Caccia all’acqua in tempi di scarsità

Il 15 dicembre alla Casa dell’ambiente di Torino anteprima assoluta del corto animato che sensibilizza alla mancanza di acqua.
In programma anche l’intervento di esperti e la proiezione di La soif du Monde di Yann Arthus Bertrand
L’evento è promosso da Pianeta azzurro
 
Due ladri rubano una enorme cisterna piena di acqua potabile sperando di ottenere un ricco bottino di cibo in cambio e invece… Siamo nel 2034 a Torino. La vita striscia sotto terra perché in superfice il clima è diventato inospitale per l’uomo. L’acqua scarseggia ed è considerata un bene prezioso, merce di scambio per la quale la gente arriva a uccidere.
È lo spunto del corto di animazione Water Hunters realizzato dallo studio di animazione “Ibrido” per sensibilizzare giovani e meno giovani sull’utilizzo della risorsa acqua. Il corto è prodotto dalla Regione Piemonte e dalla Regione Autonoma Valle d’Aosta nell’ambito del progetto contro lo spreco di acqua e cibo Una buona occasione.
Pianeta azzurro, il progetto speciale dell’Istituto per l’ambiente e l’educazione dedicato all’acqua in tutte le sue forme, è il promotore dell’iniziativa in calendario il 15 dicembre 2016 (Casa dell’ambiente, corso Moncalieri 18, Torino, ore 18,30), che vedrà anche spettacolare documentario del famoso fotografo e regista Yann Arthus Bertrand la proiezione di “La sete del mondo”, una raccolta di immagini e di interviste che tocca oltre 20 paesi nel mondo per testimoniare le problematiche legate all’acqua.

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Orti urbani su Instagram: il grande successo di una piccola iniziativa

Il concorso fotografico #fORTOgrafiamo, conclusosi alla fine del mese scorso, ha messo in luce una volta di più la grande popolarità di cui gli orti urbani godono in tutta Italia.

Sono quasi 250 le foto che gli utenti, tramite l’hashtag #fortografiamo, hanno messo in gara su Instagram: molte di queste, oltre ad aver ricevuto numerosi voti, si sono rivelate di grande qualità e ci hanno anche permesso di scoprire storie di solidarietà, sviluppo ed ecosostenibilità.

Un riscontro che ha positivamente sorpreso tutto lo staff di Educazione Sostenibile e che ha portato alla decisione di riconoscere quattro nuove categorie tematiche con altrettanti nuovi vincitori.

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Babbo Natale contro il cambiamento climatico

Disegnatori in campo per l’ambiente. Una storia di Babbo Natale per un Natale più verde

 

Un gruppo di disegnatori si è mobilitato per contribuire con storie a fumetti a rendere comprensibili gli obiettivi di sviluppo sostenibile del millennio, dando vita all’iniziativa Comics uniting nations.
L’obiettivo 13, ad esempio (impegnarsi contro il riscaldamento globale) è al centro di una storia scritta da Felix Dodds e Michael Strauss, con l’aiuto di John Charles e altri artisti.
Resosi conto che le cose sono messe male in tutto il mondo (desertificazione, fame, inquinamento, consumo di combustibili fossili, emissioni,…), Santa Claus riparte per donare come regalo natalizio buone soluzioni ai problemi del pianeta.
 
 
 

L’uomo è il suo ambiente

Cineforum/La condizione dei “deboli” che cercano un riscatto. Riflessioni sul film “Un uomo qualunque”: Bob Maconel, è un anonimo impiegato che annaspa fra mansioni insulse assegnate da superiori cinici e prepotenti
 
Serena Muda
 
L’essere umano, soprattutto nella società attuale, affronta l’ esistenza circondandosi di suoi simili, e per viversi come parte attiva del mondo avvalora il bisogno di sentirsi accettato e stimato, condizione favorevole per consentirgli di sfruttare al meglio le proprie caratteristiche individuali, rendendolo produttivo e parte dinamica non solo del suo ambiente lavorativo, ma anche della realtà che lo circonda su più fronti. In un immaginario ideale ogni uomo dovrebbe poter esprimere se stesso tenendo conto delle proprie peculiarità, e aver sviluppato i mezzi necessari per far fronte ai conflitti di vario genere che la vita offre sia all’interno del nucleo familiare che in quello del gruppo dei coetanei. I fatti concreti dimostrano come in verità, per motivi di varia natura, i soggetti che si sentono completamente realizzati siano una netta minoranza, rispetto a coloro che vivono l’esistenza in modo disincantato e passivo, con conseguenze negative verso se stessi e gli altri .
 
La solitudine in una società consumistica
 
La pellicola scritta e prodotta da Frank Cappello del 2007 sembra occuparsi di uno dei problemi che affligge l’uomo nell’era moderna: la solitudine unita alla frustrazione di non avere un ruolo determinato e determinante a cui far riferimento. In una società consumistica e votata almeno in parte al progresso come quella attuale, capace di offrire molte più risorse rispetto al passato, chi si dimostra poco competitivo rischia di perdere la propria essenza in quanto le troppe possibilità hanno su di esso la funzione di confondergli le idee anziché stimolarne la creatività.  

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Donne in prima linea

A Palazzo Madama di Torino (fino al 16 gennaio 2017) reportage fotografici e video-interviste sui paesi in guerra. Foto e reportage opera di donne in prima linea
Tiziana C. Carena

 

Le immagini sono molto dure e le evochiamo attraverso alcuni esempi: una coppia che cammina sulle ceneri della propria abitazione (Sudan 2012-2013, foto di Camille Lepage, Francia), bambini in strada ad Aleppo allarmati dall’avvicinarsi di aerei (Siria 2013-2015, foto di Shelly Kittieson), richiedenti asilo in un campo profughi in Atene (Grecia 2016, fotografia di Jodi Hilton), due bambine in un campo profughi al confine turco-siriano ove 200.000 persone, fuggite da Daeth hanno trovato un rifugio (fotografia di Laurence Geal), quartiere Shijayeh della striscia di Gaza, distrutto dagli attacchi israeliani (foto di Maysun, una documentarista di origine ispano-palestinese). Kurdistan iraniano-iracheno; Siria, Egitto, Palestina, Ucraina, Repubblica Centro-africana, Turchia, Libano, Iraq del Nord, dal 2012 ad oggi luoghi di paura.

La foto restituisce l’immediatezza della distruzione, del dolore successivo alla distruzione, la realtà della guerra, di quella prassi umana che è rivolta a “mettere il nemico in condizione di doversi arrendere”, come scriveva nella prima metà del XIX secolo Carl von Clausewitz. Rispetto a questo obiettivo, non c’è diritto, senso di umanità che possa resistere e lo stesso intervento dei medici per curare i feriti deve avvenire in condizioni proibitive, come mostra la foto di un combattente filo-russo ferito in Ucraina, nel 2014. La guerra è la rottura di ogni legalità, l’interruzione delle relazioni diplomatiche tra i paesi in lotta o la loro traduzione nella “voce delle armi”, l’apertura di un hobbesiano “stato di natura”. Le organizzazioni umanitarie costituiscono una quasi irreale dimensione in cui il conflitto tace e le vite, anziché essere estinte, vengono salvate, in una logica antitetica a quella della guerra.  
08  MONIQUE Jaques DRCongo 2Monique Jaques (USA) – Repubblica Democratica del Congo, 2014
Virunga è il più antico parco nazionale dell’Africa e ospita oltre 200 degli 800 gorilla di montagna rimanenti al mondo. Da vent’anni è al centro di una guerra tra milizie armate, che pretendono di sfruttare le risorse naturali del Parco, e i Rangers che difendono con coraggio il territorio. Oggi 14 donne lavorano come ranger, addestrate militarmente allo stesso modo dei colleghi maschi per svolgere un lavoro estremamente pericoloso, che ha già visto la morte di oltre 150 guardaparco. 

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La realtà dei fatti resiste al negazionismo di Trump

La nuova amministrazione americana alle prese con le diminuzioni di produzione e di consumo di carbone
 
Pierluigi Cavalchini
 
Anche se la Corte Suprema americana ha approvato il “Clean Power Plant” dell’ex Presidente Obama, continuano le pressioni della futura nuova amministrazione Trump per tentare un’inversione di tendenza… comunque non semplice dato ormai il fatto acquisito degli “obiettivi fissati” in campo energetico per il 2024. In particolare quelli riguardanti la diminuzione di emissioni di CO2 entro il 2030 sembra – per fortuna – irreversibile.
Un processo quasi fisiologico aiutato dall’orientamento per le “rinnovabili” ben radicato in tutti i consigli di amministrazione delle principali aziende di produzione energetica. Una tendenza, d’altra parte, presente in Canada e Stati Uniti ben prima dell’avvento delle due amministrazioni Obama e che ha in motivazioni – principalmente – economiche le ragioni fondamentali.
Sarà molto difficile per Donald Trump, nonostante le sue aggressive – e sostanzialmente “negazioniste” – dichiarazioni di campagna elettorale, invertire una rotta che è determinata più da fatti oggettive che da politiche. A questi “fatti” se ne aggiungono altri, che vanno a rendere ancora più positiva l’attività di “difesa ambientale” su cui si sono incardinate le due presidenze Obama.

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La “Carta” firmata dai ministri dell’Ambiente e dell’Istruzione

Il testo della Carta firmata dai ministri Galletti e Giannini
 
Il 23 novembre 2016, nel corso della mattinata conclusiva della Confferenza nazionale dell’educazione ambientale, organizzata dal Ministero dell’Ambiente e ISPRA, i ministri dell’Ambiente e del MIUR (nella foto) hanno firmato la seguente Carta:
 
Premesso che la Conferenza Nazionale sull’educazione ambientale che si è riunita il 22 novembre 2016 con la partecipazione delle Istituzioni, della Società Civile, del mondo della Comunicazione, della Ricerca e degli operatori ambientali e degli enti gestori delle Aree Naturali Protette e dei rappresentanti dei settori economici ha prodotto i dodici documenti che fanno parte integrante del presente atto (…)
NOI CREDIAMO CHE L’EDUCAZIONE ABBIA LO SCOPO DI
– Recuperare il rapporto con l’ambiente – inteso come valore e spazio di vita- e con le risorse e le diversità, naturali e socio-culturali del territorio, quali elementi di prosperità e benessere.
– Comprendere la complessità e interdipendenza delle sfide globali che caratterizzano la nostra epoca, acquisendo la consapevolezza che attraverso l’azione, anche quotidiana, e l’impegno comune si può promuovere la transizione verso una società più sostenibile.
– Stimolare scelte consapevoli nella vita quotidiana (dall’alimentazione al turismo, dall’uso dell’energia a quello dell’acqua…), che tengano conto delle ripercussioni delle scelte responsabili sui diversi aspetti della sostenibilità, dello stretto legame tra fattori ambientali e cambiamenti sociali.
– Riscoprire il “senso del limite”, e affrontare i limiti e i vincoli come ‘risorse’ intorno alle quali far fiorire e crescere le proposte di cambiamento, creative, innovative e non convenzionali: nuove tecnologie, nuove modalità di impresa e di mercato, nuovi strumenti di partecipazione.
– Imparare a valutare criticamente le informazioni e i comportamenti, e dunque ad apprezzare le esperienze virtuose provenienti da istituzioni, imprese, cittadini.
NOI CI IMPEGNIAMO A
 

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Le metropoli diventano… agricole

L’agroecologia per la sostenibilità dei sistemi alimentari delle aree metropolitane. Un convegno a Milano: il sistema agricolo industriale, basato su monoculture intensive ed estensive, è la prima causa di malnutrizione, di iniquità economiche, di danni alla salute e all’ambiente
 
Andrea Ferrari Trecate
 
Tradizione e modernità, tutela della biodiversità, educazione all’alimentazione, cultura della sostenibilità: sono stati questi e molti altri i temi toccati durante la conferenza sulle Metropoli Agricole e il contributo dell’Agroecologia alla sostenibilità dei sistemi alimentari delle aree metropolitane tenutosi il 23 novembre a Milano per Fondazione Cariplo.
Temi-attori del lavoro che il comune di Milano e non solo sta svolgendo soprattutto in quella “cintura verde” che è Parco Sud. Michela Palestra, sindaco di Arese (uno dei 61 comuni coinvolti) e presidente di questo progetto unico in Europa ha fortemente sottolineato la sinergia tra il parco, le istituzioni e i cittadini. Una macrorealtà impegnativa ma portatrice di numerosi vantaggi soprattutto alla luce di un contesto globale, messo in luce da tutti i relatori, molto complesso.
 
Il fallimento dell’agricoltura moderna
 
L’agricoltura moderna, intensiva, piegata agli interessi delle multinazionali, corrotta dagli ogm, ha fallito.
È il primo dato, per certi versi sconvolgente, che emerge dagli studi del professor F. Xavier Sans Serra, dell’Università di Barcellona: le produzioni agricole per come le conosciamo oggi sono perfino dannose e costituiscono sistemi sempre sbilanciati in favore di chi manovra il mercato, portando più svantaggi che vantaggi.
A conferma di questa tesi, Molly Anderson, specialista dell’IPES Food (International Panel of Experts on Sustainable Food Systems) e insegnante del Middlebury College del Vermont, ha spiegato come il sistema agricolo industriale, basato su monoculture intensive ed estensive, sia la prima causa di malnutrizione, di iniquità economiche, di danni alla salute e all’ambiente.
Una visione politica miope, incapace di pianificare oltre il breve periodo, manovrata da interessi personali favorevoli all’export più che alle microeconomie, è la causa principale che impedisce alla scienza agroecologica di costruire quei sistemi che unirebbero i pregi del sistema di coltivazione industriale con quelli delle agricolture di sussistenza.
Cover 218 219 Il futuro si coltiva neellortoL’Agroecologia è oggi fortunatamente considerata in tutto il mondo una realtà scientifica i cui vantaggi anche economici sono più che riconosciuti. La difesa e il recupero del suolo, una filiera più corta che non impatta sul clima, sono solo alcuni dei suoi vantaggi. Una maggiore ricchezza di chi coltiva e delle zone in cui viene applicata si traduce anche in un miglioramento delle condizioni sociali e culturali. Come dimostrano i casi di successo dell’area rurale peri-urbana del Gallecs (750 ettari vicino a Barcellona), il nuovo modello agri-ecologico è vincente: favorisce la biodiversità, invita giovani e anziani alla socialità, recupera e difende specie agricole autoctone.
 
 

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Educazione ambientale, riparte l’azione governativa

Si è svolta a Roma la Conferenza Nazionale dell’educazione ambientale. Diventerà annuale.
I ministri Galletti e Giannini firmano una “Carta” di impegni e annunciano 20 milioni di euro per l’educazione ambientale nelle scuole.
E da Papa Francesco arriva un messaggio di incoraggiamento
 
(Roma, 23 novembre 2016) Si è aperta con l’inno di Mameli cantato dai ragazzi e ragazze del Liceo Musicale di Roma (che hanno chiuso l’evento con musica e canti) la giornata conclusiva della Conferenza Nazionale dell’educazione ambientale svoltasi al MAXXI di Roma il 22 e 23 novembre.
Proseguita con l’intervento del nuovo presidente dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite Peter Thomson (ambasciatore delle Fiji all’Onu), che ha osservato “l’umanità va verso un precipizio”, la mattinata ha avuto tre momenti clou:
– la lettura di un messaggio di saluto del Segretario di Stato vaticano Mons. Parolin a nome di papa Francesco, da parte dell’arcivescovo Tomasi, nunzio apostolico e membro del Consiglio pontificio della giustizia e della pace. “Il Santo Padre – si legge nel testo – esprime apprezzamento per il significativo evento volto a favorire una autentica sensibilità ecologica, specialmente tra le giovani generazioni”. “Il Papa – prosegue il documento – auspica che l’iniziativa susciti un rinnovato impegno nel riconosce re preservare la bellezza del Creato, dono incomparabile di Dio”;
– la firma apposta dai ministri dell’Ambiente Galletti e dell’Istruzione Giannini di una carta di impegni comuni per la promozione dell’educazione ambientale, accompagnata dall’annuncio di Galletti che la Conferenza sarà ripetuta annualmente;
– l’annuncio di un accordo tra MATTM e MIUR per destinare 20 milioni di euro di fondi MIUR all’educazione ambientale nelle scuole.
 
20 milioni di euro per l’educazione ambientale sul PON Scuola
 
I fondi stanziati serviranno ad inserire l’educazione ambientale nelle scuole italiane, dalle primarie fino ai gradi più alti: provengono dal Piano operativo nazionale (PON) Scuola e serviranno alla formazione degli insegnanti e a progetti specifici per gli studenti, i cui contenuti saranno affidati al Ministero dell’ Ambiente.
A Sergio Sichenze (nelle foto), di ARPA Friuli Venezia Giulia, responsabile della rete regionale friulana di educazione ambientale20161123 SERGIO SICHENZE 2bis (nonché membro del direttivo della rete WEEC Italia), intervistato dalla giornalista del TG5 Tessa Gelisio, il compito di spiegare il senso di quanto emerso nei lavori del giorno precedente.
Licia Colò (profuga ambientale dalla RAI accolta da TV2000, dove va in onda la domenica alle 15,20), aiutandosi con video tratti dal suo programma Il mondo insieme, ha parlato dell’importanza di rispettare gli animali (tema assente – ha lamentato – nei lavori della conferenza), della crescente mancanza di acqua dolce sul pianeta e di quanto di positivo però ciascuno può fare per un mondo migliore.
La conferenza (a inviti e a porte chiuse) aveva visto oltre duecento persone (tra esperti di educazione ambientale – tra cui diversi membri della rete WEEC – e rappresentanti delle istituzioni, della società civile e delle imprese) animare una giornata di intensa discussione, articolata in dodici tavoli tematici, alla presenza di una infaticabile Barbara Degani, la sottosegretaria del Ministero dell’Ambiente che in questi anni si è impegnata nella ripresa di attenzione del governo centrale verso l’educazione ambientale.
 

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Alla COP22 una giornata dedicata all’educazione

Dopo la COP21 di Parigi, si consolida lo spazio dedicato al ruolo dell’educazione nelle conferenze sul clima. Educazione ambientale al centro in molti paeesi del mondo.
Un appello dei giovani
 
Bianca La Placa
 

L’Education Day a COP22 è stato promosso dal Regno del Marocco e dalla Fondazione Mohammed VI per la protezione ambientale, in collaborazione con l’UNFCCC, l’UNESCO e l’Alleanza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, istruzione, formazione e sensibilizzazione del pubblico.

È stato mostrato come l’educazione favorisca il crescere di azioni sul cambiamento climatico da parte del governo e da attori non governativi. Durante la giornata sull’educazione i governi, le agenzie delle Nazioni Unite, le università, le scuole, gli insegnanti, le ONG, le organizzazioni giovanili e le comunità di base hanno parlato della ondata di azioni per il clima in corso, e si sono evidenziate soluzioni innovative e buone pratiche per l’educazione formale, non formale e informale in rapporto ai cambiamenti climatici.
 
In Marocco la cultura ambientale al centro delle strategie nazionali
 
La sessione High level del thematic day sull’educazione, il 14 novembre, è stata aperta dalla principessa Lalla Hasnaa, presidente della fondazione Mohammed VI per l’ambiente. Con lei Patricia Espinoza, Segretaria esecutiva della Convenzione quadro delle Nazioni Unite per i cambiamenti climatici (UNFCCC /CNUCCC), Irina Bokova Direttrice generale dell’UNESCO e il Ministro dell’Educazione marocchino Rachid Benmokhtar Benabdellah.
 

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