Panchine

panchine

Beppe Sebaste
Panchine. Come uscire dal mondo senza uscirne
Laterza, 2009, 9,50 euro

 

Panchine. Ovunque. Di fronte ad un lago, in un parco o nei giardinetti, alla fermata dell’autobus o sotto casa. Il mondo delle panchine, amato e bistrattato, è considerato come un qualcosa di riservato esclusivamente a chi ne ha bisogno per riposarsi, come anziani o donne incinte. Così succede che chi osi sedersi su una panchina venga additato come uno scansafatiche o peggio ancora, come un pazzo che si ferma per osservare il mondo circostante. E a chi non è capitato di sedersi e mettersi ad osservare la gente che passa, interrogandosi sulle loro vite ed arrivando ad immaginarne il loro mondo. In un tempo così frenetico, oramai, chi si ferma è perso! E le panchine sono quasi considerate un oggetto per disadattati. E così si parla anche di una “rivolta popolare” nella città di Trieste, contro la decisione dell’Assessore ai Lavori pubblici di dare un taglio alle panchine. Panchine amate. Ed ancora, si racconta di un’estate calda a Linosa e di una certa panchina di fronte alla farmacia centrale, sotto gli alberi, al riparo dal caldo sole pomeridiano. La panchina dell’ozio. Dove sentirsi al riparo e protetti. Quanta importanza a un oggetto! Allora le panchine non fanno più semplicemente parte di quello che è definito “arredo urbano”? Ed eccole diventare compagne di mille avventure e di viaggi fantastici. Anche se immaginari.

Chiara Agresta

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