Prevenzione del rischio, perché è importante per l’educazione ambientale

Ci sono rischi naturali e rischi tecnologici. Secondo una nota definizione del sociologo Ulrik Beck sono i secondi ad avere fatto della nostra società una “società del rischio”.

Nel caso di quelli naturali, si può evitare che si trasformino in catastrofi: a renderli pericolosi non è la natura “matrigna”, ma l’espansione della presenza umana. Quelli tecnologici non devono essere accettati: prevenirli, ridurli, affrontarli è una sfida culturale di cui l’educazione ambientale deve diventare leader.

Resilienza, rapporto tra rischio e cambiamento sociale, ruoli di scienziati, operatori umanitari, legislatori e popolazione, condizioni di accettazione del rischio (da “sindrome Nimby” a sindrome “Amby”), educazione al rischio a scuola sono alcuni dei temi trattati nel numero monografico che .eco ha dedicato all’argomento.

Su .eco la città (sostenibile) futura

E’ possibile scaricare il  numero 196 di .eco, l’educazione sostenibile dedicato alla città (sostenibile) futura.
Dove vivranno i nostri figli in fantacittà hi-tech oppure in città eque, partecipative e inclusive?
Potremmmo trovare la risposta nel dossier curato da Ugo Leone, che ci conduce ad attente riflessioni su tematiche come la ri-progettazione sostenibilie delle aree urbane, le nuove forme di agricoltura urbana, la necessità di tutelare la biodiversità attraverso reti ecologiche che comprendono anche la città. 


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