Com’è difficile parlare d’acqua

Di recente un amico mi ha coinvolto in un paio d’iniziative sull’acqua dove alcuni esperti dialogavano con gruppi di studenti. I temi affrontati sono stati i più vari, dalle esperienze delle scuole sul tema del riciclo e del risparmio delle risorse idriche alla visione culturale dell’acqua nelle civiltà antiche, all’importanza di lottare per questo bene indispensabile alla conoscenza dell’acqua come ambiente complementare al nostro mondo di esseri fondamentalmente terricoli.

Gli incontri sono stati appassionanti prima, durante e dopo, come succede quando gli argomenti sono particolarmente coinvolgenti, e le cose imparate parecchie. Da tutto ciò è però nata in me una riflessione e cioè che è difficile parlare d’acqua. Questo composto chimico, così importante per tutta la vita come chiunque riconosce, ha tra le sue capacità quella di sfuggire rapidamente alla nostra attenzione. Beninteso, queste sono riflessioni mie anzi impressioni e per questo, lo riconosco, ho una buona percentuale di probabilità di essere nel torto. Eppure un pizzico di verità sento che ci deve essere.

È cronaca recente lo stato di allarme sulla siccità. Tutti i mezzi di comunicazione si sono impegnati a profusione a presentarci catastrofiche visioni di estati torride e panorami sahariani nelle nostre pianure e adesso già si sente sostenere che di acqua ce n’è troppa, che il pericolo incombe e frane, alluvioni e smottamenti sono alle porte. E allora? Siamo ancora alla cronaca spicciola, dell’hic et nunc piuttosto che a un’opera di vera sensibilizzazione e di cultura. Ma forse, come dicevo, è colpa dell’acqua, difficile da circoscrivere anche mentalmente. L’acqua, è vero, ci serve per vivere, ma rimane una parte lontana dal nostro modo di pensare da esseri terrestri per i quali l’acqua è transitoria: la beviamo e la espelliamo, cade e poi evapora. Molto più importante l’aria (sono d’accordo) che ci permette di respirare. La cosa curiosa è entrambe sono, fisicamente parlando, dei fluidi, ma con l’aria abbiamo un rapporto diretto mentre con l’acqua è sempre mediato a cominciare da quella che utilizziamo nelle nostre case dove arriva nascosta dentro tubature che provengono da chissà dove. Insomma l’acqua c’è, ma non si vede.

Di recente ho ricevuto un kit con alcune indicazioni e suggerimenti per proteggere l’ambiente. Utilissimo e pratico, ma con particolare che sembra avvalorare quanto ho scritto: tra il materiale inviato c’è un poster con tante persone in un grande spazio verde, qualcuno passeggia, qualcuno va in bicicletta o sui pattini, ci sono aquiloni, palloncini, cani, qualcuno gioca e altri leggono o passeggiano. Tutto è verde, si respira un’aria pulita, ma…non c’è nemmeno una piccola pozza d’acqua. Appunto, l’acqua è optional.

Caparbio, ho fatto una prova. Mi sono letto l’elenco dei contributi contenuti negli Atti del 3° Congresso mondiale di educazione ambientale alla ricerca dei titoli contenenti un riferimento all’acqua. Ebbene, contando tutti i titoli che rimandano in vario modo a questo tema si arriva a poco più di 10 cui si potrebbero aggiungere i contributi filmati della sezione Blu del Weec. Poco considerata l’importanza del problema il che mi riconduce alla mia considerazione iniziale: parlare di acqua è difficile. Ma forse per questo è ancora più importante e interessante e vale la pena di riflettere e insistere. Da parte mia ringrazio chi mi ha aperto ancora una volta l’oblò per farmi gettare un altro sasso, nell’acqua naturalmente!    

 

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