Che spettacolo di cibo! Molto meglio di un panino…

Esplorare il tema del mangiare a scuola:
anteprima dello spettacolo teatrale A TAVOLA! Relazioni Biologiche
il 3 novembre 2016 alle 10.30 alla Casa del Teatro Ragazzi e Giovani di Torino
 

Lo spettacolo A TAVOLA! Relazioni Biologiche è frutto di un lungo lavoro di ricerca e sperimentazione fatto dalla compagnia torinese Onda Teatro insieme all’IRCRES CNR e grazie alla collaborazione di bambini, insegnanti, funzionari comunali e imprese di catering, nell’ambito del progetto di ricerca Sanpei 2
finanziato dal Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, per esplorare il tema del mangiare a scuola.
Il pasto scolastico ha un significato che va ben aldilà del nutrirsi: è occasione per sperimentare i bisogni che ci accomunano con gli altri e le differenze che da loro ci distinguono. È sintesi di pratiche, regole, relazioni, “buone maniere”. È spazio educativo dove imparare a prendersi cura di sé, degli altri e del pianeta. È un’opportunità per rendere “biologico” non solo il cibo, ma anche l’atto del mangiare.
Nel momento attuale in cui la mensa scolastica è al centro di una profonda riflessione sul significato del pasto a scuola, sul ruolo pubblico e sulle relazioni con le famiglie, questo spettacolo affronta con profondità e leggerezza i tanti aspetti legati al mangiare a scuola, ribadendo il suo valore politico orientato a sostenere le scelte etiche e sostenibili dell’amministrazione e dei cittadini, di oggi e di domani.
Al termine dello spettacolo ci sarà un momento di confronto sullo spettacolo e sul progetto di ricerca Sanpei 2.
Dopo l’anteprima di Torino lo spettacolo potrà essere replicato sul territorio e nelle scuole, così da permettere una diffusione capillare del progetto e sensibilizzare bambini e adulti su questo tema.
A tal fine chiedo la vostra collaborazione per valorizzare questa iniziativa il più possibile.
 

Viandanti, mercanti e pellegrini. A passo d’uomo nell’Alto Novarese

Una porta per l’Europa. Il 5 novembre a Briga Novarese convegno sulla via Francigena e le altre vie storiche del Cusio.
Ai partecipanti sarà offerta la mappa delle “Vie di pellegrinaggio del Novarese”
 
Si svolge il 5 novembre presso la Biblioteca di Briga Novarese, Regione Prato delle Gere (Centro Polifunzionale) il convegno del progetto Sulle vie della Storia dedicato ai percorsi storici dell’Alto Novarese.
Il progetto, che vede la partecipazione dei Comuni di Gozzano, Briga Novarese e Soriso, dell’Istituto per l’ambiente e l’educazione Scholé Futuro Onlus e della Cooperativa Vedogiovane, è cofinanziato dalla Fondazione Cariplo.
Apertura della registrazione dei partecipanti alle 9. Alle 9,30 interventi introduttivi di Chiara Barbieri, Sindaco di Briga Novarese, Maria Luisa Gregori, Assessore alla Cultura del Comune di Gozzano, Mario Salomone, Istituto per l’Ambiente e l’Educazione Scholé Futuro Onlus e docente di Turismo e sviluppo locale all’Università di Bergamo, e Maria Teresa Rossi Ferraris e Matteo Miglio, progetto Sulle Vie della Storia.
A seguire la presentazione della fitta trama di itinerari in cui si incontravano in passato nobili e pastori, monaci e viandanti, mercanti e pellegrini, con contributi di Dorino Tuniz (La via Francigena novarese, una strada per l’Europa), Franco Dessilani (La via Biandrina: Una strada per conti, monaci, mercanti e pastori), Elena Poletti (Le vie del Cusio), Daniela Mignani (Il pellegrinaggio a Repit: la Madonna della Gelata), Stefania Cerutti (Il turismo religioso), Paolo Colombo (La cartografia come strumento per ricostruire i tracciati antichi) e Manuela Bertoncini (Il respiro europeo lungo il cammino di San Colombano).
Conclusioni a cura di Marcello Giordani.
 

La fatica di diventare adulti

Fare pace con il proprio passato per aiutare gli adolescenti a vivere al meglio il presente. Pensieri sul ruolo degli adulti nello sviluppo del fanciullo.
 
Serena Muda
 
L’adolescenza è quella fase in cui si ha fretta di salutare l’infanzia sentendosi grandi prima del tempo, è un periodo confuso in cui si immagina il futuro come pieno di soddisfazioni certe anche se al momento non si hanno in programma azioni concrete per renderle tangibili.
In fondo, cosa significa essere giovani, se non fantasticare a occhi aperti credendo di poter avere ciò che si vuole solo perché lo si desidera? Gli adulti di ogni epoca dipingono i teenager come più svegli delle generazioni precedenti, il che, nel periodo attuale, da alcuni punti di vista può essere anche vero, tenendo conto della mole di informazioni che ai nostri tempi si ha a disposizione, peraltro senza fare troppi sforzi. Nonostante questo, affermare che i giovani siano maturi e consci di ciò che li circonda tanto quanto un individuo adulto, appare come poco realistico, in quanto niente è pari alla consapevolezza che solo l’età adulta dona, peraltro ad un prezzo altissimo.
Oggetto di stereotipi che li dipingono come svogliati e irrispettosi, spesso ribelli e desiderosi di gestire in modo autonomo la propria esistenza, gli adolescenti difficilmente possono contare su di una figura amica che li accompagni in maniera equilibrata nel periodo più bello e significativo della loro vita.
 

 

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Homo (e donna) faber. Manualità cresce

Il fai da te e il riuso creativo sono una realtà sempre più diffusa.
A Torino un “Tavolo” apposito e un salone dedicato agli hobby sostenibili (Manualmente)
 
Tiziana C. Carena
 
Il riuso e il recupero si diffondono un po’ dappertutto, come testimoniano iniziative come il Tavolo del riuso che si è già riunito alcune volte alla Casa dell’ambiente, ma anche iniziative di taglio più commerciale.
La settimana torinese di Manualmente – Salone della creatività, quattordicesima edizione (con il patrocinio di Regione Piemonte, Città di Torino, Torino città metropolitana, media partner Quotidiano Piemontese), con sede espositiva al Lingotto Fiere di Torino (22-25 settembre scorso), ad esempio ha esplorato varie dimensioni di valore della manualità, in linea diretta con la rivalutazione delle arti manuali (o “meccaniche” come si diceva nel Rinascimento). Dalla convinzione che la sola vita teoretica o contemplativa fosse l’eccellenza per la specie umana, si è giunti, all’alba dell’età moderna, alla considerazione dell’essere umano come soggetto teorico e pratico, teoretico e faber…. come Leonardo da Vinci.
L’ideazione è teoretica, ma, dato che è ideazione di immagini, la sua dimensione pratica e costruttiva è basilare per dare luogo alla composizione di oggetti.
 

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USA: gli elettori americani e il cambiamento climatico

Un sondaggio di Pew Research sulle posizioni degli elettori repubblicani e democratici
 
Micron, la rivista dell’ARPA Umbria, riporta un sondaggio dei mesi scorsi sulle opinioni degli elettori americani in vista della scelta tra Clinton e Trump.
Prevedibilmente, “solo il 15% dei repubblicani conservatori – scrive Cristina Da Rold su Micron – ritiene che il riscaldamento globale sia dovuto essenzialmente all’attività umana, contro il 30% dei repubblicani moderati, il 63% dei democratici più conservatori, mentre fra i liberal democratici, 8 su 10 concorda sulla responsabilità umana di questo fenomeno.”
In generale fra gli elettori statunitensi, anche i più democratici, non vi è una consapevolezza unanime sulla gravità delle possibili conseguenze del cambiamento climatico e nel complesso solo un elettore statunitense su due ritiene che ridurre le emissioni fossili farà davvero la differenza. Insomma, rimozione e negazionismo conitnuano a pesare.
“Da questo sondaggio – conclude però l’articolo di Micron – emergono comunque due note positive. La prima è che nonostante un certo scetticismo sulla buona fede di scienza e scienziati, la maggioranza degli statunitensi, indipendentemente dallo schieramento politico concorda sul fatto che gli scienziati  dovrebbero avere un ruolo più determinante nelle decisioni politiche circa le questioni climatiche. Inoltre, sembra vi sia un’attenzione bipartisan verso il potenziamento delle fonti di energia rinnovabili come eolico e solare.”
 

Politiche della libertà finita

Antropocene, crescono attenzione e dibattito. Un numero speciale di Culture della sostenibilità, un convegno a Ecomondo.
Intervista a Mariaenrica Giannuzzi sul tema dell’Antropocene.
 
Tiziana Carena
 
È dedicato al dibattito sull’Antropocene il numero del secondo semestre 2016 di Culture della sostenibilità, che sarà presentato a Rimini in occasione dell’appuntamento internazionale di Ecomondo sulla green economy e l’innovazione il prossimo 8 novembre. Anticipiamo qui alcuni temi del dibattito con una intervista di Tiziana Carena a Mariaenrica Giannuzzi.
 
Sulla rivista effimera.org hai descritto un dibattito sulle filosofie che tentano di descrivere la crisi ambientale che da poco è stata ribattezzata con il nome di Antropocene, segnando un passaggio di era geologica. L’invenzione di una nuova era ha attratto molti curiosi e il dibattito dai geologi si è esteso alla filosofia e alle scienze sociali. Da dove viene il termine Antropocene e cosa significa?
 
Questo termine viene da un tentativo di riscrivere la storia della Terra aggiungendo un’ultima era geologica, l’era della specie umana, per dare conto delle discontinuità che si osservano nei parametri ecologici da vent’anni a questa parte. L’umano sarebbe così una specie che, a causa del riscaldamento globale, diventa un fattore di estinzione paragonabile ai fattori “naturali” che hanno causato le cinque grandi estinzioni precedenti. Questa revisione della International Geologic Time Scale è una proposta che viene dalla geologia anglo-sassone quando si è costituito un gruppo di studio detto AWG, un gruppo di circa quaranta persone tra oceanografi, geologi, stratigrafisti, paleontologi, meteorologi, che, a partire dal 2009 sono stati incaricati dall’International Commission of Stratigraphy (ramo della Geological Society of London), di dare seguito al progetto di ricerca del geologo Jan Zalasiewicz cercando prove stratigrafiche per la causa antropica del cambiamento climatico. Zalasiewicz, infatti, proponeva di verificare l’effettiva esistenza di tracce nella documentazione rocciosa che giustificassero l’uso crescente del termine Antropocene, coniato fin dagli anni ’90 dal Nobel per la chimica Paul Crutzen, e che, a seguito delle crescenti pubblicazioni e conferenze dello stesso AWG, continua a trovare riscontro anche in un pubblico di non specialisti (come dimostrano le traduzioni sui più grandi quotidiani europei dell’articolo di Maslin&Lewis, inizialmente apparso su Nature il 12 marzo 2015, che aggiornava sullo stato dei lavori dell’AWG) ponendo un problema politico di datazione.
Le ragioni della diffusione di un dibattito che sembra tutto interno a una disciplina accademica stanno proprio nel carattere politico di questa datazione: l’antropocentrismo che può venirne rafforzato, l’individuazione delle priorità di una politica ambientale, la definizione della specie umana in base a una certa visione di parte dell’economia.. sono questi i problemi aperti da una revisione della cronografia terrestre.
 
Grande risonanza anche nelle scienze umane sociali
 
Ma perché questo nuovo termine, che in fondo non indica altro che l’ipotesi già nota di cause antropiche al cambiamento climatico, ha tanta risonanza nelle scienze umane e sociali sia nel mondo anglo-sassone che nel “continente” come in Francia e in Germania e ultimamente anche in Italia?
 
Come dicevo, le ragioni per cui le scienze umane assumono questo dibattito sulla cronografia terrestre sono ragioni politiche.

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Il cibo prendilo… così

Tiziana Carena
 
(Torino) Nella città del Salone del gusto e di Terra madre, fioriscono le iniziative in campo enograstronomico. “Prendila così” (in via Montebello, ai piedi della Mole Antonelliana, simbolo del capoluogo sabaudo) è una di queste, è un po’ come suggerire “prendila con filosofia”: la filosofia del gusto. Una cucina del gusto, creativa, e del benessere per uno stile di vita e un’educazione alimentare che diventa una vera e propria filosofia del gusto.
Un cibo con ingredienti di alta cucina, per un’utenza eterogenea . Ci possiamo trovare pasticceria con antiche farine, caffè biologico, tostato artigianalmente e molto altro ancora, esempio del crescente pasteggiare fuori casa, all’insegna del benessere e del cibo genuino e delicato. Vivere il cibo italiano come foste a casa vostra, ormai l’Europa è casa vostra… e il brand “Prendila così è naturalmente un marchio europeo.
Un esempio di menù? Una “Prendila Così arrotolata” a scelta tra quelle disponibili sul menù, bevanda a scelta tra succhi di frutta naturali, succhi vegetali naturali, birra LungoSorso, tortino al cioccolato fondente, con fiocchi di ceci (senza farina), caffè a scelta tra biologico e monorigine etiopia, tutto a 15,00 euro (vino a parte).

Reti agroalimentari: dieci borse di studio

Copertura totale per partecipare al master dell’Università di Torino in Sostenibilità socio ambientale delle reti agroalimentari
 
 
Il Master in Sostenibilità socio ambientale delle reti agroalimentari, ha ottenuto dall’INPS Direzione Regionale del Piemonte n. 10 borse di studio a totale copertura dei costi di iscrizione (si veda sotto per i dettagli).
Il master, di I livello, è istituito dal Dipartimento di Culture, Politiche e Società e dal Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari nell’ambito delle attività della Cattedra Unesco in Sviluppo Sostenibile e la Gestione del Territorio dell’Università degli Studi di Torino ed è rivolto a neolaureati o occupati in possesso di qualsiasi Laurea del Vecchio e del Nuovo Ordinamento (I e II livello).
Il master risponde alle esigenze di coloro che vogliono completare la propria formazione universitaria attraverso l’acquisizione di conoscenze per la realizzazione di nuovi percorsi dell’agroalimentare attraverso un approccio integrato alla progettazione partecipata, al monitoraggio, alla valutazione e alla gestione strategica dei principali impatti ambientali, sociali ed economici delle filiere agroalimentari. L’acquisizione di queste competenze sarà di fondamentale importanza per gli operatori pubblici e privati e di tutti coloro che vogliono operare nel settore della piccola e media impresa, nelle associazioni di produttori, nei consorzi e, grazie allo sviluppo di capacità auto–imprenditoriali, nella creazione di microimprese finalizzate alla progettazione e gestione di filiere agroalimentari sostenibili e per interventi di sviluppo rurale anche in un prospettiva paesaggistica.

 

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Da Perugia ad Assisi, contro l’indifferenza

 
 
Per 24 chilometri lungo la via della non violenza tracciata nel 1961 da Aldo Capitini
Conflitti, femminicidi, mafie, economia “sporca” al centro della marcia annuale per la pace domenica 9 ottobre
 
Pierluigi Cavalchini
 
È stato molto netto Flavio Lotti, coordinatore della marcia Perugia-Assisi, nel ribadire il concetto dell’impegno personale – dimostrato con un’attività fisica importante – collegato con l’interesse generale. Attenzione ai problemi e alle dinamiche internazionali, d’ altronde ben sintetizzate in un passaggio della lettera del Sommo Pontefice “siate attenti e reattivi, soprattutto combattete l’indifferenza”, sensibilità per tutto quello che ci sta intorno in una società di forte cambiamento.
Su questo, continua Flavio Lotti “rispetto al passato, la Perugia-Assisi non prende a emblema un solo conflitto, una sola pace necessaria, ma vola più alto sotto lo slogan ’contro l’indifferenza’”. E va oltre, Flavio, ricordando che si è in marcia insieme “contro 80 conflitti che ci sono attualmente nel mondo, ma anche contro i femminicidi, contro le mafie e contro i poteri che tessono le maglie di una economia sporca che permette a un terremoto di causare un massacro”. Soprattutto “ la marcia ha un senso se non diventa una parata. Se dietro ogni rappresentante c’è un impegno”.
Alle parole del coordinatore si è unita la FIMA (Federazione Italiana dei Media Ambientali) portando direttamente i saluti e la disponibilità a future collaborazioni a tutto lo staff organizzativo.
Si è camminato per 24 chilometri lungo la via della non violenza tracciata nel 1961 da Aldo Capitini, rilanciata in questi giorni con la firma della “Dichiarazione di Pace”, per poter perseguire – giorno dopo giorno – uno stile di vita sempre più aderente agli obiettivi di sviluppo sostenibile tracciati dall’ONU nel settembre 2015. Gli stessi ripresi nella Conferenza di Parigi COP 21 del dicembre 2015, che ci portano ad una riflessione profonda su quanto sia importante (ma anche difficile) iniziare una inversione di tendenza nel nostro modo di “fare sviluppo”. Un sistema che, passando dal colonialismo al neo-colonialismo e, oggi, a nuove forme di “sfruttamento” delle materie prime delle nazioni più povere, sta portando ad un collasso che non è più solo economico-finanziario ma che comincia ad essere anche di valori.

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Il divario culturale delle “aree fragili”

Aperto il “call for cases” del convegno di marzo 2017 a Rovigo
 
 
Si svolgerà a Rovigo il 17 e 18 marzo del 2017 il XII convegno sulle aree fragili. Focus questa volta su luci (ri-organizzazione della scuola primaria e sperimentazione di nuove pratiche educative, buone capacità comunicative, straordinaria vitalità di fiere, festival, sagre, musei diffusi, residenze artistiche … tutte esperienze che mirano alla valorizzazione della diversità ecologica e culturale) e ombre del rapporto tra istruzione, formazione permanente e manifestazioni artistiche, alla ricerca di quella pratiche meritorie legate alla cultura, che hanno una loro fisicità (cervelli, edifici, strumenti didattici e di ricerca, percorsi, punti panoramici ..).
La rivista scientifica Culture della sostenibilità è media partner del convegno.
Ricordiamo che è aperto fino al 20 novembre un “crowdfunding” per sostenere le spese di partecipazione al convegno.