Dopo le cisterne di Ventotene, l’Associazione Scholé Futuro partecipa al progetto Hydria con un caso di studio sugli antichi acquedotti di Napoli.
Acquedotti sotterranei napoletani
Tre gli antichi acquedotti che fino alla fine dell’1800 hanno rifornito Napoli di acqua dolce, il Bolla di origine greco romana, l’ Augusteo (o Serino o Claudio) di origine imperiale ed il “Carmignano” del 1600. Tra questi il Bolla è quello che ha fornito l’acqua alla popolazione del centro di Napoli per più di due millenni. Le sue fonti erano sul Monte Somma e le acque venivano raccolte a circa 19 m sul livello del mare. Dopo un tratto di circa 8 km il suo flusso arrivava in città, vicino la fontana di Formiello, leggermente a nord di porta Capuana a circa 13 metri sul livello del mare.
La scarsa altezza sul livello del mare e la pendenza insufficiente non consentivano un uso industriale del flusso dell’acqua né il funzionamento di fontane. Perciò dentro la città l’acquedotto rimaneva ad esclusivo uso domestico e l’acqua veniva presa dai pozzi o dalle cisterne che si aprivano nei cortili o sulle strade, ma anche dentro i palazzi e persino dentro gli appartamenti.
La rete urbana interna di distribuzione dell’acqua risale al periodo greco e romano e si sviluppò durante il periodo Angioino (13° secolo d.C.) con il canale di S. Giovanni a Carbonara. Tutti gli edifici nella parte bassa della città, ai piedi della collina del Vomero, ricevevano acqua attraverso una stretta rete di canali di modesta inclinazione scavati nel tufo che si diramavano lungo o sotto le strade a seconda dei periodi, mentre i quartieri più in alto soffrivano di carenza di acqua. Quei canali rifornivano diversi serbatoi dai quali gli abitanti prendevano l’acqua attraverso pozzi scavati nella parte superiore del suolo situato nei cortili interni degli edifici o direttamente al loro interno.
L’origine delle cave
Gli edifici di ogni dimensione e importanza erano state costruite infatti direttamente sulle cave che avevano fornito i materiali per la loro costruzione. Il tufo è un ottimo materiale di costruzione, e gli enormi palazzi e le ville furono costruite con grandi blocchi di questa splendida pietra scavata dalle cavità sotterranee. Le cave, spesso utilizzate come serbatoi, sono delle stesse dimensioni degli stessi edifici, essendo state create con l’unico scopo di ottenere materiale di costruzione.
Questo dimostra che, molto probabilmente, “La Napoli di sopra” non sarebbe esistita se non fosse stato per “la Napoli sotterranea “.
Nel suo rapporto del 1884 l’ingegner Melisurgo, rappresentante delle autorità di bacino napoletane , dopo aver ispezionato e controllato personalmente l’ acquedotto, descrisse la rete fatta da canali sotterranei irregolari a sezione variabile, mai ad andamento diritto per non più di 10 metri. Sebbene fosse impossibile disegnare una mappa completa dei sotterranei , disse che se si fosse potuto disegnare una sezione del sottosuolo napoletano da 12 metri sottoterra fino al livello del mare, si sarebbe potuto vedere l’acquedotto Bolla come un enorme tronco da cui si dipartivano numerosi grossi rami che si dividevano, si moltiplicavano ed si incrociavano l’un con l’altro in una miriade di più piccoli contorti o diritti, che terminavano in ogni caso in un pozzo.
A Porta Capuana, alla fine del 19° secolo, il flusso dell’acqua era di 14.000 metri cubi al giorno.
Al tempo dei vicerè infatti Napoli era cresciuta oltre misura e le forniture e le captazioni dell’acqua lungo l’acquedotto, sia legali che abusive, erano diventate innumerevoli. In ogni caso la maggioranza della popolazione si riforniva ai pozzi pubblici, il cui numero a seconda delle diverse fonti era tra i 3.700 e i 9.000 .
L’acquedotto era gestito dai pozzari che conoscevano molto bene questa rete complicata. La città sotto assedio fu conquistata due volte, nel 536 da Belisario e nel 1442 dalle truppe di Alfonso I di Aragona, al comando di Diomede Carafa, a causa del tradimento dei pozzari che indicarono il percorso agli invasori.
Fino all’ultima guerra mondiale ci si poteva muovere per chilometri di rete di canali; allora le cisterne sotterranee furono usate come rifugi anti aerei. Inoltre, enormi quantità di rifiuti e i detriti degli edifici crollati per i bombardamenti furono gettati nel vecchio acquedotto. Si stima che solo il 30% della rete sia attualmente accessibile, mentre la parte rimanente è sconosciuta.
L’acquedotto dell’ Aqua Augusta
Dopo che Napoli venne annessa, da colonia greca a città romana e più tardi imperiale, il suo bisogno di acqua aumentò molto.
I romani portarono molta altra acqua alla regione per mezzo dell’ Aqua Augusta, che fu aggiunta all’ acquedotto Bolla già esistente. Questo acquedotto, detto Serino, da dove provenivano le acque, oppure Claudio, sotto il cui impero fu restaurato, riforniva di acqua le ville dei ricchi mercanti e della marina imperiale, fu un pezzo di ingegneria esteso e di grande effetto, una delle opere più costose che la storia ricordi. Le sue fonti erano sulle montagne di Terminio- Tuoro e furono chiamate fonti Augustee, non lontano dalla città di Avellino.
La Piscina Mirabilis
Nel suo percorso di 100 km di lunghezza per servire il porto militare imperiale di Miseno, l’acquedotto passava anche da Pompei, Ercolano e Napoli, con numerosi rami che portavano acqua a fontane e cisterne pubbliche e private a quelle comunità. Dentro Napoli, il Serino passava attraverso un tunnel conosciuto col nome di “Crypta Napoletana,” che passava sotto la collina di Posillipo per raggiungere i Campi Flegrei, la città di Pozzuoli e infine Miseno, la più grande cisterna di acqua dolce mai costruita dai romani, la Piscina Mirabilis. La cisterna era scavata interamente nella parte centrale di una collina di tufo ed è alta (o profonda) 15 metri , lunga 72 metri e ampia 25 metri . La sua capacità o volume era di 12,000 metri cubi, sostenuta da soffitti a volta e da 48 colonne. Adiacente alla cisterna principale a Miseno c’erano delle cisterne private come quella oggi chiamata Cento Camarelle (= 100 piccole stanze) un gruppo di cisterne organizzate su due livelli, probabilmente proprietà dell’oratore Quintus Hortensius Ortalus. .
L’acquedotto Augusteo tuttavia nel 6° secolo già non era più in uso perchè l’attività vulcanica aveva completamente modificato l’orografia del territorio.
L’acquedotto del Carmignano del 1600 ed il nuovo acquedotto del Serino
Nel 1600 fu costruito un nuovo acquedotto per uso industriale che dal suo ideatore e finanziatore prese il nome di Carmignano. Alla fine del 19° secolo, le nuove tecnologie resero possibile la costruzione del primo acquedotto a pressione di Napoli, il nuovo acquedotto del Serino che nel1882 rimpiazzò i precedenti. Sembrò che il lungo servizio del Bolla fosse finito, ma negli anni ‘’30 alcune industrie napoletane recuperarono le sue acque, e più tardi, grazie al restauro di uno dei suoi canali, è stato destinato a qualche uso industriale nell’entroterra di Napoli.
La vita a Napoli
La popolazione è sempre cresciuta molto e la città, invece di espandersi in larghezza, ha continuato a crescere su se stessa , grazie al fatto che il territorio di Napoli è su diversi livelli.
Per di più, diversamente dall’antico periodo greco quando era proibito costruire all’esterno delle mura della città, durante il vice reame spagnolo (1600) fu promulgata una legge che proibiva l’ingresso di materiali edilizi dentro la città. Questo non impedì la costruzione di nuovi edifici, ma fu un ulteriore motivo di estrarre il tufo dal sottosuolo come materiale di costruzione.
Oggi se si guarda la città dalla collina di San Martino o Castel dell’Ovo si può osservare una città costruita su diversi livelli, quasi un’enorme scalinata.
Per le difficili condizioni sociali e l’uso improprio delle cisterne che esponeva l’acqua dolce all’inquinamento, il colera divenne un’epidemia endemica a Napoli nel 18° e 19° secolo , specialmente nei quartieri poveri e la vicinanza dell’acqua fu duramente pagata.
Le condizioni degli antichi acquedotti sotterranei oggi
Questa è una semplice rappresentazione della meraviglia dell’alveare sotterraneo della città antica di Napoli.
Oggi è possibile visitare parte delle antiche cisterne in due percorsi della così detta “ Napoli Sotterranea”. Negli anni ‘ 60 e ’70 un gruppo di speleologi esplorò e restituì il patrimonio sotterraneo alla città di Napoli, una parte del quale è aperta al pubblico. Si può vedere un esempio dell’acquedotto greco-romano scendendo nelle enormi cisterne usate per rifornire di acqua dolce I palazzo e le ville di sopra e avere un’idea dell’incredibile rete di canali e di serbatoi degli antichi acquedotti.
L’entrata dell’affascinante percorso guidato è a piazza San Gaetano.
Hydra -Acquedotti storici
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