Nuove specie in un bicchiere (di Lucia Fanini)

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Cosa hanno in comune la descrizione di una nuova specie di crostaceo e un bicchiere da bibita?

Di sicuro l’ambiente: le spiagge di Creta. La storia della pulce di sabbia (crostacei semiterrestri che vivono sulla spiaggia) Orchestia xylino è qui di seguito, e vi farà trovare le altre cose in comune. Non solo tra crostacei e bicchieri, ma anche tra persone. L’abitudine di osservare la natura e di riciclare oggetti infatti non è esclusiva ma fortunatamente accomuna un grande gruppo di persone.

La raccolta.

Lo studio delle spiagge mette i ricercatori davanti ad un ambiente che connette la terra e il mare. Tutto è fluido e in movimento: la sabbia, le onde, la materia organica. Gli animali che passano l’intero ciclo vitale sulla spiaggia devono prima di tutto avere a che fare con questi grossi vincoli posti dall’ambiente fisico, ancora prima di competere con altre specie. E’ necessario che si sappiano muovere sul litorale, senza disidratarsi ma neanche essere portati via dalle onde. Per questo hanno adattamenti non solo fisici, come il corpo ben protetto da un esoscheletro, ma anche comportamentali come capacità di interrarsi, orientamento e ritmi endogeni. Proprio i ritmi sono importanti per regolare le attività, dato che molte di queste avvengono di notte, per ridurre il rischio di disidratazione ma anche di predazione (da parte di quei predatori che cacciano a vista).

Per avere un’idea di cosa vive in una spiaggia -che di giorno sembra un deserto ecologico- un buon metodo è quello di mettere delle trappole e lasciarle attive durante la notte. Una trappola è semplicemente un contenitore interrato fino al bordo, con dentro sabbia umida per evitare che il sole della mattina secchi il contenuto. Si scopre così che la sabbia non è così disabitata come sembra.
Un ottimo esempio di trappola è un bicchiere di plastica, di quelli grandi da 30 cc (o mezza pinta). Sulle spiagge di Creta  molte persone bevono caffè freddo o spremuta d’arancia in questi bicchieri.
Nello studio di cui stiamo parlando adesso, prima ancora di raccogliere gli animali della spiaggia, sono stati quindi raccolti i bicchieri-trappola, chiedendo a colleghi, amici e ai bar se potevano mettere da parte dei bicchieri usati (ovviamente lavati prima del riuso). Raggiunto un numero adeguato di bicchieri, è stato possibile mettere trappole su 6 spiagge, una volta al mese per un anno intero.

Su quali spiagge.

Una spiaggia sembra sempre deserta e inospitale, ad una prima occhiata. In particolare se è una spiaggia piccola e in Immagine2erosione, sembra assurdo che qualche animale possa vivere lì. Ma tra quello che sembra e quello che è, c’è una bella differenza. L’unico modo per apprezzare la differenza, spesso è provare direttamente a vedere cosa ci vive. Le 6 spiagge su cui sono state messe le trappole si trovano in un’area molto frequentata da turisti. Sembravano proprio senza speranza, in termini di biodiversità. In più, sono molto facili da raggiungere, tanto che un intero campionamento si poteva fare in bicicletta, con il sacco dei bicchieri e alcuni strumenti di base in spalla. E’ bastata una prima occhiata al contenuto delle trappole per capire che non solo quelle spiagge, di massimo 10 m di ampiezza per 100 m di lunghezza, non erano deserte, ma che il numero di specie che ospitavano era notevole.

Una nuova specie.

Immagine3Al momento di identificare le specie, una di queste era chiaramente un talitride (pulce di sabbia), ma aveva qualcosa di particolare, diverso dalle altre che erano riportate nei manuali per l’identificazione. A occhio nudo si vedeva bene il colore caffè della parte finale del corpo. Ma solo dopo avere osservato al microscopio altre strutture caratteristiche è stato chiaro che si trattava di una nuova specie. Al momento di scegliere il nome, la scelta è caduta su “xylino” (quindi Orchestia xylino secondo la nomenclatura binaria), per indicare sia la località ma anche un’abitudine che indicava la fine del lavoro di trappolamento e raccolta per quel mese. Xylino infatti è il nome del lounge bar sul mare che si affaccia su una delle spiagge in cui la specie si trova. Xylino ci ha ospitato spesso quando arrivavamo tutti insabbiati alla fine del campionamento, a prendere una cioccolata calda o una spremuta d’arancia (a seconda della stagione). Speriamo così di avere stabilito una connessione tra ecologia delle spiagge e luoghi familiari, e di avere associato il nome di un crostaceo della spiaggia a un posto piacevole.

Cosa si può imparare da tutto questo?

La scoperta di una nuova specie non deve stupire: molte specie devono ancora essere trovate e descritte, anche nel Mediterraneo che comunque è un mare ben studiato. La nostra attenzione dovrebbe piuttosto spostarsi sul fatto che una nuova specie sia stata trovata “sotto casa”, e praticamente a costo zero: bicchieri recuperati e spostamenti in bici -tra l’altro, prestata- sono quanto di meno costoso si possa immaginare. Quello che ha fatto la differenza è stata la pianificazione dello studio, e il personale qualificato per identificare e descrivere le specie. Quando si parla di supporto alla ricerca, sono questi gli aspetti che dovrebbero essere messi in primo piano, mentre spesso purtroppo l’enfasi è su quanto costano i materiali, o su quanto sono nuovi. E’ importante anche la novità senza dubbio, ma da sola porta a poco: ci vuole sempre qualcuno in grado di usare gli strumenti, vecchi o nuovi che siano.

Il fatto di voler studiare le spiagge locali, quelle in cui andare al mare nel tempo libero, e di studiarle con serietà e cura (come si merita l’ambiente familiare), è un aspetto che dovrebbe far ripensare a quanto sia utile la conoscenza dell’ambiente “domestico”. In esso si trovano sorprese notevoli, le stesse che -a volte- provengono dalle grandi campagne di ricerca in località esotiche.

Inoltre, mentre spesso l’uso di materiale di recupero sembra essere confinato a hobby e limitato nelle sue applicazioni, in questo caso si è rivelato fondamentale per raggiungere uno scopo di tutto rispetto. L’importante è stato mantenere ben chiaro l’obiettivo, e avere diverse idee su come raggiungerlo in maniera creativa.

Potete vedere QUI una scansione in 3d di Orchestia xylino

Profilo autore: Lucia Fanini si è laureata in Biologia all’Università di Firenze ed ha ottenuto un dottorato in Etologia e Ecologia Animale presso la stessa Università, in co-tutela con l’Unità di Scienze del Mare dell’Università della Repubblica dell’Uruguay. Si occupa di ecologia delle spiagge, di orientamento e navigazione animale, di adattamenti comportamentali della fauna delle coste sabbiose in seguito a impatti umani.Dopo avere lavorato in progetti europei sulle sponde Nord e Sud del Mediterraneo, si è trasferita a Creta per lavorare al progetto MARBIGEN (www.marbigen.org) sulla biodiversità del Mediterraneo. E’ ricercatore associato presso l’Australian Museum di Sydney.

 

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