Le immagini sono molto dure e le evochiamo attraverso alcuni esempi: una coppia che cammina sulle ceneri della propria abitazione (Sudan 2012-2013, foto di Camille Lepage, Francia), bambini in strada ad Aleppo allarmati dall’avvicinarsi di aerei (Siria 2013-2015, foto di Shelly Kittieson), richiedenti asilo in un campo profughi in Atene (Grecia 2016, fotografia di Jodi Hilton), due bambine in un campo profughi al confine turco-siriano ove 200.000 persone, fuggite da Daeth hanno trovato un rifugio (fotografia di Laurence Geal), quartiere Shijayeh della striscia di Gaza, distrutto dagli attacchi israeliani (foto di Maysun, una documentarista di origine ispano-palestinese). Kurdistan iraniano-iracheno; Siria, Egitto, Palestina, Ucraina, Repubblica Centro-africana, Turchia, Libano, Iraq del Nord, dal 2012 ad oggi luoghi di paura.
Ma quando tacciono le armi, inizia il dramma di chi deve abbandonare la propria terra per dirigersi verso un futuro ignoto, verso la più radicale delle incertezze. Uomini, donne, vecchi, bambini. Iniziano le opere di mediazione, le opere di tutela delle vite che spesso si riducono a offrire asilo, rifugio, l’opera delle organizzazioni internazionali che, insufficiente a prevenire i conflitti, diventa decisiva quando le armi tacciono, magari temporaneamente, per “salvare il salvabile”.
Le foto documentano la sofferenza, la paura, che, certo sono comuni anche ai disastri naturali; ma, a prescindere dalle osservazioni che si potrebbero fare sui disastri climatici prodotti dall’abuso tecnologico umano, le guerre sono più direttamente legate alla volontà delle classi dirigenti dei paesi coinvolti ed è meno facile addurre l’ignoranza o l’inconsapevolezza come cause di tante sofferenze; e quindi appaiono immediatamente cariche di responsabilità, ben più direttamente di quanto non appaiano legati a responsabilità umane i disastri prodotti dalla degradazione dell’ambiente. È indubbiamente difficile, comunque, districarsi dalle pastoie politico economiche che si riflettono nella sofferenza prodotta dalle guerre.
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