Incendi boschivi: una proposta geodidattica

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Gli incendi boschivi afferiscono alla qualità dei rapporti che la società contemporanea è in grado di creare con l’ambiente circostante e sono causa di grave degrado e di profonda alterazione ambientale, nonché indice di compromissione degli ecosistemi naturali. Nell’analisi di tale problematica sono stati realizzati diversi GIS (Geographic information system) in differenti province italiane, tra il 1980 e il 2010. Dall’elaborazione dei dati, redatti dal Corpo Forestale dello Stato, emergono una miriade di casi, che hanno provocato la perdita di migliaia di ettari di superficie boschiva, con ingenti danni economici.

Le cause sono legate principalmente ai comportamenti umani mentre sono scarse quelle naturali (1%), nel 28% dei casi si tratta di incendi involontari o colposi e il 71% è attribuibile a cause dolose o volontarie.

Le azioni di ricostituzione e di rimboschimento non sempre sono riuscite a rimediare ai danni prodotti dagli incendi. Il clima, con il suo regime pluviometrico e la dominanza dei venti e il suo andamento stagionale, gioca un ruolo fondamentale nel predisporre le condizioni ottimali per la propagazione degli incendi volontari e involontari o per innescare quelli naturali. Per tale motivo il maggior numero di incendi annui è concentrato nei mesi più caldi e con scarse precipitazioni. Altri elementi scatenanti sono le tipologie forestali, la quantità di acqua presente nei tessuti delle piante, nonché le condizioni del sottobosco, dettate dal governo e dal trattamento dello stesso. Queste ultime fanno emergere una diversa distribuzione del numero di incendi tra le diverse aree geografiche. È pur vero che, oltre a questi fattori fisici-naturali, anche la conoscenza sulla normativa sulle zone e sulle realtà più frequentemente soggette a rischio di incendio, costituisce la base per un’attività di monitoraggio ambientale ed evidenzia le aree ove installare i punti di avvistamento o gli strumenti di controllo.

Molto, ancora, deve essere realizzato, grazie anche a una maggiore sensibilizzazione politica, sociale e amministrativa che renda gli abitanti del territorio consapevoli delle minacce provocate dal fuoco al già compromesso equilibrio tra uomo e ambiente. Un importante passo in avanti, in tal senso, è avvenuto con l’entrata in vigore della legge quadro sugli incendi boschivi n°353 del 21 novembre 2000, che ha esaltato il ruolo della conoscenza e della prevenzione (art. 4 comma 2), introducendo il reato d’incendio boschivo nel nostro Codice Penale (art. 423 bis).

Forse è anche per questo se dal 2000 al 2007 la media degli incendi in Italia è calata di un terzo rispetto a quella dei due decenni precedenti, secondo quanto riferito dalle informazioni pubblicate dal Corpo Forestale dello Stato1 .

Il caso Sardegna
Il fenomeno degli incendi in Sardegna nella gran parte dei casi non è dovuto a cause naturali (1% del totale) bensì al fattore antropico2. Nonostante ciò il problema è stato sempre vissuto e affrontato come se si trattasse di una calamità naturale da contrastare per contenere i danni e minimizzarne i pericoli. La necessità di tutelare l’ambiente e le comunità ha messo in secondo piano la ricerca delle cause antropiche che, nel caso della Sardegna, rappresentano la base del problema. Anche laddove se ne riconosce l’origine antropica, l’idea più diffusa è che gli incendi nell’isola siano legati a un sistema agro-pastorale arretrato: una visone che, almeno in parte, andrebbe rivalutata.
Al momento l’unica certezza è che ogni anno il fuoco continua ad arrecare danni all’ambiente, a distruggere il patrimonio economico e a causare gravi lutti nelle comunità3, mentre la Regione Sardegna e lo Stato si impegnano nella sorveglianza e nella lotta al fuoco mettendo in gioco risorse finanziarie e umane. Si tratta, come prevede la legge nazionale, di attività di prevenzione che consistono nel porre in essere azioni mirate a ridurre le cause e il potenziale innesco d’incendio nonché interventi finalizzati alla mitigazione dei danni conseguenti (art. 4, comma 2, della legge n°353). Tra queste anche interventi destinati all’uomo, tesi a prevenire comportamenti scorretti, sia dolosi che colposi, quale principale causa di incendio.
La salvaguardia e la tutela dei boschi sono oggi strettamente connesse al grado di civiltà degli uomini, alla loro cultura e sensibilità, alla qualità dei rapporti che sono in grado di stabilire con l’ambiente. Al riguardo, l’opera di sensibilizzazione delle popolazioni e di informazione dei cittadini, anche con il coinvolgimento dei mass media, non sarà mai pienamente efficace se non mira a realizzare una cultura della tutela del patrimonio forestale inteso come bene imprescindibile che appartiene alla stessa collettività. É necessario, pertanto, dare opportuno impulso a tutte quelle azioni di carattere informativo e formativo che concorrono alla crescita di una cultura dell’ambiente e del bosco, promuovendo la consapevolezza che uomini e alberi appartengono al medesimo contesto naturale.
Molti incendi si verificano lungo i bordi delle strade, a partire dalle scarpate e dalle cunette spesso interessate da vegetazione facilmente infiammabile, oppure lungo le piste e i sentieri che si addentrano nei boschi. Questi fuochi possono essere prevenuti sia con azioni tendenti a rendere più consapevole e responsabile il comportamento dell’uomo (l’educazione ambientale), che con interventi di vigilanza delle amministrazioni preposte. Spesso le tensioni sociali portano ad atti vandalici o a ricatti delle istituzioni. Constatato ciò è necessario adottare misure che tendono a prevenire tensioni e motivazioni che come conseguenza hanno vere e proprie forme di vandalismo che sfociano in incendi dannosi. Le comunità devono impedire sul nascere gli incendi rendendo il territorio meno combustibile e isolare gli incendiari. È indispensabile cambiare la mentalità dell’intera popolazione e nello specifico della Sardegna, coinvolgendo tutte le componenti della società, dalla classe politica alla scuola, dalle Provincie ai Comuni, dalle associazioni professionali, sportive e culturali (allevatori, agricoltori, cacciatori, ambientalisti) ai volontari, in modo che agiscano, ognuno nel proprio settore di competenza, in modo attivo e convinto verso il problema. L’ambiente è il soggetto fondamentale e il nucleo dell’unico sviluppo possibile della Sardegna e tale sviluppo sarà possibile solo nel momento in cui tutte le forze insieme riusciranno a sconfiggere questo fenomeno, causato per colpa e per volontà dell’uomo.

Io sto col bosco
La proposta didattica “Io sto col bosco” è stata ideata e progettata nell’anno accademico 2010/2011 presso l’Università di Cagliari, durante l’attività frontale del corso di Geografia e Didattica della geografia, corso di laurea in Scienze della Formazione primaria. L’occasione si è presentata nel momento in cui, le province di Sassari, Olbia-Tempio, Cagliari e Nuoro e i maggiori Comuni sardi (Pozzomaggiore, Stintino, Porto Torres, Torralba, Sorso, Florinas, Cossoine, Usini, Bottidda, Trinità d’Agultu e Vignola, Santa Maria Coghinas) hanno invitato l’ateneo cagliaritano, dove il sottoscritto, in qualità di ricercatore di Geografia, è impegnato nell’attività didattica e in alcuni studi di ricerca, a partecipare alla quinta edizione di “Adotta un albero”, un progetto che coinvolge alunni della scuole secondarie di I e II grado della Sardegna. L’intento è quello di sensibilizzare le giovani generazioni alle problematiche ambientali attraverso attività di messa a dimora di nuovi alberi e la visione di filmati. Questo invito ha motivato a pensare a qualche attività da proporre ai futuri insegnanti, impegnati tutt’oggi in attività di supplenze, di tirocinio e laboratori vari.
Le discipline coinvolte sono oltre alla geografia, le scienze, l’educazione ambientale, l’educazione all’immagine, l’educazione alla salute e la convivenza civile. Attraverso questa proposta didattica i discenti hanno avuto atteggiamenti di cura verso l’ambiente sociale e naturale, apprezzandolo e valorizzandolo con maggior consapevolezza, hanno formulato ipotesi e previsioni, prospettato soluzioni, prodotto rappresentazioni grafiche, analizzato e raccontato in forma chiara ciò che hanno avuto modo di imparare precedentemente e valutato i possibili effetti delle decisioni e delle azioni dell’uomo sui sistemi territoriali. Tra gli obiettivi possibili, si può pensare all’acquisire una consapevolezza del prezioso patrimonio naturale, ambientale e flori-faunistico presente nel proprio territorio, acquisire consapevolezza della sempre maggiore responsabilità umana nei danni ambientali causati dagli incendi, conoscere le norme fondamentali di prevenzione e le principali norme di comportamento in caso di incendi, conoscere le istituzioni che si occupano della salvaguardia dell’ambiente e attivare comportamenti di prevenzione ai fini della salute nelle diverse situazioni di vita.

Note

1) I dati citati sono disponibili sul sito del Corpo forestale dello Stato, al seguente link.

2) Questo dato è confermato dalle indagini effettuate dal Corpo Forestale dello Stato a livello nazionale ed è sufficiente per differenziare la nostra realtà da altre realtà ambientali e territoriali, come ad esempio il versante Ovest degli Stati Uniti d’America, dove gli incendi dovuti ai fulmini rappresentano il 90% degli eventi totali registrati (American Forests,4, Winter 2004).

3) In particolare il 1983 per la Sardegna è stato un anno terribile, infatti durante l’operazione di spegnimento di un rogo sono morte 9 persone.

Emanuele Poli

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