James Hansen. Clima: ultima chiamata

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La sala del Circolo dei Lettori era colma di persone venute ad ascoltare James Hansen, climatologo americano di fama internazionale che, venerdì 3 dicembre, ha discusso di cambiamenti climatici dialogando con esperti scientifici, tra cui Luca Mercalli.

L’urgenza di agire

La posizione di Hansen è molto netta: o interveniamo subito per stabilizzare il clima oppure «arriveremo ad un punto di rottura superato il quale non si potrà più tornare indietro» e il futuro delle prossime generazioni sarà fortemente minacciato. «Il cambiamento climatico, infatti, non è solo un dibattito scientifico ma rappresenta anche una questione morale perché le conseguenze di quello che facciamo oggi si riverseranno sulle generazioni future». Così ha esordito il climatologo americano alla conferenza.
James Hansen è professore di Scienze della Terra e dell’ambiente presso la Columbia University di New York e direttore del Goddard Institute for Space Studies della NASA. Ha partecipato a numerose audizioni davanti al Congresso degli Stati Uniti, rimanendo però molto deluso dalla scarsa volontà politica americana di portare avanti un’efficace politica di riduzione della CO2. Racconta che «se non fosse stato per la nascita dei miei nipoti e per la mia consapevolezza di cosa potrebbero trovarsi ad affrontare, avrei continuato a concentrarmi sulla scienza pura e non avrei persistito nel sottolineare la sua rilevanza per le decisioni politiche».

Proprio per questo suo pensiero rivolto ai nipoti, Hansen è stato soprannominato il “nonno del riscaldamento globale” e lo ha spinto a uscire dal laboratorio e scrivere il suo primo libro: Tempeste, portando a conoscenza dell’opinione pubblica tutto ciò che gli scienziati conoscono riguardo il clima e i suoi cambiamenti.

Il Pianeta è in pericolo, i cambiamenti climatici sono ormai visibili e le conseguenze sono spesso devastanti, basti pensare agli incendi di quest’estate in Russia e alle alluvioni in Pakistan.
Certo non è la prima volta che il clima subisce delle trasformazioni profonde, ma a ciò Hansen risponde che cambiamenti climatici precedenti sono stati molto lenti poiché causati da fattori naturali, mentre gli effetti causati dall’uomo sono molto più veloci e impattanti. Per stabilizzare il clima bisogna in modo assoluto ridurre le emissioni di CO2 a 350 parti per milione (ppm). «Sappiamo che nel passato livelli di CO2 tra 380 e 500 hanno sempre portato a una rapida disgregazione delle calotte glaciali, oggi siamo arrivati a 392. Stiamo quindi correndo il rischio di rendere inabitabili gran parte delle coste, per la crescita dei mari dovuta alla fusione dei ghiacci».

Per ridurre le emissioni di anidride carbonica, Hansen sostiene tenacemente la battaglia contro i combustibili fossili che emettono nell’atmosfera una grande quantità di CO2. La sua protesta ha fatto il giro del mondo quando nel giugno del 2009 venne arrestato proprio per aver preso parte ad una manifestazione per la chiusura di una miniera di carbone in Virginia.

Buone notizie

Fortunatamente Hansen ci porta anche delle buone notizie riguardo al clima da Paesi inaspettati. «La Cina sta investendo molto sulle energie alternative soprattutto solare ed eolico e sono i primi nella produzione di pannelli solari, eturbine eoliche». Hansen nutre grandi speranze nel governo cinese che non vuole essere dipendente dai combustibili fossili (come gli Stati Uniti) e ha bisogno che i suoi investimenti in energia verde vengano ripagati.
Ma per attuare una politica internazionale veramente efficace per la stabilizzazione del clima,è necessario  «dar vita a un accordo tra Europa e Cina per inserire una tassa uniforme sulle emissioni di carbonio (una delle ragioni per cui i combustibili fossili sono economici è che il suo costo non comprende i danni ambientali che causano) e imporre un dazio sulle merci importate dagli Stati Uniti. Tutto ciò obbligherebbe gli USA ad aderire al sistema o a contribuire economicamente». Hansen è molto critico verso la politica americana accusata di essere sotto il ricatto della lobby petrolifera che mai permetterà un cambio di rotta riguardo la produzione energetica.
Hansen quindi ci dice che siamo ancora in tempo per “raffreddare il pianeta” ma è la nostra ultima possibilità, non lasciamocela sfuggire.

Il seminario
La conferenza è stata organizzata dall’Istituto per l’Ambiente e l’Educazione Scholé Futuro onlus e da Edizioni Ambiente, in collaborazione con IED (istituto Europeo di Design) e Minteos. Sono intervenuti oltre ad Hansen: Luca Mercalli (Società Italiana Meteorologia), Giovanni Paesano (Arpa Piemonte), Antonello Provenzale (Istituto di Scienze dell’Atmosfera e del Clima – CNR), Erik Balzaretti, (Professional Master in Comunicazione per la Sostenibilità – IED) e Mario Salomone, (presidente Istituto dall’Istituto per l’Ambiente e l’Educazione Scholé Futuro).

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Claudia Gaggiottino
7 dicembre 2010

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