Le donne (giornaliste) vanno alla guerra

INVIATE DI GUERRA copertina WEB

È uscito nella collana “Effetto farfalla” dell’Istituto per l’Ambiente e l’Educazione il volume di Marika Frontino Professione: inviate di guerra. Donne e war reporting in Italia (1991-2005), pp. 144, euro 15, ordinazioni sul sito www.educazionesostenibile.it.

La prefazione è dell’inviato de La Stampa Mimmo Càndito, la postfazione di Mario Salomone, presidente della Federazione italiana media ambientali, con testimonianze di Giuliana Sgrena, Barbara Schiavulli e Monica Maggioni.

Il libro prende le mosse da un fenomeno inedito che sorprende il pubblico televisivo italiano durante la seconda guerra del Golfo, nel 1991: il racconto delle numerose giornaliste al fronte.

Da dove nasce la decisione dei direttori dei telegiornali di affidare con sempre maggior frequenza alle donne l’informazione sui conflitti? Per chi si accontenta delle spiegazioni facili è sufficiente una sola risposta: ci sono sempre più inviate perché è aumentato il numero delle giornaliste, sempre più brave (o belle), sempre più gradite al pubblico.

La prospettiva muta radicalmente, invece, se si adotta uno sguardo meno legato alla logica del mercato dell’informazione e più attento alle dimensioni di genere.

Il libro segue lo sviluppo della riflessione delle giornaliste sulla “femminilizzazione” del mestiere dell’inviato di guerra televisivo, analizzando il rapporto tra corpo e parola, genere e guerra, professione e sistema informativo, nel mutare storico della forma e rappresentazione dei conflitti, evidenziando in esso continuità e discontinuità politiche, soggettive, generazionali.

Esiste un rapporto tra realtà apparentemente slegate quali il ricorso alle donne nel “war reporting”, la spettacolarizzazione della guerra (“media event” totale) e la «svalutazione delle regole del mestiere», denunciate dall’inviato Mimmo Cándito e da altri studiosi di giornalismo? Le donne al fronte sono forse più funzionali all’odierna collocazione della pratica bellica e alla sua, ridefinita, struttura di valori? E, ancora, cosa veicola in più, nel nuovo racconto bellico, il corpo femminile, semiologicamente inteso come “segno”?

Per recensioni

I giornalisti interessati a recensire il volume possono richiedere il PDF scrivendo a eco@educazionesostenibile.it, precisando la testata e la data prevista su cui uscirà la recensione.

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