L’educazione sostenibile

Perché questo portale si chiama “Educazione sostenibile”? E perché “.eco”, il mensile italiano dell’educazione ambientale e per un futuro sostenibile ha come sottotitolo “l’educazione sostenibile?

Il termine è stato proposto dall’inglese Stephen Sterling (v. Stephen Sterling, Sustainable Education: Re-Visioning Learning and Change, Green Book, Devon, 2001): indica un’educazione che, oltre ad assicurare un pieno sviluppo delle persone, le attrezza ad affrontare in modo critico e creativo le difficoltà e le sfide della vita e sostiene cambiamenti che portino ad una società migliore e ad un mondo più pacifico.

Pienamente pertinente nel caso di scuole ed università (che devono essere improntate in tutti i loro aspetti a principi di coerenza e sostenibilità ecologica), il termine è adatto anche ad indicare un modello per qualsiasi organizzazione o attività che svolga funzioni educativo anche di tipo non formale e informale, e non solo in età scolare ma in tutte le età della vita.
Con l’avvertenza, inoltre, che il termine “educazione” non va inteso nel senso restrittivo che ha assunto nella lingua italiana, ma in quello più ampio e polisemico che ha, ad esempio, “education” nella lingua inglese, che comprende istruzione, formazione, pensiero pedagogico, educazione, ovvero il dare o il ricevere un’istruzione in campo intellettuale, morale o sociale, la teoria e pratica dell’insegnamento (pedagogia), l’informazione o la formazione su specifici argomenti (mentre il training è l’addestramento ad un’abilità o ad un comportamento specifici, per esempio in campo sportivo, e può riguardare anche un animale).

Per saperne di più sulla “educazione sostenibile” leggi  l’approfondimento: I paradigmi contrapposti tratto da: Mario Salomone, Strategie educative per la sostenibilità. L’educazione ambientale nel XXI secolo, CELSB, Bergamo, 2005, pp. 55-62.

 

Conclusione dell’anno mondiale dei poli

Si conclude a marzo 2009 l’Anno Internazionale per i Poli, un ampio progetto il cui focus è stato centrato sull’Artico e l’Antartico. L’Anno Internazionale per i Poli (IPY) è stato indetto dal Consiglio Internazionale per la Scienza (ICSU) e dall’Organizzazione Mondiale di Meteorologia (WMO) e, per assicurare una completa copertura sia all’Artico che all’Antartico, ha abbracciato due cicli annuali completi, da marzo 2007 a marzo 2009.

Questo è in realtà il quarto anno dedicato ai poli, che segue quelli del 1882-3, del 1932-3 e del 1957-8. Vi sono stati in questi due anni più di 200 progetti, con centinaia di scienziati di oltre 60 nazioni che hanno esaminato numerosi argomenti di studio relativi nel campo della fisica, biologia e delle scienze sociali.
I primi risultati dell’IPY saranno presentati durante la IPY Oslo Science Conference, che si terrà ad Oslo dall’8 al 12 giugno del 2010. Sarà questa l’occasione per ricordare e dimostrare al pubblico l’opportunità che questo biennio ha offerto di seguire ed impegnarsi nella scienza in tempo reale.

Per ulteriori informazioni si può consultare il sito web dell’IPY: http://www.ipy.org/
o scrivere all’indirizzo e-mail ipyipo@bas.ac.uk