Vestire “Detox”: ora a chi tocca?

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Come fa H&M ad avere prezzi così competitivi? E dove si trovano i suoi impianti produttivi?
Greenpeace se lo chiede, e lo chiede anche al diretto interessato, da tempo e dal più grande brand della moda le risposte iniziano finalmente ad arrivare.

 

Tutto è iniziato con la pubblicazione del report Panni sporchi 2, un’indagine realizzata dall’associazione ambientalista, con l’obiettivo di individuare potenziali sostanze tossiche all’interno degli abiti commercializzati da 14 marche di abbigliamento, tra cui anche H&M.
Il test, condotto su 78 capi per uomo/donna/bambino acquistati in 18 Paesi diversi, ha evidenziato la presenza di nonilfenoli etossilati (NPE) in 52 abiti.
I nonilfenoli etossilati sono sostanze sintetiche, impiegate nell’industria tessile come tensioattivi (sostanze con la proprietà di abbassare la tensione superficiale di un liquido, agevolando la bagnabilità delle superfici o la miscibilità tra liquidi diversi), che una volta rilasciati nell’ambiente si trasformano in un composto molto pericoloso, il nonilfenolo (NP).
Il nonilfenolo è persistente perché non si degrada facilmente, bioaccumulante perché si accumula negli organismi viventi e, di conseguenza, lungo la catena alimentare e capace di alterare il sistema ormonale dell’uomo anche a livelli molto bassi.

Alla luce dei risultati dell’inchiesta, Greenpeace ha lanciato una sfida a tutti i “grandi” dell’abbigliamento: partecipare alla campagna “Detox” che mira ad azzerare entro il 2020 il rilascio di sostanze pericolose in tutta la filiera di produzione e nei prodotti stessi.
L’appello non sembra essere caduto nel vuoto. Puma, Nike e Adidas hanno accolto favorevolmente la sfida sviluppando un Piano di Attuazione per raggiungere un “impatto zero” entro la data prefissata e hanno pubblicato on line una lista dei propri fornitori e un dettagliato programma di gestione dei composti pericolosi.

La stessa chiarezza sembra stia arrivando anche dal brand H&M, che negli ultimi giorni ha risposto al torrente di proteste sollevate su Facebook e alla petizione lanciata su Twitter, con una dichiarazione di impegno concreta: pubblicare entro la fine del 2012 l’elenco di tutti i principali fornitori della Cina e degli altri stati ed eliminare tutti i composti tossici dalla catena di produzione entro il 2020, in linea con gli altri marchi sportivi.
A Stoccolma, H&M ha anche incontrato gli attivisti di Greenpeace, gli stessi attivisti che qualche settimana fa, in 12 Paesi del mondo, hanno tappezzato le vetrate dei negozi con enormi adesivi “Detox il nostro futuro!” e “Detox la nostra acqua!” per sensibilizzare gli acquirenti e non solo.

Un impegno dell’azienda verso un futuro senza sostanze tossiche rappresenta un esempio per tutta l’industria fashion e può contribuire al miglioramento del ambiente e della vita delle popolazioni che convivono con un territorio inquinato dai sottoprodotti della produzione tessile.
E ora chi sarà la prossima azienda “Detox”?

Chiara Capone

23 settembre 2011

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