La scomparsa di Marzio Pinottini (Torino, 1939-Torino, 2016) studioso dell’estetica moderna e contemporanea tra simbolo e allegoria
Tiziana C. Carena, Francesco Ingravalle
Professore associato di estetica all’Università di Torino, direttore della rivista “Filosofia” pubblicata dal 1949, èdita, poi, da Mursia (e, ora, da Mimesis edizioni, di Milano) Marzio Pinottini è mancato.
Allievo di Vittorio Mathieu, legato alla lezione di Martin Heidegger, di Augusto Guzzo, di Luigi Pareyson, di Giovanni Gentile, mentre le indagini estetiche si concentravano sulla “cultura materiale”, Pinottini dedicava la propria attenzione alla diade simbolo-allegoria nell’estetica e nelle poetiche moderne e contemporanee.
“Il simbolo” – scriveva nel 1999 – prende il posto della cosa simboleggiata, mentre l’allegoria “tenta di rendere trasparente un rimando dal sensibile all’intelligibile” (Simbolo e allegoria nell’estetica moderna, Roma, Bulzoni, 1999, p. 9). L’allegoria riempie la forma artistica di concreto, attraverso l’astratto: il Novecento è stato, sotto questo profilo un secolo neo-barocco, ricco di forza allegorica. Le avanguardie artistiche stesse, da Pinottini ampiamente studiate (L’estetica del futurismo, Roma, 1979; Giacomo Manzù e l’essenza dell’arte, Torino, 1989) lo mostrano.