Ambiente Italia

L’edizione 2010 del rapporto annuale di Legambiente, curato come sempre dall’Istituto Ambiente Italia, è incentrata sul ruolo che le politiche regionali possono avere nell’affrontare le sfide ambientali internazionali. Il rapporto infatti analizza l’attività delle regioni in otto ambiti tematici fondamentali: energia e fonti rinnovabili, dissesto idrogeologico, trasporti e pendolarismo, cave, consumo di suolo, aree protette, acque e rifiuti. Il quadro che merge non è molto incoraggiante: in Italia ci sono politiche innovative ma sono decisamente poche e soprattutto non collegate tra loro, non si fa sistema e ciò rende molto deboli le buone pratiche attivate.  Dal punto di vista climatico appare decisamente negativa la performance italiana relativa alle emissioni climalteranti: cCon 550 milioni di tonnellate di Co2, l’Italia è il terzo paese europeo per emissioni. Ma non è solo il clima a danneggiare l’Italia, anche la mobilità non è un settore degno di lode, il tasso di motorizzazione è altissimo anche se bisogna segnalare un lieve aumento delle piste ciclabili.

Il rapporto vuole porre l’accento sulle politiche regionali poichè “sono proprio le Regioni, che oggi hanno competenze rilevanti e spesso esclusive in materie delicatissime ad avere la responsabilità di trovare le risposte più efficaci per uscire da questa situazione”. Sempre secondo Legambiente è fondamentale che le regioni colgano l’opportunità che la crisi climatica e la crisi economica ci propongono, dimostrando l’esaurimento del vecchio modello di sviluppo e la necessità di fare della Green economy e della qualità dei territori italiani il punto di forza per rilanciare il Paese.
La green economy infatti è ormai al centro di una crescente attenzione da parte del mondo economico e delle organizzazioni internazionali. Per alcuni esperti internazionali di sosteniblità come Lester Brown è “la più grande occasione di investimenti nella storia dell’umanità”. Secondo dati dell’UNEP (2008) le prospettive per quanto riguarda gli ‘impieghi verdi’ sono eccellenti: gli investimenti nell’energia eolica e solare potrebbero creare più di 8 milioni di posti di lavoro nei prossimi 20 anni e altre grandi possibilità potrebbero arrivare dall’edilizia e dall’agricoltura sostenibile, dall’espansione dell’industria del riciclaggio e del riutilizzo e della modernizzazione dei trasporti pubblici in un’ottica di eco-efficienza. Un esempio europeo in questo senso è la Germania, dove dal 2005 al 2007 la produzione nell’eco-industria è cresciuta del 27%, con una crescita dell’occupazione in questo settore del 15% in due anni (dati BMU 2009). L’Italia invece rimane il fanalino di coda dell’Unione Europea e “oggi, se continuerà a mancare una convergenza tra pubblica amministrazione e imprenditoria e ricerca, saremo tagliati fuori anche dalla nuova green economy” – ha dichiarato Duccio Bianchi dell’Istituto di ricerche Ambiente Italia -.

Per approfondire: www.legambiente.eu

Romina Anardo
6 aprile 2010

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *