Speciale Salone del libro/Spazio virtuale: una manciata di parole

di Tiziana C. Carena e Francesco Ingravalle

Ezio Mauro-Zygmunt Baumann, Babel, Roma- Bari, Laterza, 2015.

Introduce e coordina il dialogo degli autori con il pubblico Concita De Gregorio

 

Ezio Mauro si chiede se la democrazia attuale non rischi di funzionare soltanto per i “garantiti”. Si sta facendo strada l’idea che votare o non votare si equivalgano, per i non-garantiti. Se questi si disinteressano dello Stato democratico, lo Stato democratico pare disinteressarsi a loro. Ma una democrazia non può funzionare senza opinione pubblica. Il disinteresse per la politica, la diffidenza per la democrazia sono le ombre più fosche sul nostro presente e sul prossimo avvenire.

Concita De Gregorio ha osservato che le agenzie di lavoro interinale sono diventate fabbriche di ostilità in un clima di rivalità fra poveri e precari.

Zygmunt Baumann ha affermato che un tempo il rapporto fra datori di lavoro e lavoratori era un rapporto di autentica reciprocità: i due ‘estremi’ del rapporto sociale di lavoro sapevano che si sarebbero incontrati.

Oggi, invece, basta un click  o una telefonata dal cellulare per cambiare il destino di molte persone. Questo è un effetto concreto dello sviluppo del capitalismo attuale. La reciproca dipendenza di datori di lavoro e lavoratori è stata unilateralmente cancellata, perché la fabbrica può essere spostata ovunque in breve tempo. Strumenti come lo sciopero hanno perduti in efficacia. Lo sviluppo del Technology Managing  ha incrementato l’oligarchicizzazione della politica economica e sociale in tutti i paesi industrializzati. Ne è derivata una maggiore obbedienza dei dipendenti che sono costretti a vivere in una condizione di continua incertezza.

Concita De Gregorio si è chiesta se la “rete2ormai non costituisca una fonte di deresponsabilizzazione.

Ezio Mauro ha affermato che l’opinione pubblica è in crisi perché chiediamo alla “rete” l’esercizio di funzioni che dovrebbero essere cognitive. Chiediamo alla tecnologia di fornirci le questioni già selezionate ( per non dire: già decise); così perdiamo un pezzo del nostro percorso cognitivo cui è legata la nostra responsabilità e, quindi la nostra libertà. Il potere irresponsabile, da chiunque sia esercitato va avanti, in questo modo, finché non si trova di fronte a un ostacolo. Inoltre, tra l’attore e il risultato della sua azione sembra esserci soltanto uno scarto temporale, non un momento di responsabilità. Manca il tempo per ponderare, per riflettere. Quindi, vengono a mancare i termini per giudicare del merito o del demerito delle azioni in senso proprio. 

Zygmunt Baumann aggiunge che nel cyber-spazio è possibile essere “presi” e “prendere” senza alcuna responsabilità consaputa. questo è particolarmente chiaro nelle azioni di guerra. Nessuno è più solo, tutti sono “in rete”, “connessi”, ma nessuno si sente responsabile. Si è circondati da una “rete”, non da persone reali. Il che mitiga il sentimento di solitudine dell’odierno abitatore delle metropoli, ma rimpiazza in modo artificiale la collettività. Da questa situazione deriva anche la disaffezione per le istituzioni politiche: cosa inevitabile quando dalla comunità si passa alla connettività

Concita de Gregorio conclude affermando che l’egemonia sociale attuale non ha un nome, né un colore politico, è invisibile e quindi, non ha nemici, fondata com’essa è su una rete globale di connessioni che si sostituisce alla ragione e alla conoscenza.

Eppure, aggiunge Baumann, noi tutti disponiamo di un efficace antidoto di fronte alla dissoluzione della partecipazione democratica: il bisillabo NO.  No a una democrazia senza opinione pubblica. No a una leadership trasformata in spettacolo. Una serie di No che identificano coloro che credono nella democrazia.

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