Cambiare la storia

La storia che vi propongo di cambiare non è quella ufficiale con la S maiuscola, ma una filastrocca. La filastrocca in questione mi è stata raccontata più volte da mia moglie cui veniva narrata da sua nonna Stella per farla giocare con le dita della mano. La filastrocca, (adattata all’oblò, e quindi un po’ diversa dall’originale) parla delle dita, dal mignolo al pollice, e così recita: “Il primo ha comprato i semi di zucca (la filastrocca ha origini mantovane), il secondo li ha seminati, il terzo ha coltivato le zucche, il quarto le ha raccolte e il quinto (il pollice, il dito più grosso) le ha prese tutte e se le è mangiate.”

Sembra una storiella da nulla eppure è fin troppo vera, e citarla a proposito dell’acqua, in occasione della giornata mondiale dedicata a questa preziosa risorsa, può essere utile così come potrebbe essere importante ricordarla come una sintesi semplice, ma, credo, esemplificativa di come sono gestite tante altre risorse preziose dove il lavoro di tanti non viene riconosciuto o quasi e schiacciato dall’interesse di pochi. Parlando di acqua, il passo è breve, si deve ricordare la situazione delle risorse biologiche (pesci, molluschi, crostacei, alghe) che vi si trovano e che in molti casi, troppi, sono gestite male, sfruttate come molti che le pescano.

Anche qui il movente è fondamentalmente economico (dar da mangiare agli affamati….se hanno di che pagare), con una distribuzione dei guadagni che appare come una piramide invertita: pochi guadagni alla base (indice, anulare, medio, indice per rifarmi alla filastrocca) e tanti al vertice senza alcuna o poche preoccupazioni per l’ambiente e la Natura e con tutte le conseguenze che ne derivano. Ovviamente non voglio demonizzare l’economia, che condivide con l’ecologia sei lettere e qualche concetto, ma sperare, come in molti chiedono, che l’ecologia e l’economia abbiano almeno pari dignità.

E riprendendo un recente articolo sui cambiamenti climatici, gli ambiti cui potremmo agganciare la nostra filastrocca sono moltissimi: la fame, il consumo di energia, la salute, il cambiamento climatico, la sicurezza, la crescente urbanizzazione, la sostenibilità, l’innovazione e l’impatto della tecnologia. Soluzioni? Ce ne sarebbero, ma bisogna fare come succede in un piccolo libro che, guarda caso, riguarda ancora le dita della mano e che avevo avuto tra le mani (tanto per cambiare) tanti anni fa. Si tratta di “La mano schiaffona” di Giancarlo e Walter Buonfino (in internet se ne trovano tracce) in cui si racconta come le dita di una mano si impadronirono del mondo fino a quando le altre mani capirono che unendo le loro dita avrebbero potuto ribaltare la situazione e così fu. Come si sarebbe detto una volta “Dita di tutto il mondo unitevi!”.

Allora gli autori la definirono una favola, ma a rileggerla oggi qualche dubbio viene.

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