Davide Ciccarese
I semi e la terra.
Manifesto per l’agricoltura contadina
Altreconomia, 2013
pp. 160, 10 euro
La selezione “artificiale” operata per ottenere nuove varietà agricole più resistenti, più produttive e per assurdo anche più belle in natura non esiste. L’unico elemento che dovrebbe modificare l’adattamento delle forme vegetali è l’ambiente naturale. Non l’opera dell’uomo.
La monocultura, sintomo dell’introduzione di un’agricoltura per così dire “industriale”, non è contemplata da chi conosce la terra, perché i contadini lo sanno che non si coltiva mai una sola specie o una sola varietà. Bisogna evitare che si ripetano catastrofi come quella che colpì l’Irlanda nel 1845 dove la coltivazione di un’unica varietà di patata, intaccata da un parassita, portò alla distruzione delle culture su tutta l’isola, causando morte e carestia.
E se l’agricoltura è sempre servita per sfamare e non per arricchire, allora andrebbero abolite tecniche intensive che rappresentano la causa diretta di degrado del suolo, con tutti gli effetti che questo comporta.
Chiara Agresta