Noi e i robot

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Le interviste virtuali di Tiziana Carena

Intervista a Ferruccio Marengo

Ferruccio Marengo ci racconta:

«Dal  lontano 1982, anno di inizio della mia avventura scolastica, è iniziato un lungo e ininterrotto processo di “riconversione” professionale verso le nuove tecnologie. Prima al trotto e poi al galoppo, visto che siamo a Pinerolo, nella città della cavalleria, abbiamo accettato la sfida dell’essere al passo con il progresso tecnologico che scorreva veloce sotto i nostri occhi.

Dai corsi di formazione autogestiti a quelli istituzionali passando per la formazione organizzata dalle aziende dei nostri settori: questo è stato lo scenario dell’evoluzione. Guai a fermarci, guai a lamentarci che il mondo stava cambiando, senza cavalcare il cambiamento.

Ci occupiamo di informatica applicata al settore industriale dei robot, dei plc e delle macchine a controllo numerico. Il tutto condito con il disegno tecnico con la tecnologia C.A.D. (Computer Aided Design). Ci occupiamo di attività di laboratorio coinvolgendo gli studenti dal sapere al saper sperimentare.»

Lo incontro ad “Artissima” (novembre 2013, Oval, Lingotto Fiere, Torino). Ovviamente, non gli chiedo perché è qui: come è noto, “Artissima” è un momento importante nella città “ieri prima capitale d’Italia, oggi capoluogo della prima regione italiana per ricerca e sviluppo sostenuti dalle imprese: automotive, aerospazio, bio e nanotecnologie, ICT, meccatronica, design, cinema, enogastronomia, turismo”.

 

Parliamo della robotica oggi e della formazione informatica.

«Partiamo da un concetto più propriamente filosofico: chi ha inventato cosa. Da sempre, già sin dalla preistoria, gli esseri umani hanno cercato, quasi sempre con successo, di ridurre la loro fatica a parità di risultato ottenuto oppure di migliorare il risultato a parità di energie (fatica) investita. Pensiamo all’invenzione della ruota. Da qui, forse anche prima, abbiamo migliaia di esempi sia semplici che complessi che dimostrano la tendenza innata degli esseri umani ad ottimizzare.

I robot ne sono un esempio: si tratta di “agglomerati” più o meno informi che lavorano per noi risparmiandoci fatica, tempo e altre risorse. Ovviamente occorre istruirli affinché eseguano solo ciò che vogliamo noi, quando e come lo vogliamo noi. Per istruirli occorrono ordini precisi, coerenti e corretti. Immaginiamo una lavatrice che esegue un programma di lavaggio intenso scaldando l’acqua a 80° C e centrifugando al massimo dei giri. Se attuiamo, per nostra scelta (o errore) un programma di questo tipo con un maglione in lana cashmere molto delicato, non otterremo il risultato desiderato. La programmazione deve essere corretta e i materiali in lavorazione devono essere adeguati e coerenti. Tutto qui. Apparentemente semplice nel descriverlo, piuttosto complesso nel realizzarlo. Sono necessarie conoscenze specifiche dei linguaggi di programmazione che si riconducono tutti alla fondamentale trilogia di qualunque ambito informatico: sequenza – selezione – iterazione.

Sequenza: ogni operazione viene eseguita in sequenza, prima o dopo un’altra operazione.

Selezione: se è vera (o falsa) una certa condizione allora succederà (o non succederà) un certo evento.

Iterazione: la stessa operazione compiuta più volte, molte volte a certe condizioni ben definite.

In moltissimi settori industriali di produzione di beni (in alcuni casi anche di servizi) l’avvento dei robot è di fondamentale importanza e attualità: dall’abbigliamento alle aziende che producono cioccolatini in larga scala. Ce n’è per tutti.»

 

In futuro quali potrebbero essere le applicazioni della robotica oltre a quelle che già ci sono?

«Lo sviluppo tecnologico non ha confini: parlare di futuro è piuttosto complesso anche perché ogni qualvolta lo si immagina, questo, quasi per magia, diventa presente. Pensiamo, uno per tutti, al caso dell’applicazione della robotica nel settore sanitario. E’ in crescita esponenziale l’uso di robot per interventi chirurgici.

E’ evidente che a monte e dietro ciascuna operazione con ‘uso’ dei robot non deve e non può mancare l’intervento, sia indiretto che diretto, degli esseri umani.»

 

L’uomo è antiquato rispetto al destino della tecnica.

«No, secondo me no. Non siamo antiquati. Siamo attuali, moderni, nei limiti consentiti delle nostre conoscenze: questi limiti non sono certo segno di arretratezza anche perché, per definire l’arretratezza, sono necessari parametri di confronto che quando esisteranno saranno loro stessi il segnale della modernizzazione.»

 

Per chi voglia formarsi nella meccatronica, quale strada seguire e quale sbocco lavorativo potrebbe trovare?

«I livelli di formazione e di istruzione sono due.

Primo livello: diploma di scuola superiore. E’ necessario il diploma di Perito Industriale specializzato in Meccanica e Meccatronica che si consegue presso gli ITIS (Istituto Tecnico Industriale Statale).

Secondo livello: laurea. Si consegue la laurea in Ingegneria nelle varie specializzazioni inerenti il mondo dell’automazione industriale.»

Si notano molteplici suggestioni che ci riportano alla storia della cultura filosofica occidentale: dalla sequenza “causa-effetto” della tradizione illuministica e positivistica da David Hume a John Stuart Mill, alla selezione che ci riporta allo schema del sillogismo stoico e alla Introduzione alla logica del medico greco Galeno di Pergamo (età dell’imperatore Marco Aurelio), allo scenario dell’automazione che libera l’uomo dalla fatica fisica che richiama le riflessioni della prima metà degli anni sessanta del XX secolo sviluppate da Pollock (Automazione) e da Marcuse (L’uomo a una dimensione). La filosofia, quindi, non è una presenza umbratile nel mondo della tecnica, ma una sorta di orizzonte nel quale sembra dispiegarsi la tecnica.

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L’autrice Tiziana Carena

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