Una valanga sulla quiete svedese

Elisabetta Gatto

 

In Turist/Force Majeure di Ruben Östlund la protagonista, più che scenario, è una montagna terrifica, che fa paura e scuote.

La storia si snoda lungo un arco temporale di cinque giornate, scandite da altrettante sequenze: sono i giorni di vacanza che una famiglia svedese apparentemente serena si è concessa sulle Alpi francesi.

Ma si avverte da alcuni suoni inquietanti – il rumore meccanico dei cannoni da neve, il cigolio degli impianti di risalita – che la quiete è solo temporanea.

La coppia e i loro due bambini, scampati alla minaccia di una valanga artificiale, che ha rischiato di sommergerli mentre stavano pranzando sulla terrazza di uno chalet sulle piste, più faticosamente emergeranno dalla valanga metaforica di accuse, insinuazioni e incoerenze che quell’evento ha prodotto. L’effetto della valanga sulle dinamiche familiari è quello di uno sconvolgimento tanto inatteso quanto profondo.

In un cortocircuito di pensieri che ricorda a tratti Carnage di Polański, la coppia sperimenterà che l’unico modo per superare la crisi è immergersi e starci dentro fino al collo.

Bianchi, vuoti e silenzi sono perfettamente dosati come elementi di design in un arredo.

Il film è stato selezionato per rappresentare la Svezia come miglior film straniero ai prossimi premi Oscar.

 

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