Le metropoli diventano… agricole

201611 metropoli agricole
L’agroecologia per la sostenibilità dei sistemi alimentari delle aree metropolitane. Un convegno a Milano: il sistema agricolo industriale, basato su monoculture intensive ed estensive, è la prima causa di malnutrizione, di iniquità economiche, di danni alla salute e all’ambiente
 
Andrea Ferrari Trecate
 
Tradizione e modernità, tutela della biodiversità, educazione all’alimentazione, cultura della sostenibilità: sono stati questi e molti altri i temi toccati durante la conferenza sulle Metropoli Agricole e il contributo dell’Agroecologia alla sostenibilità dei sistemi alimentari delle aree metropolitane tenutosi il 23 novembre a Milano per Fondazione Cariplo.
Temi-attori del lavoro che il comune di Milano e non solo sta svolgendo soprattutto in quella “cintura verde” che è Parco Sud. Michela Palestra, sindaco di Arese (uno dei 61 comuni coinvolti) e presidente di questo progetto unico in Europa ha fortemente sottolineato la sinergia tra il parco, le istituzioni e i cittadini. Una macrorealtà impegnativa ma portatrice di numerosi vantaggi soprattutto alla luce di un contesto globale, messo in luce da tutti i relatori, molto complesso.
 
Il fallimento dell’agricoltura moderna
 
L’agricoltura moderna, intensiva, piegata agli interessi delle multinazionali, corrotta dagli ogm, ha fallito.
È il primo dato, per certi versi sconvolgente, che emerge dagli studi del professor F. Xavier Sans Serra, dell’Università di Barcellona: le produzioni agricole per come le conosciamo oggi sono perfino dannose e costituiscono sistemi sempre sbilanciati in favore di chi manovra il mercato, portando più svantaggi che vantaggi.
A conferma di questa tesi, Molly Anderson, specialista dell’IPES Food (International Panel of Experts on Sustainable Food Systems) e insegnante del Middlebury College del Vermont, ha spiegato come il sistema agricolo industriale, basato su monoculture intensive ed estensive, sia la prima causa di malnutrizione, di iniquità economiche, di danni alla salute e all’ambiente.
Una visione politica miope, incapace di pianificare oltre il breve periodo, manovrata da interessi personali favorevoli all’export più che alle microeconomie, è la causa principale che impedisce alla scienza agroecologica di costruire quei sistemi che unirebbero i pregi del sistema di coltivazione industriale con quelli delle agricolture di sussistenza.
Cover 218 219 Il futuro si coltiva neellortoL’Agroecologia è oggi fortunatamente considerata in tutto il mondo una realtà scientifica i cui vantaggi anche economici sono più che riconosciuti. La difesa e il recupero del suolo, una filiera più corta che non impatta sul clima, sono solo alcuni dei suoi vantaggi. Una maggiore ricchezza di chi coltiva e delle zone in cui viene applicata si traduce anche in un miglioramento delle condizioni sociali e culturali. Come dimostrano i casi di successo dell’area rurale peri-urbana del Gallecs (750 ettari vicino a Barcellona), il nuovo modello agri-ecologico è vincente: favorisce la biodiversità, invita giovani e anziani alla socialità, recupera e difende specie agricole autoctone.
 
 

La nuova agricoltura ecologica porta ricchezza e posti di lavoro

 
Tutte realtà dinamiche e non estranee al territorio che le ospita, in grado di portare ricchezza e posti di lavoro. Paolo Bàrberi della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa e membro di Agroecology Europe, ha portato a titolo di esempio i dati concreti dei benefici sociali del progetto 100.000 Orti delle Regione Toscana (LEGGI LO SPECIALE DI .ECO SUGLI ORTI URBANI “IL FUTURO SI COTIVA NELL’ORTO”, scaricabile gratuitamente da questo sito) ed anche i vantaggi economici registrati nella Riserva della Biosfera “Selva Pisana” (condotta e monitorata dal Centro di Ricerche Agro-ambientali “Enrico Avanzi”) che, oltre a produrre numerosi beni agricoli e tutelare specie autoctone di bestiame, ha fornito i dati pratici che accertano la filiera corta come economica, redditizia e a basso impatto ambientale.
C’è molto da fare anche e soprattutto a livello locale e le ong come Manitese, rappresentata da Giosuè De Salvo, ricoprono un ruolo di educazione, informazione e aggregazione essenziale. Veri catalizzatori e attuatori di numerosi progetti come Expo dei Popoli  e  “Agroecologia in Martesana”, sostengono il modello agroecologico soprattutto al fine di restituire la sovranità alimentare sia ai produttori che ai consumatori.
Le realtà urbane e periurbane che si stanno moltiplicando in Italia e non solo necessitano però anche di un essenziale riconoscimento di diritto che le garantisca e le tuteli, ha sottolineato Giuseppe Vergani di DES Brianza. Nel 2050, due terzi della popolazione mondiale vivrà nelle città e la sinergia tra tessuti metropolitani e entità agroecologiche diventerà indispensabile, anche per questo la transizione che sta venendo in essere merita la nostra attenzione e i nostri sforzi.

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