Il mal d’acqua

La disidratazione è uno stato di malessere causato da un insufficiente apporto di acqua e sali minerali, in pratica vengono introdotti meno liquidi di quanti ne vengono consumati dall’organismo. Ovviamente deve non deve essere sottovalutato specialmente nei bambini, negli anziani e negli sportivi. Le estati torride purtroppo causano numerosi decessi da disidratazione tra gli anziani, soggetti spesso debilitati che in più perdono progressivamente la percezione della sete. In caso di patologia intestinale vomito e diarrea portano ad una rapida perdita di liquidi causando un forte stress per l’organismo. In questi casi la terapia gold standard consiste nell’assunzione di soluzione salina, ne esistono vari tipi disponibili in farmacia e nel caso non sia possibile ingerire liquidi si viene sottoposti ad infusione di soluzione fisiologica da parte del personale medico. Ci è ben chiaro quanto sia importante bere, almeno 1,5 litri al giorno che possono diventare il doppio in caso di caldo o attività fisica intensa. Non tutti sanno che la percezione della sete è differente tra i vari individui è può modificarsi nel corso della vita o in particolari condizioni fisiche. Alcuni di noi avvertono uno stato di malessere, mal di testa, sonnolenza, ma non propriamente sete. Stanno emergendo evidenze scientifiche che la corretta idratazione può prevenire e addirittura curare la cefalea di alcune persone. Quindi se vi viene mal di testa provate a bere un bicchier d’acqua potrebbe risolvervi la giornata, male non vi farà di sicuro

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Social practice theories: new approaches to study consumption

Mercoledì 4 dicembre 2013 – ore 16,00 – Campus Luigi Einaudi, Corso Lungo Dora Siena 100 (TO), Aula D4

Francoise Bartiaux, (Université Catholique de Louvain, Institute for the Analysis of Change in Contemporary and Historical Societies) presenterà “Social practice theories: new approaches to study consumption”. A partire dalla pubblicazione di riferimento di  A. Warde (2005), le teorie sulle pratiche sociali hanno dato origine a un quadro teorico che è sempre più utilizzato in studi empirici sul consumo. Durante l’ncontro saranno presentati gli ultimi sviluppi in tale ambito.

presenta  Dario Padovan
Discutono: Osman Arrobbio, Mauro Bonaiuti, Mario Salomone
Per info: unescochair@unito.it

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La corona verde

Sabato 23 novembre alle ore 12, a Torino (Cinema Lux – Sala 3), al Torino Film Festival, ol documentarista e conduttore televisivo Davide Demichelis presenta il patrimonio naturale, ambientale, faunistico e culturale di Corona Verde, il progetto coordinato da Regione Piemonte che integra la corona delle Residenze Reali con la cintura verde torinese, attraverso un breve viaggio tra parchi, canali, riserve naturali e residenze reali. Il film è stato finanziato dalla Regione Piemonte e realizzato dall’Sgi. vedi il trailer QUI

Mi balena una storia

MI BALENA UNA STORIA” è un laboratorio tra arte e scienza, rivolto ai bambini ed alle famiglie, ma anche a tutte le classi della scuola primaria Ideato da Alessandra Dini (Livorno, 1976) insieme all’artista Claudia Losi (Piacenza, 1974) per approfondire in maniera divertente la conoscenza del grande cetaceo protagonista del progetto della Losi presentato al Museo Storia Naturale del Mediterraneo di Livorno  in occasione della IX Giornata Nazionale del Contemporaneo promossa da AMACI. Proprio in occasione della presentazione del documentario “Le funèrailles de la Baleine“, capitolo conclusivo del Balena Project”, ha avuto inizio il laboratorio che si è svolto dal 6 al 13 ottobre a Livorno, presso il  Museo.

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Sardegna, informazione su Cleopatra confusa e approssimativa

«Molta cronaca e poca informazione su cause ed effetti della prima tempesta tropicale in Italia del nubifragio del 18 novembre sulla Sardegna – sintetizza così Mario Salomone, presidente della Federazione italiana media ambientali (Fima) commentando l’informazione sul disastro in Sardegna – Nelle prime ore dopo la tragedia abbiamo visto una ridda di articoli, e di dichiarazioni di politici, puntare il dito o contro l’eccezionalità climatica o contro un generico “assalto al territorio da parte del cemento” senza dare la giusta dimensione all’aspetto scientifico-ambientale del fenomeno che per le sue caratteristiche complesse non può essere semplificato. E’ il primo in Italia e rappresenta un vero e proprio punto di svolta sul fronte del clima. Leggi tutto “Sardegna, informazione su Cleopatra confusa e approssimativa”

Tutti al mare con la Talassoterapia

La Talassoterapia è un trattamento benefico la cui azione si basa sugli effetti curativi del clima marino (dal grecoThalassa, mare e thérapeia, trattamento). Inventata nel XIX secolo in Bretagna viene praticata in molti centri benessere e località della penisola. Non esistono prove scientifi che che ne validano i vari utilizzi, ma è scontato che l’acqua di mare e il clima marino, in assenza di particolari patologie, sono un toccasana per il
nostro organismo. La Talassoterapia si è man mano differenziata in cure e applicazioni specifi che come la Balneoterapia, in cui i bagni di acqua di mare vengono effettuati a diverse temperature a seconda delle necessità. Vi è anche la semplice Climatoterapia, che possiamo eseguire passeggiando lungo le rive del mare associandola all’elioterapia. Possiamo cimentarci nell’Algaterapia o nella Peloidoterapia dove vengono eseguite applicazioni di alghe o fanghi. La Talassoterapia sembra portare giovamento a chi soffre di problemi circolatori, allergie, patologie infi ammatorie, patologie respiratorie, affaticamento e a chi vive un periodo di convalescenza. Certi del fatto che una bella gita al mare è più salutare di una passeggiata nel centro di una grande città, in caso di disturbi gravi è sempre meglio consultare il medico prima di effettuare una qualsiasi terapia di supporto. Per il resto buona Talassoterapia a tutti.

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Il magnesio

Il magnesio è uno dei tanti tesori che il mare racchiude in grande quantità e costituisce lo 0,13% delle acque marine.
Minerale essenziale per il corretto funzionamento del nostro organismo è fondamentale per l’attività di oltre 300 sistemi enzimatici e per la maggior parte dei nostri processi metabolici, come la produzione di energia dal glucosio e la sintesi delle proteine. È concentrato per lo più nelle ossa (60%) e nei liquidi intracellulari (39%).La dose giornaliera di magnesio necessaria agli uomini è di 350 mg e 300 mg per le donne (Lichton, 1989), ma chi pratica sport e le donne incinte hanno bisogno di quantità più elevate del prezioso minerale. Dall’acqua di mare si estrae il magnesio cloruro, altre fonti molto importanti e comuni sono la magnesite e la dolomite.Tra i prodotti alimentari lo troviamo in maggiori quantità nei cereali, nelle noci e nelle verdure verdi, ma anche nelle carni e nei prodotti lattiero-caseari. La cottura dei cibi comunque ne riduce sensibilmente la presenza. Elemento indispensabile, lo assumiamo anche attraverso l’acqua che beviamo e normalmente in quantità sufficiente. In caso di elevato stress fisico si possono assumere integratori, ma è sempre bene chiedere consiglio al medico o al farmacista.

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Nuove specie in un bicchiere (di Lucia Fanini)

Cosa hanno in comune la descrizione di una nuova specie di crostaceo e un bicchiere da bibita?

Di sicuro l’ambiente: le spiagge di Creta. La storia della pulce di sabbia (crostacei semiterrestri che vivono sulla spiaggia) Orchestia xylino è qui di seguito, e vi farà trovare le altre cose in comune. Non solo tra crostacei e bicchieri, ma anche tra persone. L’abitudine di osservare la natura e di riciclare oggetti infatti non è esclusiva ma fortunatamente accomuna un grande gruppo di persone.

La raccolta.

Lo studio delle spiagge mette i ricercatori davanti ad un ambiente che connette la terra e il mare. Tutto è fluido e in movimento: la sabbia, le onde, la materia organica. Gli animali che passano l’intero ciclo vitale sulla spiaggia devono prima di tutto avere a che fare con questi grossi vincoli posti dall’ambiente fisico, ancora prima di competere con altre specie. E’ necessario che si sappiano muovere sul litorale, senza disidratarsi ma neanche essere portati via dalle onde. Per questo hanno adattamenti non solo fisici, come il corpo ben protetto da un esoscheletro, ma anche comportamentali come capacità di interrarsi, orientamento e ritmi endogeni. Proprio i ritmi sono importanti per regolare le attività, dato che molte di queste avvengono di notte, per ridurre il rischio di disidratazione ma anche di predazione (da parte di quei predatori che cacciano a vista).

Per avere un’idea di cosa vive in una spiaggia -che di giorno sembra un deserto ecologico- un buon metodo è quello di mettere delle trappole e lasciarle attive durante la notte. Una trappola è semplicemente un contenitore interrato fino al bordo, con dentro sabbia umida per evitare che il sole della mattina secchi il contenuto. Si scopre così che la sabbia non è così disabitata come sembra.
Un ottimo esempio di trappola è un bicchiere di plastica, di quelli grandi da 30 cc (o mezza pinta). Sulle spiagge di Creta  molte persone bevono caffè freddo o spremuta d’arancia in questi bicchieri.
Nello studio di cui stiamo parlando adesso, prima ancora di raccogliere gli animali della spiaggia, sono stati quindi raccolti i bicchieri-trappola, chiedendo a colleghi, amici e ai bar se potevano mettere da parte dei bicchieri usati (ovviamente lavati prima del riuso). Raggiunto un numero adeguato di bicchieri, è stato possibile mettere trappole su 6 spiagge, una volta al mese per un anno intero.

Su quali spiagge.

Una spiaggia sembra sempre deserta e inospitale, ad una prima occhiata. In particolare se è una spiaggia piccola e in Immagine2erosione, sembra assurdo che qualche animale possa vivere lì. Ma tra quello che sembra e quello che è, c’è una bella differenza. L’unico modo per apprezzare la differenza, spesso è provare direttamente a vedere cosa ci vive. Le 6 spiagge su cui sono state messe le trappole si trovano in un’area molto frequentata da turisti. Sembravano proprio senza speranza, in termini di biodiversità. In più, sono molto facili da raggiungere, tanto che un intero campionamento si poteva fare in bicicletta, con il sacco dei bicchieri e alcuni strumenti di base in spalla. E’ bastata una prima occhiata al contenuto delle trappole per capire che non solo quelle spiagge, di massimo 10 m di ampiezza per 100 m di lunghezza, non erano deserte, ma che il numero di specie che ospitavano era notevole.

Una nuova specie.

Immagine3Al momento di identificare le specie, una di queste era chiaramente un talitride (pulce di sabbia), ma aveva qualcosa di particolare, diverso dalle altre che erano riportate nei manuali per l’identificazione. A occhio nudo si vedeva bene il colore caffè della parte finale del corpo. Ma solo dopo avere osservato al microscopio altre strutture caratteristiche è stato chiaro che si trattava di una nuova specie. Al momento di scegliere il nome, la scelta è caduta su “xylino” (quindi Orchestia xylino secondo la nomenclatura binaria), per indicare sia la località ma anche un’abitudine che indicava la fine del lavoro di trappolamento e raccolta per quel mese. Xylino infatti è il nome del lounge bar sul mare che si affaccia su una delle spiagge in cui la specie si trova. Xylino ci ha ospitato spesso quando arrivavamo tutti insabbiati alla fine del campionamento, a prendere una cioccolata calda o una spremuta d’arancia (a seconda della stagione). Speriamo così di avere stabilito una connessione tra ecologia delle spiagge e luoghi familiari, e di avere associato il nome di un crostaceo della spiaggia a un posto piacevole.

Cosa si può imparare da tutto questo?

La scoperta di una nuova specie non deve stupire: molte specie devono ancora essere trovate e descritte, anche nel Mediterraneo che comunque è un mare ben studiato. La nostra attenzione dovrebbe piuttosto spostarsi sul fatto che una nuova specie sia stata trovata “sotto casa”, e praticamente a costo zero: bicchieri recuperati e spostamenti in bici -tra l’altro, prestata- sono quanto di meno costoso si possa immaginare. Quello che ha fatto la differenza è stata la pianificazione dello studio, e il personale qualificato per identificare e descrivere le specie. Quando si parla di supporto alla ricerca, sono questi gli aspetti che dovrebbero essere messi in primo piano, mentre spesso purtroppo l’enfasi è su quanto costano i materiali, o su quanto sono nuovi. E’ importante anche la novità senza dubbio, ma da sola porta a poco: ci vuole sempre qualcuno in grado di usare gli strumenti, vecchi o nuovi che siano.

Il fatto di voler studiare le spiagge locali, quelle in cui andare al mare nel tempo libero, e di studiarle con serietà e cura (come si merita l’ambiente familiare), è un aspetto che dovrebbe far ripensare a quanto sia utile la conoscenza dell’ambiente “domestico”. In esso si trovano sorprese notevoli, le stesse che -a volte- provengono dalle grandi campagne di ricerca in località esotiche.

Inoltre, mentre spesso l’uso di materiale di recupero sembra essere confinato a hobby e limitato nelle sue applicazioni, in questo caso si è rivelato fondamentale per raggiungere uno scopo di tutto rispetto. L’importante è stato mantenere ben chiaro l’obiettivo, e avere diverse idee su come raggiungerlo in maniera creativa.

Potete vedere QUI una scansione in 3d di Orchestia xylino

Profilo autore: Lucia Fanini si è laureata in Biologia all’Università di Firenze ed ha ottenuto un dottorato in Etologia e Ecologia Animale presso la stessa Università, in co-tutela con l’Unità di Scienze del Mare dell’Università della Repubblica dell’Uruguay. Si occupa di ecologia delle spiagge, di orientamento e navigazione animale, di adattamenti comportamentali della fauna delle coste sabbiose in seguito a impatti umani.Dopo avere lavorato in progetti europei sulle sponde Nord e Sud del Mediterraneo, si è trasferita a Creta per lavorare al progetto MARBIGEN (www.marbigen.org) sulla biodiversità del Mediterraneo. E’ ricercatore associato presso l’Australian Museum di Sydney.

 

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La chimica di morte

(di Giorgio Nebbia)

Ben opportunamente il premio Nobel per la pace del 2013 è stato assegnato all’agenzia internazionale che si occupa della eliminazione delle armi chimiche. Fra tutte le armi, strumenti di morte, merci oscene, le peggiori di tutte sono proprio quelle chimiche, sostanze, spesso ottenibili a basso prezzo e con strutture industriali abbastanza rudimentali, che sono state e sono causa di forme orribili di morte, di dolori indescrivibili. L’uso di agenti chimici per mettere fuori combattimento gli avversari è iniziato durante la prima guerra mondiale come sottoprodotto del successo dell’industria chimica. Nella seconda metà del 1800 erano già note numerose sostanze dotate di proprietà irritanti, asfissianti e velenose; nel 1812 si era scoperto che, dalla reazione del cloro con l’ossido di carbonio, si forma fosgene, un liquido volatile molto irritante e tossico.

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Intervista a Gabriele Del Grande sull’immigrazione

Il blog di Gabriele Del Grande inizia così: Sei anni di viaggi nel Mediterraneo lungo i confini dell’Europa. Alla ricerca delle storie che fanno la storia. La storia che studieranno i nostri figli, quando nei testi di scuola si leggerà che negli anni duemila morirono a migliaia nei mari d’Italia e a migliaia vennero arrestati e deportati dalle nostre città. Mentre tutti fingevano di non vedere.
Conosciamo Gabriele attraverso l’intervista di Giulio di Meo, pubblicata su www.pressenza.com

Gabriele, ci puoi spiegare meglio il lavoro che fai?
Viaggio, incontro, ascolto, leggo, penso, studio. E poi scrivo. All’estero mi definisco un giornalista. Nel paese delle caste e delle tessere che è l’Italia, non sono nemmeno un pubblicista, ma una semplice partita Iva. Ad ogni modo, il risultato è lo stesso. Cercare storie, metterle in fila, e provare a raccontare la Storia. Con cura, preparazione e passione. Fortress Europe è una ricerca che dura da sette anni. Da un lato i numeri delle statistiche sui morti lungo le frontiere europee e dall’altro il lavoro di reportage e narrazione. Leggi tutto “Intervista a Gabriele Del Grande sull’immigrazione”