Mese: ottobre 2015
Rojava, tra guerra e pace
Milano ha un cuore verde
Un vastissimo spazio verde, circa due ettari di terreno divisi tra giardini, una serra, siepi di erbe aromatiche e numerosi spazi coltivati. È il Giardino degli Aromi, all’interno dell’ex Ospedale Psichiatrico Paolo Pini, con un Libero Orto
Acqua, un bene pubblico prezioso
Grazie all’interesse e alla disponibilità delle associazioni che collaborano al progetto Casa dell’Ambiente di Torino dal 10 al 16 ottobre 2015 è stato possibile redigere un ricco programma di iniziative ed interventi volti alla promozione di stili di vita sostenibili. La manifestazione è stata inserita all’interno della cornice di “Nutrire le Città – Coltivare il Futuro“, ed è stata un’occasione per discutere su temi come nutrizione e sviluppo sostenibile, favorendo un dibattito aperto a più livelli. Il 12 ottobre è stata la giornata dedicata all’acqua. In collaborazione con “il Pianeta azzurro” dalle 17.00 si è parlato di acqua come bene prezioso e pubblico, da valorizzare ma anche dei “Toret” icona storica della “torinesità”.
Sono intervenuti a questo proposito l’ Associazione I love Toret, rappresentata da Mauro Allietta e il Movimento Acqua Pubblica, nella persona di Mariangela Rosolen. L’incontro è stato mediato da Giuseppe Iasparra, giornalista del Quotidiano Piemontese. Leggi tutto “Acqua, un bene pubblico prezioso”
La storia è un romanzo. O no?
Produrre energia dalla depurazione delle acque
Sostenibilità ambientale ed efficienza energetica sono le parole chiave del progetto denominato SOFCOM e finanziato dalla Commissione Europea nell’ambito del VII Programma Quadro, con capofila il Politecnico di Torino.
L’idea alla base del progetto è molto ambiziosa ma con grandi risvolti in termini di sostenibilità in quanto consiste nel rendere produttiva dal punto di vista energetico la depurazione delle acque di scarico.
Un processo che, secondo gli obiettivi del progetto, è in grado di generare non solo energia elettrica e calore ma anche un altro “prodotto” di valore, quale acqua pulita, come dimostrato dal prototipo messo a punto e presentato al Politecnico nei mesi scorsi.
La parola SOFC (Solid Oxide Fuel Cell) è riferita alla particolare tecnologia di celle a combustibile impiegata, ovvero le celle a combustibile ad ossidi solidi che funzionano a circa 800°C.
Il cuore del sistema è costituito dalla cella combustibile a ossidi solidi che lavora ad alta temperatura e trasforma il biogas in energia elettrica attraverso un procedimento elettrochimico a efficienza maggiore rispetto a quelli tradizionali basati su una macchina termica.
Partito nel novembre 2011 il progetto si sta avviando a conclusione, ma costituisce solo la prima fase di una linea di ricerca più ampia relativa all’utilizzo di celle finalizzate a soluzioni ad alta efficienza energetica.
Un altro passo verso la gestione sostenibile della risorsa idrica, sempre più da interpretarsi come bene comune da gestire e tutelare.
Per approfondimenti http://areeweb.polito.it/ricerca/sofcom/en/
Usque tandem…?
Ecco alcune interessanti biografie che avremmo potuto leggere negli annali accademici o nei volumi dei Who’s who tra pochi decenni.
Nizar Qabbani. Nato in Siria nel 2008. Attualmente è professore al Dipartimento di Informatica e Ingegneria del Caltech di Pasadena. Dopo i primi studi e la laurea alla Normale di Pisa con una tesi sulle applicazioni della quantistica allo sviluppo dei processori, ha ottenuto una borsa di studio alla Cornell University dove ha conseguito e completato il suo Ph.D. Le sue ricerche si sono estese ai linguaggi di programmazione con una particolare attenzione ai rapporti tra fotonica ed effetto joule. Grazie ai suoi studi, si sono potuti costruire computer portatili alimentati ad energia solare e in grado di superare il limite di 100 gigabit in un secondo che hanno rivoluzionato il sistema delle comunicazioni mondiali.
Abdal-Rahman al-Shagouri. Nato in Libia nel 2005. Ha frequentato la Ulrich-von-Hutten-Schule di Berlino prima di iscriversi alla Humboldt-Universität di Berlino dove ha studiato medicina specializzandosi in neurologia. Dopo alcuni anni passati negli Stati Uniti presso il Mount Sinai Hospital e il National Institutes of Health, è diventato capo ricercatore al Dipartimentro di Neuroscienze del Karolinska Institutet dove ha condotto fondamenti ricerche nel campo delle malattie neuregenerative mettendo a punto la prima cura capace di arrestare lo sviluppo del morbo di Alzheimer e altre patologie del sistema nervoso.
David Adiele. Nato in Nigeria nel 2010. Ha studiato musica a Milano diplomandosi con il massimo dei voti in pianoforte e direzione d’orchestra. Ha ottenuto il Master all’Accademia Pianistca Internazionale di Imola, il Diploma e la medaglia d’Oro in “Professional performance” del Royal North Music College di Manchester nonché il Diploma d’Onore dell’Accademia Chigiana di Siena. Premiato in prestigiosi concorsi internazionali quali Concorso pianistico internazionale Ferruccio Busoni, l’International Tchaikovsky Competition, il London International Piano Competition (World Piano Competition), ha collaborato con le più importanti orchestre mondiali da La Scala di Milano al Metropolitan di New York. Nel 2030 ha iniziato a comporre le sue African Symphonies, 5 sinfonie ispirate alle musiche tribali africane che gli anno fatto meritare il soprannome di Beethoven nero e che sono state giudicate tra le più appassionate e coinvolgenti che il mondo della musica moderna abbia conosciuto nella composizione sinfonica mondiale di tutti i tempi.
Sono tre esempi di cosa sarebbe potuto succedere se questi te ragazzi, migranti dei giorni nostri, fossero riusciti a raggiungere un luogo sicuro e a costruirsi una vita normale. Sono tre, ma potrebbero essere decine e decine se non centinaia se consideriamo l’intera umanità in fuga. Il genio può essere ovunque, ma può esprimersi solo se ne ha la possibilità. È un seme e come tutti i semi non può germinare se non trova il terreno adatto. Ricordiamocelo e chiediamoci usque tandem (fino quando) potremo permetterci di giocarci queste possibilità?
Drinkablebook – Il libro che depura l’acqua.
“Drinkablebook“
È l’ultima trovata che arriva dal meeting nazionale dell’American Chemical Society tenutosi ad agosto a Boston. Nell’Africa sub-sahariana sono circa 358 i milioni di individui che non hanno un accesso sicuro e stabile all’acqua potabile. Gli scienziati, guidati da Teri Dankovich della Carnegie Mellon di Pittsburgh, hanno realizzato un vero e proprio volume che può salvare la vita: le sue pagine, infatti, contengono nanoparticelle di oro e rame e costituiscono un filtro che depura l’acqua e elimina i batteri che contiene. Ogni pagina può filtrare fino a circa 26 litri di acqua: in totale, il volume potrebbe depurare acqua per una persona per circa quattro anni. In futuro, i ricercatori cercheranno un buon “editore” che aumenti la produzione e la distribuzione dei libri bevibili in modo da poterli anche spedire a più comunità possibili.
Potete contribuire al progetto con una donazione qui https://drinkablebook.tilt.com/the-drinkable-book
In cucina arrivano meduse, alghe e insetti
Sono i cibi del futuro, ricchi di proprietà nutritive e di sostanze farmacologicamente attive. In molte parti del mondo sono consumati da tempo, ma nel nostro Paese suscitano ancora parecchie resistenze.
In un futuro non troppo lontano potremo mangiare, oltre ai piatti tipici della tradizione gastronomica italiana, anche pietanze a base di meduse, alghe e insetti. Delle opportunità offerte dal novel food come fonte di nutrimento alternativo per integrare i cibi tradizionali in vista della crescita della popolazione e per contrastare la malnutrizione e come esempio di sostenibilità ambientale si parlerà a Expo, il 21 ottobre dalle 13.00 alle 16.00 presso l’Open Plaza – Expo Center, nella conferenza ‘Research, suistainability and innovation in new foods‘. L’evento è coordinato da due ricercatrici del Consiglio nazionale delle ricerche, Graziella Chini Zittelli dell’Istituto per lo studio degli ecosistemi (Ise-Cnr) e Antonella Leone dell’Istituto di scienze delle produzioni alimentari (Ispa-Cnr), ed è organizzato in collaborazione con Euromarine (Eu), Archimede ricerche e la Fao.
Ricche di natura, povere di servizi: il welfare nelle aree fragili
Promotori: Università di Trieste, Università di Pisa e Fondazione Culturale del Gruppo Banca Popolare Etica. Il Comitato scientifico è formato da Filippo Barbera-Università di Torino, Bettina Bock-Wageningen University, Francesco Di Iacovo-Università di Pisa, Xavier Esparcia-Universitat de València, Sabrina Lucatelli-Comitato Nazionale Aree Interne, Emmanuele Pavolini-Università di Macerata, Sarah Skerrat-Scotland’s Rural College.
Obiettivo del convegno: nella tradizione dei convegni di Rovigo, mettere in luce nuove analisi e buone pratiche per il benessere delle aree rurali che risultano fragili sotto il profilo sociale, politico e ambientale.
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