L’orto senz’acqua

Secondo Legambiente, circa il 70% dell’acqua prelevata in Italia è destinata all’agricoltura, mentre il 95% dei prelievi superficiali che hanno luogo nel bacino idrografico del Po è destinato all’irrigazione.
Bastano questi due dati per rendere conto dell’ingente utilizzo della risorsa idrica del nostro Paese per usi legati al settore agricolo.
Il quadro descritto, però, non deve essere intrepretato come uno strumento per “demonizzare” l’agricoltura, ma piuttosto come un’importante occasione di riflessione sulla necessità di rivedere l’attuale modello di sviluppo in un’ottica di razionalizzazione delle risorse. A questo proposito, un’interessante proposta arriva da Jacky Dupety, studioso francese che porta all’attenzione della comunità scientifica la possibilità di coltivare riducendo notevolmente l’utilizzo dell’acqua attraverso il ricorso al cippato.
Il cippato di ramaglie fresche è una tecnica ecologica di coltivazione che consiste nell’arricchire il terreno con ramaglie sminuzzate in modo da apportare sostanza organica, migliorare la struttura e aumentare la ritenzione idrica. Così facendo, è possibile coltivare ortaggi e cereali senza il bisogno di trattamenti chimici e di una costante irrigazione, con una riduzione drastica delle lavorazioni e dello spreco di risorse. Inoltre, in un’ottica di chiusura dei cicli, tale procedura permette di trasformare gli scarti vegetali in risorse ad elevato potenziale economico.
Che dire, quindi, perché non sperimentare la realizzazione di un “orto senz’acqua?”

Per ulteriori approfondimenti, si rimanda al libro “L’orto senz’acqua”, di Jacky Dupety, Terra Nuove Edizioni, Firenze, 2013.

torna alla rubrica

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *