Un mondo di pietra e la leggerezza

La strage terroristica di Parigi e il desiderio di un mondo migliore. Cosa saremo capaci di portare nei decenni che ci attendono?
Ripensando a Italo Calvino
 
Mario Salomone
 
Cosa dire di fronte alla furia omicida del commando terrorista che ha seminato strage a Parigi, a due settimane da una “ultima chiamata”, la COP21 sul clima?
Rimasti di pietra, vengono in mente le parole di Italo Calvino nella prima delle sei “lezioni americane”, quella dedicata alla leggerezza.
Giovane scrittore, racconta Calvino (di cui nel 2015 ricorrono i trent’anni dalla morte prematura), egli andava scoprendo «la pesantezza, l’inerzia, l’opacità del mondo». In certi momenti, continua, gli sembrava «che il mondo stesse diventando tutto di pietra: una lenta pietrificazione: una lenta pietrificazione più o meno avanzata a seconda delle persone e dei luoghi, ma che non risparmiava nessun aspetto della vita».
 
Guardare al futuro
A questa pesantezza Calvino cercò di sfuggire con la leggerezza dei suoi scritti. I Six memos for the next millennium (titolo originale delle lezioni che Italo Calvino avrebbe dovuto tenere a Harvard) si aprono con una frase che somiglia molto a quella con cui Aurelio Peccei apre l’agenda del XXI secolo che stava scrivendo al momento della sua morte: «Meno di seimila giorni ci separano dal 2000», scrive Peccei nel 1984, «Siamo nel 1985: quindici anni appena ci separano dall’inizio di un nuovo millennio», scrive Calvino nella introduzione alle lezioni che aveva preparato in vista della trasferta americana. Singolare questa assonanza tra un grande pensatore e una grande scrittore, che è stata anche una assonanza di empatia per l’umanità e per il mondo. Guardare al futuro ne è una buona prova.
 
C’è bisogno di leggerezza
Da quegli anni la pietrificazione del mondo è diventata più veloce. Opache troppe coscienze, troppo pesanti il dolore, le ingiustizie, la violenza.
Di leggerezza ci sarebbe bisogno: un’economia più leggera sul pianeta (una “economia della mitezza”, l’ho chiamata altrove), camminare sulla Terra con passo più leggero, relazioni interpersonali, interstatali, interetniche, interreligiose più leggere.
Peccei dedica la sua vita a capire come l’umanità può imparare a governare se stessa per vivere in pace al suo interno, e anche con la Terra, Calvino scrive le sue lezioni pensando a ciò «che solo la letteratura può dare coi suoi mezzi specifici», e quindi alle virtù della leggerezza.
«Ci affacceremo al nuovo millennio, senza sperare di trovarvi nulla di più di quello che saremo capaci di portarvi», osservava Calvino in chiusura della lezione sulla leggerezza.
Cosa siamo stati capaci di portarvi, lo abbiamo visto. Cosa saremo capaci di portare nei prossimi decenni?

Il quinto compleanno di “Info Sostenibile”

In Lombardia l’unico free press interamente dedicato all’ambiente
 
Esce dal 2010 in Lombardia e compie cinque anni il27 novembre Info SOStenibile, l’unico free press italiano interamente dedicato ad ambiente e sostenibilità, diffuso in 50 mila copie a Bergamo, Brescia, Cremona e Monza Brianza.
Come scrive il direttore Diego Moratti nell’editoriale nel numero di novembre, «l’informazione forma le persone, influisce sulle nostre opinioni e sui nostri atteggiamenti, plasma convinzioni e motivazioni, condiziona le scelte quotidiane e i progetti di vita, suscita azioni e reazioni, motiva al cambiamento, all’indifferenza o alla responsabilità. (…) L’informazione è formazione, educazione, consapevolezza. L’informazione è innesco di motivazione, cambiamento, azione, scelte».
Auguri!

Dal 23 al 29 novembre educazione ambientale alla ribalta

Fino allo scorso anno, nell’ambito del Decennio delle Nazioni Unite dell’educazione allo sviluppo sostenibile, il Comitato italiano insediato presso la Commissione UNESCO del nostro paese ha promosso a novembre una settimana nazionale fitta di iniziative ed eventi.
Quest’anno in alcune realtà la settimana è promossa spontaneamente. Ricco di appuntamenti è ad esempio il programma predisposto in Friuli Venezia Giulia a cura de LAREA, il laboratorio regionale che coordina la rete regionale.
A Torino è la Casa dell’ambiente ad annunciare vari incontri durante la settimana.
 

La biglia blu…e l’oro blu…il 2015, un anno da ricordare…

(di Stefano Moretto)

Nel 1972, a una distanza di circa 45 mila chilometri, l’equipaggio dell’Apollo 17 fotografò la terra interamente illuminata dal sole. Da quel punto di vista il pianeta assomigliava ad una biglia blu e venne soprannominato “Blue Marble”: marmo blu.
Questa tinta è il frutto della maggioranza dell’elemento acqua sulla superficie del globo, più di due terzi della superficie terrestre sono ricoperti dall’acqua. 
L’acqua è una risorsa preziosa, esauribile, poco disponibile e la sua distribuzione planetaria non è equamete distribuita.
Il 97% dell’acqua è salata, soltanto il 3% è dolce, di cui solo 1/3 può essere utilizzato dall’uomo, poiché, gli altri 2/3 sono trattenuti nei ghiacciai e nelle nevi permanenti.
Infine, questo 1% non è rappresentato dalla sola acqua di superficie: contribuiscono a formare l’intero quantitativo sia l’acqua dispersa nell’atmosfera sia quella delle falde idriche.
L’acqua è una risorsa limitata, fonte di vita e alla base di ogni attività antropica, dal bere al lavarsi, indispensabile per coltivare la terra e per produrre gran parte del cibo necessario al sostentamento.
Nonostante l’acqua sia una risorsa così preziosa, la sua presenza e disponibilità viene spesso data per scontata. Consumata e inquinata senza troppi riguardi.
Questo, tra gli altri, è stato uno dei temi fondamentali dei mesi di EXPO 2015, tenutosi a Milano, ma non solo.
Infatti il “lascito” dell’Expo, secondo il nostro capo dello Stato “sta nell’aver cercato di definire il cibo e l’alimentazione come lingua comune dei popoli. Lingua comune non vuol dire omologazione. Al contrario. E’ espressione di dialogo  e di valorizzazione delle biodiversità, manifesta conoscenza e rispetto delle culture e delle loro radici, è scoperta di valori e interessi convergenti in nome dell’uomo. Rappresenta l’antidoto alla nuova Babele e alle esclusioni che la società globale può generare se non viene governata”.
Inoltre La Carta di Milano, ha sostenuto poi il presidente, “è un documento di grande rilievo, che ha affermato il diritto al cibo e all’acqua come parte essenziale di un più ampio diritto alla vita, e dal quale d’ora in avanti non si potrà prescindere nel valutare l’applicazione di diritti umani universali”.
Lo stesso Papa Francesco, tra maggio e giugno 2015, nell’enciclica “Laudato si” parla di saldare il debito sociale coi Paesi più poveri del mondo, voltare pagina sul clima con atti concreti per salvare il pianeta che è poi la “casa dell’uomo”. Infatti i cinque elementi principali dell’Enciclica sono: Terra, Clima, Acqua, Mercato, Tecnologia. In particolare rilancia il concetto di acqua come bene comune e insiste sulla realtà del mondo in cui c’è chi l’acqua non ce l’ha e chi la privatizza. Ci sono milioni di persone che non hanno accesso all’acqua, ricorda Bergoglio, e questo provoca malattie per la mancanza di igiene. L’altra faccia della medaglia è quella di “luoghi in cui avanza la tendenza a privatizzare questa risorsa scarsa, trasformata in merce soggetta alle leggi del mercato”. 
Infine il 30 Novembre a Parigi si è tenuta la Conferenza delle Nazioni Unite sul clima (Cop21) e uno degli argomenti chiave delle negoziazioni è stata la cosiddetta climate finance (cioè tutti gli investimenti e le operazioni finanziarie disegnate per contribuire alla stabilizzazione e alla riduzione delle emissioni di gas serra, ridurre la vulnerabilità ai cambiamenti climatici e migliorare l’adattamento e la resilienza a essi).
“All’ordine del giorno c’è il destino dell’umanità”, ha esordito il padrone di casa, il presidente francese François Hollande. “L’obiettivo di questa conferenza è la pace, visto che corriamo il rischio di nuove guerre per l’accesso all’acqua”.
Dopo due settimane di negoziati il nuovo accordo sul clima è stato firmato dai rappresentanti dei diversi paesi presenti alla Cop21.
“Questo, se voi vorrete, sarà il primo accordo universale sul clima”, ha ribadito il presidente francese Francois Hollande. “Non capita spesso nella vita di avere l’opportunità di cambiare il mondo, voi oggi avete quest’opportunità”.
L’accordo prevede un obiettivo davvero molto ambizioso: contenere l’aumento della temperatura globale del pianeta ben al di sotto dei 2°C, perseguendo idealmente il goal di +1,5°C. 

La sfida per la salvezza di tutti noi è iniziata, tu cosa farai?

Nuovo doppio numero per “il Pianeta azzurro”

E’ disponibile online il nuovo doppio numero de “il Pianeta azzurro”. Pur restando un inserto della rivista “.eco, l’educazione sostenibile” dall’anno scorso “il Pianeta azzurro” ha mosso i primi passi “da solo” diventando una rivista trimestrale che si dedica alla divulgazione delle tematiche più attuali sul mondo dell’acqua con dossier, monografie e altro ancora.
Questo nuovo numero nasce come sintesi delle tematiche  delle esperienze emerse durante il terzo incontro internazionale de “il Pianeta azzurro” tenutosi in occasione dell’8° WEEC che si è svolto in Svezia dal 29 giugno al 2 luglio 2015. All’interno del congresso internazionale dell’educazione ambientale una sessione “Aquatic EducationLeggi tutto “Nuovo doppio numero per “il Pianeta azzurro””

Numero 3 ottobre 2015

 

 

 

 

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8th WEEC Planet and People – Aquatic Education

3Plastic Waist Turtle, di Carolina Parra ThomPson, Xavier Villafranca
5Words From The Sea: Environmental interactive education project, di Maurizio Würtz, Nadia Repetto
7Ghost fishing gear and fishing waste in the Gulf of Venice, north-east Adriatic Sea: first observations, di Federico Riccato, Nicoletta nesto, Luisa Da Ros
9The “Caulerpa cylindracea – Egadi Islands” Project, di Anna Maria Mannino, Srefano Donati, Paolo Balistreri
11Get people into action to save the oceans. A small story of success: “Consumare Giusto” approach, di Daniele Tibi, Andrea Bigando

Numero 4 dicembre 2015

 

 

 

 

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Water, a strategic resource in the Mediterranean area

3Water education, toward an international network, di Stefano Moretto e Monica Risso
6A program for international sharing of marine litter surveys, di Yael Barki-Gateno, Asaf Ariel
9The sea at school: AULACRAM the new educational programme for Marine Conservation, di Blanca Bassas, Elena Boadas, Marta Coca and Mo Franch
12Waiting COP22: what is next?, di Monica Risso e Stefano Moretto

Vita e mare

Oggi vorrei parlare del perché siamo indissolubilmente ed istintivamente legati al mare. E’ molto di più che una semplice passione o attrazione verso qualcosa di azzurro e meraviglioso. Il mare è l’origine della vita, veniamo da lì e da esso nasciamo. Ogni essere umano trascorre i primi nove mesi della sua esistenza immerso nel liquido amniotico in cui si sviluppa, nuota, ascolta, ma non respira aria. Alla nascita siamo organismi acquatici.
Da notare che il liquido amniotico composto peri il 99% da acqua e per il resto da proteine e sali è estremamente simile all’acqua di mare per composizione chimica e fisica.
Renè Quinton, un famoso biologo, compì straordinari esperimenti all’inizio del 900’. Riuscì a dimostrare l’equivalenza chimica tra il sangue e l’acqua di mare.
Enunciò la cosidetta Prima legge della costanza marina: ”la vita animale, apparsa allo stato di cellula nel mare, tende a mantenere nelle più varie specie zoologiche, per il suo alto funzionamento cellulare, le cellule costitutive dell’organismo nel mezzo marino delle sue origini”.
Quinton fu un precursore che ci aiuta a rispondere ad una delle domande fondamentali della vita. Da dove veniamo?
Sicuramente dal Mare.

Ergo proteggere e preservare il mare è necessario al mantenimento della Vita sulla terra. 

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Alluvioni, la storia non insegna

Dal 1989 sono state censite 11.468 aree a rischio idrogeologico molto elevato che interessano il territorio di 2.875 comuni (oltre un quarto dei comuni italiani) in tutte le regioni. Ma ancora non si fa prevenzione
 
di Ugo Leone
 
 
Piove e l’Italia va sotto. Questa volta è toccato alla Campania: soprattutto alla provincia di Benevento.
Possiamo dire che è la solita storia anno dopo anno. Tra gli altri ce lo dicono i geologi quando, ricorrentemente intervistati, ci ricordano che in una terra come la nostra la natura, se maltrattata, risponde nel modo in cui sta rispondendo, come avviene ogni anno di questi tempi stagionali.
Qualcuno più avanti negli anni ricorda le alluvioni di Benevento (1949), di Salerno (1954), di Firenze e Venezia (1966), di Sarno e Quindici (1998 ) e via elencando avvicinandoci ai giorni nostri e sempre tra ottobre e novembre.
Questa annotazione serve per ricordare (la memoria va continuamente rinfrescata) che è autunno; in questo periodo piove; quando la pioggia è più abbondante fiumi e torrenti si ingrossano e portano più acqua i torrenti nei fiumi e i fiumi nel mare.
Questo secondo le regole della natura.
Poi, però, vi sono le sregolate regole umane. Quelle che hanno irreggimentato il corso di torrenti e fiumi in alvei innaturali e li hanno indirizzati in mezzo ad una selva di costruzioni che sottraggono suolo alla campagna dove qualche corso d’acqua più esuberante tenderebbe ad espandersi se ne trovasse la possibilità. Quando questa naturale possibilità non la trova esonda per le strade, nelle cantine e travolge tutto quello che trova lungo la strada.
 

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Rojava, tra guerra e pace

Ambiente e conflitti. Chissà quando ne usciremo fuori… Viaggio nel Kurdistan siriano e le sue contraddizioni e speranze di futuro
di Pier Luigi Cavalchini

 

(Di ritorno dal Kurdistan siriano) Forse molti dei lettori sono stati in qualche modo toccati dalla particolare del Kurdistan, che non è un’arte marziale o un prodotto d’artigianato esotico, bensì un territorio con un popolo suddiviso in quattro o cinque Stati diversi senza la possibilità di averne uno unico “riassuntivo” ed autonomo. Veramente una situazione assurda, diretta conseguenza della spartizione del Medio Oriente fra i principali Stati coloniali tra Ottocento e Novecento. Bene. Con una serie di associazioni in qualche modo collegate all’attività dell’UNHCR mi trovo in questi giorni proprio in questi luoghi ameni e pieni di storia. Purtroppo ciò che colpisce di più è la totale assenza di una cultura ambientale, che verrà anche dopo la soddisfazione dei bisogni primari ma che, comunque, è e rimane la base per qualificare il modo di vivere di ciascuno. L’aria sa di petrolio (siamo al confine tra Siria e Irak), le discariche segnano, a volte, i bordi delle strade – quasi come “guard rail” naturali -, la polvere (sottile, pesante, con sezioni di ogni tipo) è ovunque, come ovunque sono torme di cani inselvatichiti. Un paesaggio, purtroppo, comune a molti Paesi del Terzo Mondo che, in quelli interessati da conflitti più o meno striscianti, diventa quasi infernale.
Così, ormai da quasi una settimana (siamo al primo di ottobre) continua. Il viaggio da “Mille e una Notte”. Il riferimento va interpretato nel senso che c’e’ molto buio e poca luce, nelle terre dei Parthi e degli Assiri. Qui, anche se le strutture sono un po’ vecchiotte, quando sono in piedi, i fili volanti sono la norma e le discariche a cielo aperto sono parte del paesaggio, si respira un’aria di freschezza e voglia di vivere che noi abbiamo perso da molto. Il miglior modo di rispondere a quei pazzi sanguinari vestiti di nero che fanno di una sbagliata concezione religiosa la loro ragione di vita (anzi di morte). 
Nel resoconto (esclusivo) che segue ci sono continui riferimenti al rispetto dell’ambiente (di quello che è rimasto), della possibilità di garantire diritti e opportunità per tutti. Il primo a crederci fermamente è il presidente del Cantone principale.

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