Gira e rigira, si ride

clownterapia
Il pianto e il riso, osservati omettendo il sonoro, se siamo di fronte a uno schermo, non sono immediatamente distinguibili. Vivere in positivo con la clownterapia
Tiziana C. Carena
 
L’associazione di clownterapia V.I.P. (Vivere In Positivo) ha 55 sedi in tutta Italia. Parliamo con Cecetty (nome d’arte della ex-professoressa di economia Concetta).
Da quanto tempo sei in V.I.P.?
Sono in Vip da gennaio 2010. Sono stati (e lo sono tuttora!) anni di grandi scoperte, trasformazione personale/professionale, grandi impegni e anche tantissime emozioni. La mia vita si è arricchita di tantissime esperienze a contatto con ragazzi/persone fantastiche.
Voi lavorate soprattutto in tre ambiti: ospedali, carceri e scuole. Parliamo un po’ degli incontri nella scuola
Solitamente teniamo tre incontri di cui il primo è dedicato alla conoscenza e alla fiducia. Il secondo, alla coesione e alla strategia: lavorare in gruppo. Si conclude con un terzo incontro dedicato all’usare la creatività e l’improvvisazione: a mettersi in gioco. Tutti gli incontri sono di circa due ore ciascuno, proprio per permettere che la potenzialità del gruppo si sprigioni. Tutte le osservazioni, il sentire, il modo di interpretare, ma anche le lamentele o le resistenze possono dunque aiutare per questa esperienza di interazione e di inclusione e di divertimento. Talvolta si piange… dal ridere, naturalmente.

Il corso è di formazione per gli studenti, ma anche per gli operatori. Una sorta di peer-to-peer?
Tutti i clown rimangono, spesso, stupiti per la disponibilità e la voglia che gli alunni mettono in campo… certo ognuno con i suoi tempi e i suoi modi. E certamente una formazione reciproca, esattamente come lo studente insegna al professore con le sue domande e la sua partecipazione e l’insegnante insegna allo studente con le sue risposte e con le sue domande fatte per stimolare la riflessione e l’interazione. Osservo che, comunque, bisogna fare i complimenti anche agli insegnanti quando la classe risponde in un certo modo.
Tutti gli incontri incidono profondamente sugli insegnanti e sugli studenti, come una sorta di psicodramma. Tempo addietro al “Teatro dell’umorismo di Bordighera” seguii in seminario condotto da Jacopo Fo intitolato, mi pare, “Guarir dal ridere”: era così importante che, per gli insegnanti della Liguria valeva come aggiornamento. Questo accadeva circa vent’anni fa. Potrebbe essere un’idea per l’associazione V.I.P. portare il progetto presso gli Uffici Scolastici Regionali e Provinciali, sia per crediti formativi per gli studenti, sia per formazione-aggiornamento per i docenti. Ricordiamo un libro importante in materia, dello psichiatra Farnè, Guarir dal ridere, Il riso del premio Nobel per la letteratura Henri Bergson, del fondatore della psicanalisi, dell’indagatore dell’inconscio e dell’irrazionale, Sigmund Freud, Il motto di spirito. Ridere è un’attitudine, per la quale tutti hanno bisogno di tutti; come dire?, una situazione interattiva anche solo tra due persone, se c’è il ridere, comporta uno scambio di elementi che, via via, possono essere di storia famigliare, personale, professionale. Spesso è il contesto, la comunicazione non verbale, non solo quella verbale, a dare il “la”.
Cecetty che parla seriamente e poi si mette il naso rosso ti distrae e poi ti metti a ridere.

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