Il passato tra noi per un presente più “green”

terrazzamenti_pietra

L’Unesco ha presentato il 12 maggio a Firenze, presso l’auditorium del Duomo, l’Istituto internazionale per le conoscenze tradizionali (Itki), un’organizzazione operativa a livello mondiale per valorizzare le tecniche tradizionali di tutela e conservazione del territorio.

Il progetto è nato dalla partecipazione della società Ipogea, del sindaco di Bagni a Ripoli dove sorgerà il Centro, della provincia di Firenze, e di una  fitta delegazione di sindaci e amministratori dell’area e tanti altri.

L’iniziativa rappresenta il primo passo verso la creazione di una Banca dati delle conoscenze della Terra, dove verranno catalogate e rese disponibili le più efficaci tecniche tradizionali ereditate dal passato per la protezione e rigenerazione del suolo, l’uso sostenibile dell’acqua e delle altre risorse non rinnovabili, la lotta alla desertificazione e al cambiamento climatico.

Le strategie in voga tra i nostri avi per risparmiare energia e ridurre le emissioni nocive sono innumerevoli, ma corrono il rischio di cadere nell’oblio. Proprio per questo motivo, la comunità internazionale  intende riportare in auge e diffondere tra cittadini, governi e amministrazioni pubbliche conoscenze preziose che possano aiutarci a rimettere in sesto l’economia e a indirizzarla verso un sistema di produzione e di consumo più sobrio e rispettoso dei limiti ambientali.

Cisterne che raccolgono la pioggia; tetti verdi che sostituiscono i condizionatori d’aria; abitazioni con pareti che non solo captano l’acqua ma la restituiscono depurata. Rete di gallerie orizzontoli per l’irrigazione, terrazzamenti di pietra al posto delle dighe in cemento. Alcuni esempo di saperi del passato, che possono essere riadattati alle esigenze del presente attraverso un uso dinamico ed innovativo del sapere. Per innescare, al più presto, la terza rivoluzione industriale della green economy, basata su energie alternative, emissioni zero, slow economy e industria creativa.

L’iniziativa è rivolta soprattutto ai Paesi in via di sviluppo, e in particolare ai meno sviluppati tra loro, che non hanno risorse finanziarie adeguate per utilizzare pratiche e tecnologie eco-friendly all’avanguardia.

 

Per maggiori informazioni cliccare qui

Romina Anardo

13/05/2010

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *