Bebo Ferra al Folk Club di Torino

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Il Folk Club di Torino ha ospitato il concerto di Bebo Ferra, uno dei chitarristi più rappresentativi del panorama italiano, in duo con la pianista Rita Marcotulli, apprezzata a livello internazionale.

 

La serata è stata un susseguirsi di suggestioni e un viaggio dalle coste della Sardegna, terra di origine di Bebo Ferra, verso quelle nordafricane, per poi prendere il largo, attraverso l’oceano, e raggiungere il Brasile e l’Argentina.

La poesia di uno dei primi pezzi proposti, “L’alba di Yousif”, ci trasporta in pieno Sahara: si riesce a “sentire” il sorgere del sole sulle dune, la potenza del deserto, l’incedere delle carovane e dei cammelli. Quasi un inseguimento di note, com’è forse più evidente nei brani – raccolti nell’ultimo lavoro di Ferra, “Luar”, ovvero “luce della luna”- che ripropongono le sonorità brasiliane, samba e bossa nova rivisitati, l’atmosfera festosa, irriverente delle strade di Bahia e quella più intima e struggente che accompagna i ricordi velati di saudade.

L’omaggio al Sud America coinvolge anche l’Argentina, come si nota in “Fernando de Córdoba”: può sembrare il nome del protagonista di qualche epopea, ma Fernando è il termine gergale con cui a Córdoba si indica il Fernet Branca mischiato alla Coca Cola! Un pezzo intenso, appassionato, che richiama alla mente una milonga fumosa e una coppia che la percorre a ritmo di tango.

Il duo si è lanciato in una serie di sperimentazioni sonore: la cassa armonica della chitarra e il legno di rivestimento del pianoforte sono stati usati all’occorrenza come percussioni, talvolta gli effetti acustici sembravano provenire da profondità marine, in altre occasioni dal soffio del vento su lamine metalliche, in altri momenti ancora la voce dei due musicisti accompagnava la melodia, simile alla recitazione di un mantra. Bebo Ferra, con le sue dita agilissime si è mosso sulle corde, insistendo talvolta per produrre suoni graffiati, si è fuso completamente con la chitarra, con le mani venose l’ha afferrata, quasi fosse il corpo di una donna, accarezzandolo, stringendolo a sé.

Il sodalizio con Rita Marcotulli è eccezionale, perché la pianista sa seguire, suggerire, improvvisare e lasciarsi contagiare dalle influenze di altre culture. Anche nei suoi pezzi, ad esempio “Tuareg”, si può leggere il fascino di un’oasi nel deserto, dove una mamma è intenta a cullare il suo bambino (come lei stessa ha raccontato presentando il brano) e infatti il suono si dispiega come un’onda, come un moto perpetuo, ripetuto all’infinito.

Per chiudere il concerto Bebo Ferra e Rita Marcotulli hanno scelto un brano che aveva il sapore amaro di un addio, quasi un ripercorrere mentalmente la memoria nostalgica di un tempo felice.

 

21/12/2009

 

 

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