Piromani e/o incendiari? Il fuoco nemico in Sicilia

di Tiziana Carena

Un fine settimana che non si dimenticherà facilmente per l’isola della Sicilia. Le zone di Cefalù, Lascari, la zona di Monreale, le Madonìe sono in preda alle fiamme.

Roghi disseminati qua e là che arrivano anche a toccare i centri abitati e, addirittura, il capoluogo. Certo, i roghi di questa funesta metà di giugno del 2016 sono stati alimentati dallo scirocco e dalle temperature bollenti; però, è pur vero che pensare all’autocombustione in sincronia in vari luoghi è pensare in modo improbabile: la matematica, secondo il calcolo delle probabilità sembra escluderlo. Sarebbe più facile fare un numero a caso e sentirsi rispondere da una persona conosciuta. Neppure possiamo pensare ai marziani o agli UFO, a fenomeni misteriosi di campi magnetici.

I roghi sono dolosi.

 

L’uomo che distrugge il suo ambiente naturale che resterà devastato per anni e anni. Lingue impressionanti di fuoco che impongono una situazione emergenziale con il problema delle evacuazioni delle zone a rischio e della sistemazione di persone senza casa e senza lavoro (c’è chi ha perduto la propria falegnameria con materiali, utensili). Tutto perduto.
“Dichiariamo guerra a questa gentaglia!” esclama il Presidente dell’Ente Parco dei ebrodi, Giuseppe Antoci. “Gentaglia” definita dai media “piromani”. No. “Piromane” non è il termine appropriato. Il piromane è ossessionato dal fuoco, ha un’idea fissa, è preda di una eccitazione maniacale; deve “dare fuoco”; la sua è un’idea ossessiva. La pulsione a fare arriva dall’interno.

Sono, invece, incendiari, motivati da moventi esterni che possono essere legati alla criminalità organizzata. Perché, ci si chiede, questo errore terminologico dei media? Perché è meno impressionante per la pubblica opinione? Perché il piromane, in criminologia, è un malato, ha un disturbo comportamentale, è catturato da un impulso che non può fare a meno di seguire, è uno psicopatico, al pari dell’incendiario, ma è diverso il suo grado di responsabilità.

Un venerdì 17 pienamente funestato dal fuoco. Gli incendiari avranno guardato le previsioni del tempo per sapere quando agire con l’aiuto di uno scirocco formidabile che impediva ai “Canadair” del corpo nazionale di scendere e domare le fiamme. Avranno scaricato le App per essere così informati e agire al momento per loro opportuno. La sincronia, inoltre, ripetiamolo, esclude qualsiasi ipotesi di accidentalità, come è stato rilevato fin dai primi servizi televisivi. Un atto organizzato nei minimi dettagli; un’azione criminale raffinata. Gli incendiari saranno,  secondo il ministro Alfano, perseguiti con la massima durezza. E che si tratti di incendiari e non di piromani è l’avviso anche del Presidente della Regione Sicilia, Rosario Crocetta; i moventi possibili? Secondo il Presidente della Regione i pascoli per gli incendi sui Nebrodi (la cenere degli incendi rende più fertile la terra), per Cefalù la speculazione edilizia. E annuncia disposizioni in grado di disincentivare, per il futuro, simili azioni criminali (divieto di pascolo per cinque anni nelle zone distrutte da incendio e divieto di edificazione per vent’anni sui terreni boschivi devastati dalle fiamme, ma soprattutto sarà istituito un registro regionale delle zone bruciate in grado di impedire ogni abuso in materia; sarà fondamentale, in merito, il parere documentato dell’assessore regionale dell’ambiente).

La lotta alla mafia – dice Crocetta-  assumerà una concretezza ulteriore anche attraverso queste disposizioni.

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