqua 2017

La Giornata Mondiale dell’Acqua (World Water Day) è una ricorrenza istituita dalle Nazioni Unite nel 1992, prevista all’interno delle direttive dell’agenda 21, risultato della conferenza di Rio.

Il 22 marzo di ogni anno gli Stati che siedono all’interno dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite sono invitati alla promozione dell’acqua promuovendo attività concrete nei loro rispettivi Paesi. Con la coordinazione del dipartimento degli affari sociali e economici dell’ONU, la giornata internazionale dell’acqua 2005 determinò l’inizio di una seconda decade internazionale delle Nazioni Unite dedicata alle azioni per l’acqua.
Anche quest anno la giornata sarà ricca in tutto il mondo di inizaitive volte alla sensibilizzazione e alla salvaguardia di questo bene comune. 
Consultate gli eventi 2017 su http://www.worldwaterday.org/events-map/

Incredibile: oggi è la Giornata mondiale della felicità

Ma l’Italia è al 48° posto, dopo l’Uzbekistan ed è tra i paesi che arretrano di più, declina la felicità negli USA, in Cina è uguale a 25 anni fa, l’Africa sta ancora aspettando che arrivi
Mario Salomone
 
(New York, 20 marzo) Nella giornata che celebra a livello mondiale la felicità (World Happiness Day) è stato pubblicato oggi alle Nazioni Unite il quinto Rapporto mondiale sulla felicità. Il World Happiness Report 2017 classifica 155 Paesi del mondo in base al loro livello di felicità e rientra nei tentativi di elaborare indici più complessi del solo PIL.
“Come dimostrato da molti paesi”, ha detto Jeffrey Sachs, direttore del Sustainable Development Solutions Network, – “questo rapporto prova che la felicità è il risultato della creazione di solide fondamenta sociali. È il momento di costruire fiducia sociale e una vita sana, non pistole o muri. Responsabilizziamo i nostri leader verso questo fatto.”
Come nei rapporti precedenti, il Rapporto mondiale sulla felicità 2017 esamina le tendenze nei dati che registrano come le persone valutano la loro vita su una scala che va da 0 a 10. La classifica, che si basa su indagini in 155 paesi nel triennio 2013-2015, fornisce un punteggio medio di 5.1. Le sei variabili chiave che concorrono a spiegare a variazione annuale nei punteggi nazionali medi nel tempo e tra paesi sono: 1) PIL reale pro capite, 2) aspettativa di vita, 3) avere qualcuno su cui contare (il “capitale sociale”), 4) libertà percepita nelle scelte di vita, 5) assenza di corruzione, 6) generosità.
 
L’importanza del lavoro e dei diritti
 
In base a questi criteri l’Italia risulta solo al 48° posto, dopo l’Uzbekistan e tra quelle che hanno perso più posizioni (a causa delle crisi economica, politica e sociale), in compagnia dello Yemen bombardato dai Sauditi e più dell’Egitto nonostante Al Sisi.
La Cina nonostante la travolgente crescita economica sta come 25 anni fa. Sempre più infelici gli Stati Uniti, che da terzi tra i paesi OCSE nel 2016 erano scesi al 19° posto (e ci dice molto sulla vittoria di Trump) e l’Africa è sempre in attesa di capire cosa sia la felicità: solo pochi paesi africani fanno passi avanti, magari grazie alla fine di una guerra civile o alla caduta di una sanguinaria e corrotta dittatura.
Non stupisce trovare invece ai primi posti paesi come la Norvegia, la Danimarca, l’Olanda, il Canada, la Nuova Zelanda, l’Australia o la Svezia, paesi in cui al benessere si coniugano senso di libertà e poca corruzione.
Oltre allee differenze tra stati, osservano però gli autori del rapporto, bisogna guardare anche alle differenze interne agli stati: la disoccupazione e la cattiva qualità del lavoro sono uno dei fattori che incidono maggiormente sul livello di felicità e le disuguaglianze sono maggiori nei paesi più poveri. L’80 per cento delle differenze nel grado di percezione della propria felicità o infelicità non è tra paesi, ma al loro interno.
Il rapporto è elaborato da Sustainable Development Solutions Network (SDSN) e sostenuto da una donazione triennale della Fondazione Ernesto Illy. Viene curato dal professor John F. Helliwell dell’Università della British Columbia e il Canadian Institute for Advanced Research; dal professor Richard Layard, direttore del Well-Being Programme al Centre for Economic
Performance della LSE; e dal Professor Sachs, direttore del SDSN.

EDUCAZIONE AMBIENTALE: FARE RETE PER SVILUPPARE COMPETENZE COLLETTIVE

Una rete e i suoi strumenti come spazio di “conversazione” per sviluppare competenze collettive. I risultati del primo degli incontri volti a rafforzare la capacità di fare rete e l’efficacia delle attività di educazione ambientale
 
(Milano, 17 marzo) Folto pubblico e ancor più numerosi partecipanti collegati on line grazie alla diretta video per “Tessere nuove connessioni” nellla struttura di Oxy Gen (Parco Nord Milano), la prima delle giornate dedicate ad educatori e operatori dell’educazione ambientale, grazie anche al contributo di Fondazione Cariplo sul programma di “Capacity building” per le organizzazioni ambientaliste.
Obiettivo degli incontri, che continuano a aprile, maggio e giugno, è di (ri)progettare insieme strumenti di formazione e aggiornamento e di migliorare le competenze comunicative e di “fund raising” di enti pubblici e privati attivi nell’educazione ambientale, ma anche di avvicinare a questo mondo i molti giovani che vedono nelll’educazione ambientale una occasione di lavoro.
Tessere connessioni vuol dire tessere reti e la parola “connessione” ha fatto un po’ da filo conduttore: tra pubblico e privato (OxyGen, sostenuto dalla Zambon ne è un esempio), tra discipline e oltre le discipline, tra scuola e extrascuola, tra temi da affrontare in modo olistico, tra Italia e resto del mondo, insomma e soprattutto tra “cultura e ambiente” (che è il titolo del prossimo congresso mondiale a Vancouver e di cui si è parlato molto a OxyGen).
“Conversazione e competenze collettive sono i due concetti chiave emersi dalla giornata e su cui la rete WEEC si impegna a lavorare”, ha commentato Mario Salomone, segretario generale WEEC, chiudendo i lavori. Nessuno, infatti, può fare tutto da solo: le risposte si cercano insieme e le competenze devono essere possedute complessivamente da una organizzazione, grande o piccola che sia.
 
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i prossimi incontri aa OxyGen 2