Antropocene, crescono attenzione e dibattito. Un numero speciale di Culture della sostenibilità, un convegno a Ecomondo.
Intervista a Mariaenrica Giannuzzi sul tema dell’Antropocene.
Tiziana Carena
Sulla rivista effimera.org hai descritto un dibattito sulle filosofie che tentano di descrivere la crisi ambientale che da poco è stata ribattezzata con il nome di Antropocene, segnando un passaggio di era geologica. L’invenzione di una nuova era ha attratto molti curiosi e il dibattito dai geologi si è esteso alla filosofia e alle scienze sociali. Da dove viene il termine Antropocene e cosa significa?
Questo termine viene da un tentativo di riscrivere la storia della Terra aggiungendo un’ultima era geologica, l’era della specie umana, per dare conto delle discontinuità che si osservano nei parametri ecologici da vent’anni a questa parte. L’umano sarebbe così una specie che, a causa del riscaldamento globale, diventa un fattore di estinzione paragonabile ai fattori “naturali” che hanno causato le cinque grandi estinzioni precedenti. Questa revisione della International Geologic Time Scale è una proposta che viene dalla geologia anglo-sassone quando si è costituito un gruppo di studio detto AWG, un gruppo di circa quaranta persone tra oceanografi, geologi, stratigrafisti, paleontologi, meteorologi, che, a partire dal 2009 sono stati incaricati dall’International Commission of Stratigraphy (ramo della Geological Society of London), di dare seguito al progetto di ricerca del geologo Jan Zalasiewicz cercando prove stratigrafiche per la causa antropica del cambiamento climatico. Zalasiewicz, infatti, proponeva di verificare l’effettiva esistenza di tracce nella documentazione rocciosa che giustificassero l’uso crescente del termine Antropocene, coniato fin dagli anni ’90 dal Nobel per la chimica Paul Crutzen, e che, a seguito delle crescenti pubblicazioni e conferenze dello stesso AWG, continua a trovare riscontro anche in un pubblico di non specialisti (come dimostrano le traduzioni sui più grandi quotidiani europei dell’articolo di Maslin&Lewis, inizialmente apparso su Nature il 12 marzo 2015, che aggiornava sullo stato dei lavori dell’AWG) ponendo un problema politico di datazione.
Le ragioni della diffusione di un dibattito che sembra tutto interno a una disciplina accademica stanno proprio nel carattere politico di questa datazione: l’antropocentrismo che può venirne rafforzato, l’individuazione delle priorità di una politica ambientale, la definizione della specie umana in base a una certa visione di parte dell’economia.. sono questi i problemi aperti da una revisione della cronografia terrestre.
Grande risonanza anche nelle scienze umane sociali
Ma perché questo nuovo termine, che in fondo non indica altro che l’ipotesi già nota di cause antropiche al cambiamento climatico, ha tanta risonanza nelle scienze umane e sociali sia nel mondo anglo-sassone che nel “continente” come in Francia e in Germania e ultimamente anche in Italia?
Come dicevo, le ragioni per cui le scienze umane assumono questo dibattito sulla cronografia terrestre sono ragioni politiche.
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