Medici volontari per l’Africa

Mario Pironti con gli infermieri nella sala operatoria di Wolisso

Intervista a Mario Pironti, un sanitario impegnato nell’organizzazione Medici per l’Africa

Tiziana C. Carena

 

Medici per l’Africa (CUAMM): parliamo di questa associazione, di com’è nata, di quando è nata e se opera esclusivamente in Africa o anche in altre regioni del mondo

Medici con l’Africa CUAMM (www.mediciconlafrica.org) è una ONG nata a Padova nel 1950, ha quindi festeggiato da poco i 60 anni ed ha affrontato in questo lasso di tempo tanti cambiamenti nel mondo della cooperazione. Il suo fondatore fu il professor Francesco Canova, cui si unirono medici e sacerdoti veneti. Originariamente ci si prefisse lo scopo di ospitare a Padova degli studenti di medicina africani che potessero poi operare nei propri paesi, ma con il passare degli anni la cooperazione in loco divenne l’attività preponderante (in quanto pochi studenti africani volevano tornare). Nei primissimi anni le missioni si svolsero anche in India, per poi concentrarsi nel continente africano dove oggi il CUAMM è presente in Angola, Etiopia, Mozambico, Sud Sudan, Tanzania, Uganda e Sierra Leone con 37 progetti.

Le aree coinvolte sono in particolare la salute materno-infantile e la salute pubblica, vi sono anche interventi per patologie ad alta mortalità (malaria, TBC, AIDS), e progetti specifici, ad esempio di insegnamento universitario, riabilitazione o chirurgia ortopedica (quello cui partecipo personalmente). Tutti i progetti sono integrati con il sistema pubblico locale, nascono da una programmazione a lungo termine e comprendono la formazione del personale locale per autonomizzarlo nel corso degli anni.

Tracciamo un profilo tipico del medico volontario

Ci sono vari retroterra: chi fa una missione di un anno o due ha magari 40-50 anni con ha alle spalle 15 anni di vita e lavoro in vari paesi africani, o è tra i 35 ed i 40 ed ha preso un periodo di aspettativa, magari con la famiglia, oppure è in pensione ed in passato ha compiuto varie esperienze di volontariato più o meno lunghe. Ci sono altre figure che prendono periodi di aspettativa più limitati o ferie, gli studenti di medicina ed i medici specializzandi.

È quindi bello vedere un mix di persone tra i 25 ed i 65 anni…

Il contatto con varie di loro, sul campo o in testimonianze (vedi il film documentario “Medici con L’Africa” di C. Mazzacurati) me le fa accomunare da una ricchezza umana. Ognuno nella sua particolarità ha la sua storia da raccontare e trasmette interesse verso gli altri, verso gli abitanti e le tradizioni dei paesi Africani, che s’incontrano dentro e fuori dall’ospedale e verso i compatrioti. 

Con questo non voglio idealizzare, ognuno si porta dietro i propri difetti insieme ai pregi e non parlo di eroi ma di gente che si “toglie le pantofole” e va lontano da casa per partecipare ad uno dei problemi del mondo di oggi… Gente che vive i problemi e le delusioni della vita quotidiana là e qui, dove a volte sembra che ci dimentichiamo che la sanità sia qualcosa oltre un costo, e la gioia di fare qualcosa di concreto, incontrare nuove situazioni, spezzare i propri schemi e dover adattare la propria mentalità.

 

Quali sono le specializzazioni più richieste in ambito medico?

Ricordando che in Africa c’è molta meno iper-specializzazione, e che chi va lì deve affrontare una gamma più vasta di problemi con molti meno mezzi che in Italia… 

Pediatria, ginecologia, sanità pubblica, ortopedia, medicina interna, ma anche medicina interna ed anestesia.

 

In prevalenza, si tratta di medici uomini, oppure prevalgono le donne-medico?

Direi che, come si vede anche nell’ambiente di lavoro in Italia, le donne stanno compiendo il sorpasso del 50%!

Un mix di grinta e dolcezza, preparazione e capacità di organizzazione. 

È una scelta di vita professionale ed umana sempre in bilico tra realizzazione e rinunce…

 

In quale percentuale chi ha lavorato per tanto tempo lì ha poi fatto ritorno qui?

In percentuale alta: nella vita del CUAMM sono partiti 1.400 volontari ed attualmente sono sul campo in 80!

Oggi la ricollocazione nella sanità italiana è meno facile rispetto ad anni fa, per questo molti si destreggiano tra ferie ed aspettative varie e c’è una percentuale di volontari pensionati in Italia.

Mario Pironti medici volontari

 

 

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