Questa molecola, di una semplicità stupefacente che contrasta con la perfezione della sua struttura e con le sue straordinarie capacità, è una risorsa e come tutte le risorse va gestita. Soprattutto andrebbe gestita in maniera equosolidale il che significa non solo non sprecarla, ma anche e soprattutto non interferire con il suo ciclo. In questo aiuta il fatto che l’acqua abbia un costo perché il portafoglio è un buon deterrente contro gli sprechi. Sarebbe però bello che una parte delle tasse che paghiamo per aprire il rubinetto finissero in un fondo amministrato da qualche persona giusta e di buona volontà (ce ne sono tante degne di questo nome anche se non fanno notizia) per costruire pozzi, acquedotti, sistemi di irrigazione che potrebbero cambiare la vita di villaggi interi più di una vincita al superenalotto dalle nostre parti. Quanto ci vorrebbe? Forse se ci contassimo tutti al mondo basterebbe un niente: un euro, un dollaro, uno yen a testa e il miracolo potrebbe avvenire. È un’idea come un’altra. Buttiamola lì come i semi della parabola evangelica. Potrebbe anche finire in terreni fecondi. Il mare intanto riposa e aspetta.
Il Pianeta azzurro, Numero 8 – Aprile 2005, di Angelo Mojetta