Abbecedario amazzonico aspettando i mondiali‏

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Con i mondiali alle porte e la nazionale italiana che si prepara a giocare il suo primo match nella rovente e umida Manaus, sale la curiosità verso questa regione lontana e affascinante che è l’Amazzonia. Sia l’Italia sia l’Inghilterra si stanno preparando atleticamente al momento in cui dovranno giocare alle alte temperature tropicali, ma forse non sanno che ciò che li aspetta e che forse li sorprenderà di più è una cultura creola, con usi e tradizioni, leggende e credenze molto diverse dalle nostre.

Prepariamoci anche noi, prima di questo grande incontro, con qualche pillola sull’Amazzonia: un racconto per ogni lettera dell’alfabeto!

Açaí
Un motto di spirito che ha fatto da leitmotiv ai miei primi giorni in Amazzonia è stato “Quem vai ao Pará, parou. Tomou açaí, ficou”, che si può rendere con “Chi arriva nello Stato (brasiliano) del Pará, si ferma. (Se) beve l’açaí, resta”. Orgoglio per un prodotto locale, ma soprattutto segnale chiaro che per “essere dei nostri” si deve amare l’açaí (Euterpe oleracea).

 

Açaí vale per polpa estratta dal frutto dell’açaí, e il fatto non è scontato perché, a 2-3 mila km a sud, nella Foresta Atlantica, la “cugina” dell’açaí, la juçara (Euterpe edulis Martius) rischia l’estinzione perché ne è apprezzato il cuore – ogni cuore estratto, una pianta tagliata. Oramai anche in villaggi sperduti si trova una batedeira, una macchina che scortica il frutto, tondo (della dimensione di una grossa biglia di vetro), lucido e violaceo, dalla sottile polpa e ne estrae un succo denso, quasi cremoso; ben diverso dal vinho (vino), prodotto lasciando a mollo i frutti e poi sfregandoli a mano su un setaccio.

Base della dieta in alcuni periodi dell’anno, in alcune località, per alcuni, dessert  per altri, difficilmente l’açaí manca da una tavola paraense, da una discussione sul futuro delle regioni rurali del Nord del Brasile, dai ricordi di chi è stato in Amazzonia. Eppure è un cibo funzionale affermato negli USA e che si sta cercando di affermare anche in Europa.

Per essere “uno di loro”, dunque, non vale più: si dovrà cambiare il detto, parlando di altre palme, come la bacaba (Oenocarpus bacaba), il cui succo, beige chiaro, ha una sfumatura di gusto leggermente diversa – ed è, questo sì, universalmente sconosciuto.

Luca Fanelli

ACAIIl giovane di un villaggio prepara manualmente il vinho di açaí nei pressi di un torrente (igarapé). 2007. Foto di Luca Fanelli

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