Plastica e fantascienza

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Una recente ricerca svoltasi in una sperduta isola del Pacifico e dedicata alla biologia degli albatros ha portato alla scoperta che una delle maggiori cause di mortalità tra i piccoli sono i pezzi di plastica che i genitori raccolgono in mare scambiandoli per pesci per poi rigurgitarli nello stomaco dei piccoli. La notizia, per quanto triste, non avrebbe suscitato in me una particolare emozione (ricerche di questo tipo sono fin troppo frequenti) se non mi trovassi vicino allo splendido mare della Puglia, tutto da scoprire anche se nei luoghi più belli e affascinanti e in apparenza integri la plastica regna sovrana.

Soprattutto disturba quella legata all’umana inciviltà: sacchetti di plastica, bottiglie, bucce, bicchieri e quanto altro serve per fare un picnic.
Accanto a questa plastica, facilmente eliminabile con poco (ma bisognerebbe almeno essere dotati di un numero di neuroni superiore a 1), c’è anche una discreta dose di plastica che il mare riversa sulle spiagge. Non ci sono molte differenze quanto a tipologia. Semplicemente varia il sistema di smaltimento: dietro l’albero o dentro il mare. Eppure è dal 1609 che il mare ha cessato di essere giuridicamente res nullius per diventare res communis omnium, cioè una cosa di tutti. Ma allora se è cosa anche mia, posso fare denuncia di ignoti (che fa rima con idioti!) alla pubblica autorità? Oppure ciò che veniva previsto in un racconto di fantascienza, e cioè che era possibile costruire una porta sullo spazio dove riversare tutta la spazzatura del pianeta per vederla scomparire salvo poi vedersela comparire nel giardino di casa dopo qualche mese in un crescendo che vi lascio immaginare, è diventato realtà? E se qualcuno in qualche parte del mondo avesse inventato un sistema per far sparire i rifiuti? E se questi finissero in fondo al mare per qualche tempo e poi venissero respinti al mittente? La massa della plastica finirebbe per aumentare a dismisura. Pensate tutta la plastica del mondo gettata in mare e poi ributtata dal mare sulle nostre coste! Terribile.
Non so voi, ma io chiudo questo oblò a doppia mandata e parto. Saluto il mare e ritorno nell’entroterra riportandomi indietro la mia plastica. Non vorrei essere denunciato dal mio vicino per aver sporcato il suo mare.

Il Pianeta azzurro, Numero 6 – Ottobre 2004, di Angelo Mojetta

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