Henry Walter Bates

Henry Walter Bates , naturalista del mese di febbraio (di Margherita Bandini)

Henry Walter Bates nacque in una famiglia di ceto medio a Leicester. All’età di 14 anni era già impiegato nella fabbrica di famiglia con una giornata lavorativa che solitamente durava undici ore. Tuttavia Bates, nell’intento di migliorarsi, trovava l’energia di frequentare una scuola serale e, dopo vari anni, aveva abusato troppo di se stesso, tanto da subire dei collassi di salute cosi importanti che fu il dottore di famiglia a sostenere la scelta di una spedizione in Sud America, che forse avrebbe migliorato la sua precaria salute. Mentre era nella foresta Amazzonica, era solito uscire la mattina “vestito di stivali, pantaloni, un vecchio cappello e una camicia colorata con un puntaspilli sul davanti con infilzati sei diverse misure di spilli per insetti. Portava un lungo fucile sulla spalla sinistra” carica con due diversi colpi per due diverse misure di preda. “Nella sua mano destra aveva la sua rete per farfalle. Una borsa di pelle sulla sinistra aveva munizioni ed una scatola per gli insetti. Un carniere sulla destra aveva altre provviste, incluse delle pinze di pelle per appendere lucertole, serpenti, rane, grossi uccelli ed altri esemplari.” Rimase nella foresta Amazzonica per poco più di un decennio durante una spedizione organizzata e trascorsa in parte con Alfred Wallace, collega Entomologo incontrato a Leicester. Bates passò quello che considerò “i migliori undici anni della mia vita” nella foresta Amazzonica, dal 1848 al 1859.

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L’educazione ambientale italiana si mette in rete. A Roma un nuovo passo avanti

Roma, 29 gennaio 2014). Si è tenuto a Roma, presso la sede centrale del CNR, il terzo incontro nazionale della rete italiana dell’educazione ambientale e per la sostenibilità, nata con la decisione presa a Milano il 29 agosto 2013 in occasione dell’incontro di restituzione del Settimo WEEC (World Environmental Education Congress). Il 7th WEEC di Marrakech (www.weec2013.org), nel decennale dei congressi, grazie alla grandissima partecipazione e al coinvolgimento di istituzioni internazionali come l’UNESCO e l’UNEP aveva infatti ratificato il ruolo della rete mondiale di educazione ambientale e aveva fatto emergere la necessità di strutturare meglio la rete sia a livello internazionale, sia continentale sia nazionale nei paesi dove non esistono ancora o non esistono più reti di attori locali.

Partecipazione numerosa e sintonia di intenti

L’incontro romano ha visto una crescita di partecipazione (sala piena e posti in piedi) e la presenza di un po’ tutti gli attori: Regioni e Amministrazioni locali, Arpa, grandi associazioni ambientaliste, Comitato italiano DESS-UNESCO, CEA, parchi, università e altri centri di recerca, fattorie didattiche,… Tutti d’accordo i presenti sulla importanza di continuare e estendere lo sforzo di riannodare fili e di rimettere l’educazione ambientale (che si intreccia con quella “allo sviluppo sostenibile”) al centro delle politiche pubbliche. Una rete, o meglio una “rete di reti”, di enti, di associazioni, cooperative, aziende che, si è detto, deve essere inclusiva e policentrica. E che, come ha detto il Comitato italiano UNESCO, raccoglierà il testimone del Decennio delle Nazioni Unite, che termina quest’anno.

I temi trattati, una riflessione che continua

Il mattino del 29, dopo i saluti delle istituzioni presenti, è stato dedicato ai commenti al documento base (disponibile online). La definizione di obiettivi, principi e metodi è comunque un processo aperto, che proseguirà nei prossimi mesi, con alcuni gruppi di lavoro che dovranno approfondire i punti emersi e sottoporli al vaglio della comunità italiana dell’educazione ambientale.

Il pomeriggio è stato dedicato a una panoramica dei numerosissimi questionari compilati online, all’interessante caso francese, con le sue “assise” territoriali che preparano gli incontri nazionali (e che, è stato detto, possono offrire un buon esempio anche per l’Italia), e a come organizzare alcune funzioni della rete, utilizzando al meglio anche le ICT: diffusione di informazione, scambio di esperienze, formazione, documentazione, conservazione della memoria delle tappe fondamentali dell’educazione all’ambiente e alla sostenibilità.

Il prossimo incontro è programmato indicativamente per il 27 marzo, la sede dovrebbe essere una città del centro-sud.

L’educazione ambientale italiana si mette in rete. A Roma un nuovo passo avanti

Roma, 29 gennaio 2014). Si è tenuto a Roma, presso la sede centrale del CNR, il terzo incontro nazionale della rete italiana dell’educazione ambientale e per la sostenibilità, nata con la decisione presa a Milano il 29 agosto 2013 in occasione dell’incontro di restituzione del Settimo WEEC (World Environmental Education Congress). Il 7th WEEC di Marrakech (www.weec2013.org), nel decennale dei congressi, grazie alla grandissima partecipazione e al coinvolgimento di istituzioni internazionali come l’UNESCO e l’UNEP aveva infatti ratificato il ruolo della rete mondiale di educazione ambientale e aveva fatto emergere la necessità di strutturare meglio la rete sia a livello internazionale, sia continentale sia nazionale nei paesi dove non esistono ancora o non esistono più reti di attori locali.

Partecipazione numerosa e sintonia di intenti

L’incontro romano ha visto una crescita di partecipazione (sala piena e posti in piedi) e la presenza di un po’ tutti gli attori: Regioni e Amministrazioni locali, Arpa, grandi associazioni ambientaliste, Comitato italiano DESS-UNESCO, CEA, parchi, università e altri centri di recerca, fattorie didattiche,… Tutti d’accordo i presenti sulla importanza di continuare e estendere lo sforzo di riannodare fili e di rimettere l’educazione ambientale (che si intreccia con quella “allo sviluppo sostenibile”) al centro delle politiche pubbliche. Una rete, o meglio una “rete di reti”, di enti, di associazioni, cooperative, aziende che, si è detto, deve essere inclusiva e policentrica. E che, come ha detto il Comitato italiano UNESCO, raccoglierà il testimone del Decennio delle Nazioni Unite, che termina quest’anno.

I temi trattati, una riflessione che continua

Il mattino del 29, dopo i saluti delle istituzioni presenti, è stato dedicato ai commenti al documento base (disponibile online). La definizione di obiettivi, principi e metodi è comunque un processo aperto, che proseguirà nei prossimi mesi, con alcuni gruppi di lavoro che dovranno approfondire i punti emersi e sottoporli al vaglio della comunità italiana dell’educazione ambientale.

Il pomeriggio è stato dedicato a una panoramica dei numerosissimi questionari compilati online, all’interessante caso francese, con le sue “assise” territoriali che preparano gli incontri nazionali (e che, è stato detto, possono offrire un buon esempio anche per l’Italia), e a come organizzare alcune funzioni della rete, utilizzando al meglio anche le ICT: diffusione di informazione, scambio di esperienze, formazione, documentazione, conservazione della memoria delle tappe fondamentali dell’educazione all’ambiente e alla sostenibilità.

Il prossimo incontro è programmato indicativamente per il 27 marzo, la sede dovrebbe essere una città del centro-sud.

Deadline per partecipare al Designing a Sustainable Future through School Community Collaboration

Scade il 15 gennaio il termine per la presentazione delle proposte per la partecipazione alla conferenza o al seminario post-conferenza nell’ambito del convegno  “Designing a Sustainable Future through School Community Collaboration” che si terrà a Barcellona dal 21 al 23 maggio 2014. Il convegno rappresenta la conferenza finale del “Comenius Lifelong Learning Network CoDeS”.

Il CoDeS è un network che si concentra sulla collaborazione della comunità scolastica a livello europeo per la costruzione  e l’indirizzamento di pratiche sostenibili. Le attività della rete mirano a fornire una prospettiva europea sui processi di apprendimento, modelli, valori e strumenti per una collaborazione di successo. Sulla base di un’ampia gamma di esperienze e background dei partner nel settore, infatti,  la rete produce, pubblica e diffonde  strumenti utili per un’ Educazione allo Sviluppo Sostenibile (ESD).

maggiori informazioni al sito www.comenius-codes.eu

Da 25 anni al servizio dell’educazione sostenibile

Educazione sostenibile” è fare educazione ambientale e per la sostenibilità “in modo sostenibile”. Crediamo, infatti, nella coerenza di obiettivi, metodi, contenuti, strutture, relazioni. In tutti i contesti e a tutti i livelli dell’educazione formale, non formale e informale.

Siamo al servizio di tutti gli attori impegnati nel diffondere sensibilità, conoscenze, capacità di comprensione della complessità delle interazioni tra società umane e natura. Scuola, università, amministrazioni pubbliche, associazioni e cooperative, parchi, musei, imprese, mass media… L’elenco di quanti hanno un ruolo, ciascuno diverso ma sempre importante, è lungo e potrebbe continuare. In comune, la sfida di costruire un futuro vivibile, desiderabile, sostenibile.

La sfida non è semplice e per aiutare meglio le moltissime persone e istituzioni impegnate in questa sfida ci siamo fatti in quattro.

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Il Minivolley è amico dell’ambiente

Inizia il 15 dicembre a Mulazzano il progetto “+ sport – sprechi” che coinvolgerà gli atleti del minivolley di tutta la Provincia di Lodi.
“+ sport – sprechi” è un progetto finanziato dalla Fondazione Cariplo e nato dalla collaborazione tra Istituto per l’Ambiente e l’Educazione Scholé Futuro Onuls, il Dipartimento di Elettronica, Informazione e Bioingegneria del Politecnico di Milano e la FIPAV Comitato Provinciale di Lodi. Il progetto “+ sport – sprechi” ha l’ambizione di rendere l’attività sportiva una pratica sempre più sostenibile e amica dell’ambiente. Spesso azioni semplici, come usare l’acqua del rubinetto invece che nella bottiglietta di plastica, ripetute ogni allenamento da tutti i giocatori, sono in grado di fare la differenza e di abituare gli atleti, grandi e piccoli, a un cambio di abitudini permanente. “+ sport – sprechi” lancia una gara rivolta a tutte le Società di minivolley della Fipav lodigiana che potranno “sfidarsi” per diventare la “Società +Sport-Sprechi”!

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Beatrix Potter

Beatrix Potter, naturalista del mese di dicembre (di Margherita Bandini)

Fino all’estate di quest’anno, conoscevo Beatrix Potter solamente come l’autrice di libri per bambini: quando ero piccola, mia mamma mi ha comprato e letto molti dei “piccoli libri” di fiabe che scrisse, (da “The Tale of Peter Rabbit” a “The Tale of Mrs. Tittlemouse”) ed io ero innamorata di ognuno. Ecco perche’ nell’ agosto scorso, all’ età di 29 anni, quando ho scoperto che vicino al nostro albergo in Scozia c’ era un piccolo museo dedicato a Beatrix Potter, ho guidato la mia intera famiglia al piccolissimo villaggio che lo ospitava e che, abbiamo scoperto, aveva ospitato la stessa Beatrix per molte estati. Lì, improvvisamente ed inaspettatamente, mi sono trovata faccia a faccia con l’evidenza: articoli di giornale, documenti, collezioni, foto, e sorprendentemente disegni ad acquarello. Acquarelli splendidamente dettagliati, di funghi, mammiferi (conigli, ovviamente, ricci, volpi e topi di campagna), insetti, alberi, fiori.

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During my lifetime I have dedicated myself to this struggle of the African people…

“During my lifetime I have dedicated myself to this struggle of the African people. I have fought against white domination, and I have fought against black domination. I have cherished the ideal of a democratic and free society in which all persons live together in harmony and with equal opportunities. It is an ideal which I hope to live for and to achieve. But if needs be, it is an ideal for which I am prepared to die”.

― Nelson Mandela

Verso una nuova filiera corta di tessile sostenibile

Il CNR sta conducendo una ricerca sul tessile sostenibile. L’obiettivo è costruire una filiera corta sperimentale per la produzione di abbigliamento sostenibile, utilizzando lana rustica italiana. Si tratta di lana che è prodotta in grandi quantità (500 t l’anno) ma attualmente considerata un rifiuto dell’allevamento ovicaprino, in quanto non competitiva con qualità più pregiate (ad es. merinos) importate da Australia, Nuova Zelanda o Argentina, e pertanto viene scartata a danno dell’ambiente: interrata a dispetto delle normative sullo smaltimento che comportano costi eccessivi per gli allevatori o esportata sottocosto sui mercati esteri dove è destinata alla produzione di tappeti. Per la lavorazione di questa lana vengono recuperati saperi e competenze artigianali locali che si rifanno alla tradizione del Made in Italy: la filiera di produzione è italiana e non prevede delocalizzazioni produttive in paesi con un costo del lavoro minore.
Il CNR sta valutando la reazione del mercato ai primi capi prodotti con interviste e focus group e chiedendo la compilazione di un questionario on-line, in cui sono presentati alcuni capi. La ricerca è pubblica, così lo saranno i risultati, e non ha fini commerciali.

Il link al questionario è http://www.tessilesostenibilita.it/questionari/lana-sostenibile/   La compilazione richiede pochi minuti.