Un orto contro la cementificazione

Reportage. A vedere gli orti urbani di Tre Fontane (Roma) sono venuti perfino dal Kazakistan
 
di Andrea Ferrari Trecate

 

In linea d’aria, partendo dalla Garbatella, non ci sarebbe molta distanza da percorrere per raggiungere il quartiere di Montagnola, il parco di Tre Fontane e i suoi orti urbani. Queste due parti di Roma però sono letteralmente divise da Via Cristoforo Colombo. Una strada a scorrimento veloce, un interminabile serpente di cemento, nato agli inizi degli anni ’40 e completato nel ‘54.
Questo confine fisico e non solo, questo muro di macchine e corsie, divide i due quartieri ma non le loro storie, piuttosto simili.
Due zone che ora Roma si appresta a inglobare ma che, fino a pochi anni fa, erano quartieri periferici, terreno fertile non per le coltivazioni ma per la malavita e, soprattutto, per lo spaccio e la diffusione della droga.
 
La funzione sociale degli orti
 
Gli orti di Tre Fontane però, pur condividendo con la Garbatella un’origine fieramente popolare e romanesca, sono mossi da uno scopo diverso dall’intento di difendere il quartiere dalla cementificazione.
 

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L’attualità del pensare come mestiere

Caffè filosofico N. 1 – L’idea di dedicare uno spazio nel sito ai classici della storia del pensiero filosofico, antico e medievale, moderno e contemporaneo vuole presentare quel famoso pungolo socratico
di Tiziana Carena

Il portale Educazionesostenibile.it apre con questo articolo di Tiziana Carena una rubrica dedicata alla filosofia, con un occhio particolare all’idea di natura, al principio di responsabilità e in genere a quanto nella filosofia ci può essere di aiuto nel (difficile) cammino verso la sostenibilità

 

Caffè filosofico, prima riflessione: Fichte e il “soggetto trascendentale” o “spirito” come principio assoluto della realtà.
Siamo nel secolo dei Lumi. Se parliamo di Johann Gottlieb Fichte parliamo di un allievo di Kant, colonna della filosofia moderna e, forse, il “volano” della filosofia contemporanea.
Fichte nasce nel 1762, la sua famiglia è povera, ma le sue forze intellettuali vengono riconosciute dal suo maestro Kant che lo conduce per mano; egli approfondisce filosofia e teologia, come è consuetudine per l’epoca (pensiamo a Hegel, di nemmeno un decennio più giovane. Senza il binomio filosofia-teologia non ci sarebbe il sistema hegeliano con la sua indiscussa originalità). La formazione diviene, dunque, uno imprinting assolutamente necessario che determinerà l’originalità del filosofo e lo farà diventare un classico.
Di che cosa si occupò Fichte?
 

 

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Prendere in mano la propria vita

Ritrovare se stessi per ritrovare il mondo. Un libro
di Tiziana Carena

 

«La nostra vita è un perenne correre, abitudine ormai consolidata anche nei gesti che potremmo compiere con molta più calma e consapevolezza. “Occorre fermarci per andare avanti”. Cambiare alcune nostre abitudini, spesso non in linea con il nostro corpo e la nostra mente, è possibile diventando consapevoli delle nostre risorse e di ciò che è in nostro potere per migliorare nelle diverse aree della nostra vita. L’essere umano ha il grande dono di poter prendere in mano la propria vita e scegliere come ripartire per costruire una vita ricca di gioia, serenità e pace, ma tutto questo deve partire dal senso di consapevolezza che è in lui. Nello scrivere questo libro ho ascoltato quel potenziale, quella passione, quella volontà che mi ha permesso di comprendere come spesso il cuore, la determinazione, il credere nelle proprie risorse può portare a superare i limiti che ognuno di noi si pone per raggiungere ciò a cui aspira di più, la sua mission, quella già nata nell’anima dell’Universo» (Antonio Nuzzachi).

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Verdi monumenti alla determinazione

Reportage. Alla Garbatella (Roma) gli orti sono il simbolo della coesione di una comunità
 

di Andrea Ferrari Trecate

 

Luigi di Paola colpisce con la punta delle scarpe il terreno del parco alle porte degli orti della Garbatella.

La zolla di terra si stacca a fatica. Sembra cemento.

«Vedi –mi dice- è questo il terreno che abbiamo trovato nel 2009, quando ci è venuta l’idea degli orti». Non mi stupisco che all’epoca in molti avessero battezzato come impossibile l’idea. La terra si presenta arida, priva di vita. Eppure, alzando gli occhi, gli orti sono proprio lì, davanti a me, un piccolo verde monumento alla determinazione che è stata quasi testardaggine.

Il quartiere della Garbatella oggi non presenta nessuno strascico della sua storia recente piuttosto travagliata. Nato come quartiere proletario a sud di Roma, è stato segnato dalla malavita organizzata, dall’eroina, apparsa e diffusasi quasi come un’epidemia, e dalla cementificazione voluta dai palazzinari. Uscendo dalla stazione della metropolitana si fatica persino a credere di trovarsi a Roma. Le architetture del barocchetto mi hanno accompagnato attraverso i giardini e i cortili. I ragazzini giocano per strada mentre nelle piazzette si respira l’aria di un paese di campagna. Il centro sociale di Casetta Rossa e il vecchio mercato occupato sono figli di giorni più recenti ma hanno lo stesso denominatore che caratterizza tutto il quartiere: la socialità.

 

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Comunicare la scienza e l’innovazione sostenibile, un master a Milano

Un anno di lezioni, esercitazioni, laboratori informatici e multimediali

Sono aperte le iscrizioni per l’edizione 2015-2016 del Master dell’Università Milano-Bicocca che insegna a comunicare la scienza in modo corretto ed efficace e a promuovere la cultura dell’innovazione e della sostenibilità.
Gli studenti progettano e realizzano convegni aperti alla cittadinanza e molti prodotti pubblicati su web (colpodiscienza, MaCSIS, Youtubescienzainrete, clubdante, triwu, moebius – radio24 ecc.), e hanno la possibilità di partecipare alle attività di ricerca teorica e applicata del Centro interuniversitario MaCSIS.
Alla conclusione del Master, dopo aver condotto un progetto formativo (stage di 300 ore presso uno dei partner del Master) e una tesi teorica/sperimentale, vengono attribuiti 60 crediti formativi.
Per informazioni: segreteria.macsis@unimib.it

Teatro sì, ma sostenibile

Dal 10 al 19 luglio il festival internazionale del teatro in piazza.
Sant’Arcangelo di Romagna: uno dei più importanti festival teatrali europei punta sull’ambiente.
 
Santarcangelo – Festival Internazionale del Teatro in Piazza con i suoi quarantacinque anni di esistenza ha il privilegio di ricoprire il ruolo di uno degli appuntamenti nazionali e internazionali più all’avanguardia nell’ambito delle arti performative e teatrali, longevità che sottintende anche una forte capacità di rinnovamento artistico e organizzativo in funzione dei cambiamenti dei tempi che hanno accompagnato la sua lunga storia.
È, infatti, il più antico festival italiano dedicato alle arti della scena contemporanea, e uno dei più significativi appuntamenti europei nell’ambito del teatro e della danza.
Nato nel 1971, si è fondato nel segno della dimensione internazionale e del rapporto con la piazza.
 
Impegno per l’ambiente
 
Da alcuni anni Santarcangelo Festival Internazionale del Teatro in Piazza mette a disposizione pratiche sostenibili che fa conoscere al suo pubblico e alla sua comunità. Attraverso l’osservazione lo studio e l’ascolto del territorio, espande la consapevolezza che la questione ambientale e la conservazione del patrimonio naturale può e deve avvenire con il contributo di tutti.
Santarcangelo, insomma, si impegna a essere il luogo in cui la cultura teatrale dialoga e si confronta con le principali questioni che attraversano la sostenibilità di un territorio.
Abbiamo intervistato Chiara Mini, la persona che negli ultimi tre anni ha lavorato affinché tutta l’iniziativa fosse compatibile ecologicamente e sostenibile, con progetti che vanno dall’eliminazione dell’acqua in bottiglia a favore di quella pubblica, l’energia 100% derivante da fonti rinnovabili e certificata, le bici recuperate e messe a disposizione, l’utilizzo del car sharing per raggiungere il festival, il sistema di biglietteria elettronica e l’utilizzo di materiali bioplastici compostabili per il cibo.
 

Corso di giornalismo ambientale Laura Conti, ultimi giorni per iscriversi

Scade il 3 luglio il termine per iscriversi alla XV edizione del Corso EuroMediterraneo di giornalismo ambientale Laura Conti che si tiene per il settimo anno consecutivo nel Campus Universitario di Savona. L’iniziativa si svolge dal 26 ottobre al 4 dicembre e prevede laboratori, borse di studio e un workshop di una settimana in cui si producono servizi giornalistici sulle valenze naturali e sociali, le risorse e le opportunità di sviluppo dell’area.

L’iniziativa è organizzata da Editoriale La Nuova Ecologia in collaborazione con Legambiente e in partenariato con l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia.

Francesco, il papa che non piace alle lobby e a chi le aiuta

Governi e comportamenti: questo il problema centrale. Ma ora la responsabilità passa alla capacità e alla volontà delle migliaia di vescovi e sacerdoti di veicolare il messaggio ai fedeli e alla capacità e la volontà dei fedeli che si riconoscono in Francesco di trarne le conseguenze nei comportamenti quotidiani: di vita, di produzione, di consumi.

di Ugo Leone

 

Solo chi ritiene o riteneva che l’ambiente sia mare, monti, fiumi, laghi, uccellini e stambecchi può stupirsi dell’approccio e dei contenuti della Laudato si’, l’enciclica di Papa Francesco, e del suo concetto di ecologia integrale. Un’enciclica che, intendendo che “tutto è intimamente relazionato” è perfettamente “allineata” (se così posso dire, senza offesa) con l’ambientalismo più attento e moderno.

«Un grande insegnamento – ha scritto Vito Mancuso (Da san Francesco a Francesco “la repubblica” 16 giugno 2015) – è l’interconnessione di tutte le cose su cui il Papa torna più volte (‘tutto è intimamente relazionato’), al fine di comprendere, per fare solo un esempio, che il surriscaldamento del pianeta provoca la migrazione di animali e di vegetali e quindi l’impoverimento di determinati territori e di coloro che li abitano i quali, a loro volta, si trovano costretti a emigrare. Così l’ecologia, da mera preoccupazione per l’ambiente naturale, mostra di essere al contempo cura dell’umanità nel segno ancora una volta dell’ecologia integrale.»

La questione demografica

Se fosse solo questo – ma è molto di più – l’enciclica segnerebbe un’importante svolta. Perché induce alla riflessione e, magari, al ripensamento della ricorrente interpretazione dell’ambiente con l’aggettivazione di naturale. Dimenticando o ignorando che ambiente significa “ciò che sta intorno” e che ciò che ci sta intorno è sempre meno natura e sempre più, soprattutto, città nelle quali vivono almeno 3,8 miliardi di persone che saranno il doppio a fine secolo quando la popolazione terrestre, verosimilmente, toccherà il picco di 9-10 miliardi.

Troppi? La mancanza di questa annotazione circa i problemi derivanti dalla quantità di popolazione e, quindi, della necessità di limitare la crescita demografica, è una delle critiche mosse a Francesco. Anche Mancuso che prima citavo si chiede se sia sostenibile «affermare che ‘la crescita demografica è veramente compatibile con uno sviluppo integrale e sociale’ come scrive il Papa citando un documento ecclesiastico precedente». E ritiene che non lo sia. Personalmente ho sempre ritenuto e ritengo che sia difficile dimostrare scientificamente che siamo troppi, perché bisognerebbe anche correttamente dire troppi “rispetto a…” e questo sarebbe difficilmente dimostrabile. Basta solo osservare che quando Malthus pose questo stesso problema la popolazione terrestre si avviava a toccare il primo miliardo, mentre oggi siamo quasi otto volte di più. Siamo comunque molti e se fossimo di meno sarebbe meglio in quanto molti problemi, anche di quelli sottolineati nell’enciclica sarebbero più facilmente risolvibili. Tuttavia, mi sembra ancora condivisibile l’approccio dell’economista statunitense Lester Thurow: «Se la popolazione mondiale avesse la produttività degli svizzeri, i consumi medi dei cinesi, le inclinazioni egualitarie degli svedesi e la disciplina sociale dei giapponesi, il pianeta Terra potrebbe sopportare una popolazione molte volte maggiore di quella attuale. Se, invece, la popolazione mondiale avesse la produttività del Ciad, i consumi medi degli USA, le inclinazioni egualitarie dell’India e la disciplina sociale dell’ex Jugoslavia, il pianeta Terra non riuscirebbe neppure a sopportare la popolazione attuale».

Stridenti contrasti nella gestione delle risorse

È anche per questo stridente contrasto nella gestione delle risorse che i più poveri subiscono «gli effetti più gravi di tutte le aggressioni ambientali». Per cui, scrive sempre il Papa, si pone la necessità di «cambiare il modello di sviluppo globale» perché «il ritmo di consumo, di spreco e di alterazione dell’ambiente ha superato le possibilità del pianeta, in maniera tale che lo stile di vita attuale, essendo insostenibile, può sfociare solamente in catastrofi».

Il problema, dunque, non è solo quanti siamo, ma come ci governano e come ci comportiamo.

E non è nemmeno giusto e corretto dire che Francesco ha scritto cose belle e condivisibili, ma non se ne farà niente perché, come ha dichiarato Ettore Gotti Tedeschi, l’economista ex presidente dello IOR, «le lobby sono forti non lo ascolteranno». Né giusta mi sembra la critica mossa da alcuni ascoltatori nella puntata che “Radio tre scienza” ha dedicato all’enciclica il 17 giugno, secondo la quale il Papa avrebbe imbastito una sorta di “armiamoci e partite”. Una vera stupidaggine, l’ha definita Karl-Ludwig Schibel che, insieme con Pietro Greco, partecipava alla trasmissione. Una stupidaggine perché non è il Papa o il segretario delle Nazioni Unite o il presidente degli Stati Uniti a determinare da soli le sorti del pianeta. Ma è la capacità e la volontà delle migliaia di vescovi e sacerdoti di veicolare il messaggio ai fedeli; è la capacità e la volontà del miliardo di fedeli che si riconoscono in Francesco di trarne le conseguenze nei comportamenti quotidiani: di vita, di produzione, di consumi.

Chi aiuta le lobby

Ma, certo, anche tra i fedeli non è proprio questo l’inizio. Basta leggere qualche quotidiano per rendersene conto: Il Giornale e Il Foglio innanzitutto. Quest’ultimo, poi, è rimasto veramente spiazzato dall’enciclica e, coerentemente con le posizioni “negazioniste” circa le responsabilità umane alla base dei mutamenti climatici, il 17 giugno ha pubblicato un articolo a firma (pv) – Da “sarà un’enciclica solo pastorale” al catastrofismo scientifico abbracciato. La curiosa parabola di Laudato si’ – nel quale tra l’altro si legge «ci si permetta un po’ di sorpresa nel leggere come il testo scenda in particolari molto tecnici, e abbracci la tesi del riscaldamento globale incontrollato e causato dall’uomo, e tragga conclusioni che neppure i climatologi dell’ONU hanno tratto (un esempio su tutti: è difficile non mettere in relazione tale riscaldamento globale ‘con l’aumento degli eventi meteorologici estremi’, si legge)».

Allora il problema non sono le lobby che fanno il loro mestiere, ma chi le aiuta veicolando messaggi sempre meno supportabili scientificamente.

Papa Francesco: l’importanza dell’educazione ambientale

Educazione ambientale per “diffondere un nuovo modello riguardo all’essere umano, alla vita, alla società e alla relazione con la natura”

di Mario Salomone

Un intero capitolo (il sesto) dell’enciclica “verde” del pontefice Laudato si’ sulla cura della casa comune è dedicato alla funzione centrale dell’educazione. L’umanità, esorta papa Francesco, prima di tutto deve cambiare.

Si tratta quindi di “educare all’alleanza tra l’umanità e l’ambiente”

Il capitolo, intitolato Educazione e spiritualità ecologica, nota l’evoluzione in corso nell’educazione ambientale che «è andata allargando i suoi obiettivi. Se all’inizio era molto centrata sull’informazione scientifica e sulla presa di coscienza e prevenzione dei rischi ambientali, ora tende a includere una critica dei miti della modernità basati sulla ragione strumentale (individualismo, progresso indefinito, concorrenza, consumismo, mercato senza regole) e anche a recuperare i diversi livelli dell’equilibrio ecologico: quello interiore con se stessi, quello solidale con gli altri, quello naturale con tutti gli esseri viventi, quello spirituale con Dio».

L’educazione deve mirare a una conversione ecologica e «sarà inefficace e i suoi sforzi saranno sterili se non si preoccupa anche di diffondere un nuovo modello riguardo all’essere umano, alla vita, alla società e alla relazione con la natura».

Insomma, anche su questo punto, come negli altri dell’enciclica, papa Francesco si dimostra deciso e lucido.

Sconcertanti le prime pagine dei quotidiani sull’enciclica verde

di Mario Salomone

La presentazione ufficiale dell’enciclica Laudato si’, la guida alla lettura che l’ha accompagnata e le modalità stesse della sua presentazione avrebbero dovuto consentire ai giornali italiani di dare a questo fatto assolutamente storico il dovuto rilievo.

Invece sembra che la grande stampa del nostro paese si sia messa d’accordo per minimizzare, o forse ha la testa altrove: i mass media, purtroppo, semplicemente non hanno ancora capito la gravità della crisi ecologica, le sue connessioni con l’economia, il benessere sociale, le dinamiche geopolitiche e quant’altro. Né hanno capito lo spessore del messaggio lanciato da papa Francesco in nome di tutta la Chiesa Cattolica, che si fa, come dice l’etimologia, veramente “universale”, facendosi carico di come popoli e pianeta possano svilupparsi insieme, in pace, equità, armonia.

La lettura delle prime pagine dei quotidiani del 19 giugno è veramente sconcertante. La Grecia e Mafia capitale dominano quella del Corriere della Sera, come quella del Messaggero, la Repubblica si preoccupa delle conseguenze delle sanzioni a Putin e dà, certo giustamente, spazio alla strage nella chiesa afroamericana, il Giornale riserva al papa un riquadro per difendere le banche, il Sole 24 Ore punta su “come cambiano gli appalti”, anche se, a onor del vero, apre sull’enciclica con uno strillo a tutta pagina.