Rapporti reciproci asimmetrici e casuali, frammentazione, discontinuità, forti divari regionali, episodicità di iniziative, poche sinergie, poca interdisciplinarietà, molto “greenwashing”: questo il quadro italiano, poco confortante, che emerge da una delle ricerche presentate al recente Sesto Congresso mondiale dell’educazione ambientale, svoltosi a Brisbane, in Australia. La ricerca si è concentrata sugli attori italiani dell’educazione ambientale (università, scuola, extrascuola – in cui troviamo enti locali, multiutility, associazioni, imprese, agenzie ambientali).
Secondo lo studio, le relazioni tra i diversi attori sono spontanee e non organizzate, la riflessione e la ricerca sono poco considerate, nella scuola le tematiche strettamente ecologiche prevalgono su quelle socio-economiche, non meno importanti.
Una denuncia che può non fare piacere e che può contemplare le sue lodevoli eccezioni, ma su cui dobbiamo aprire un dibattito più ampio.
Leggi (gratis) i risultati del Sesto World Environmental Education Congress (WEEC).