Ambiente, un patto di libertà

La giornata mondiale dell’ambiente: un giorno per pensare, tutto l’anno per agire.
E perfino Kant può servire
Tiziana C. Carena



Il 5 giugno è la ricorrenza  della Conferenza di Stoccolma con la quale nel 1972 veniva stilato il programma ONU per l’ambiente; la giornata dell’ambiente è stata istituita nel 1974. In questa giornata si ripensa alle politiche eco-sostenibili, si riflette sulla dimensione uomo-natura, quanto l’uomo non abbia cura del proprio ambiente, quante siano le patologie collegate all’incuria ambientale messe a punto da una forma di progresso insano e da un consumismo ossessivo. La salute dell’ambiente e la salute della persona e del cittadino devono essere ricomprese in una dimensione più naturale.
Occorre che si sviluppi maggiormente l’intelligenza ecologica. Tutte le competenze sono utili se lavorano insieme, se si mettono in relazione i vari saperi.

Occorre avere memoria e immaginazione protesa verso il futuro. Intuire un disastro ambientale, peraltro, non è solo opera di immaginazione; e pensare al progresso come forma di involuzione non è conservatorismo. Einstein raccontava che l’idea della relatività gli venne seguendo un’immagine quasi fantastica, ovvero quella di inseguire un raggio di luce…. proviamo a vedere qual è il raggio di luce in una sintetica analisi globale dell’ecosostenibilità ambientale attraverso diverse prospettive di pensiero. Le energie rinnovabili, l’economia verde, l’urbanistica sostenibile, l’economia sostenibile: questi sono i punti orientativi per vedere il “raggio di luce”.

 

Cultura locale e globale

Aurelio Peccei parlava di “sostenibilità” come concetto “trans-disciplinare”: sarebbe possibile utilizzare la sua transdisciplinarità per orientare la formazione sin dal principio a configurarsi come una “educazione ambientale”. Non è più sufficiente una cultura locale, ma dev’esserci una cultura locale e globale.
L’alterazione del clima è un dato di fatto incontestabile, come incontestabili sono le sue ricadute sulla  vita umana (e non soltanto in termini di catastrofi ambientali, come inondazioni frequenti e particolarmente distruttive) che richiede  una collaborazione transazionale (dato il carattere transnazionale del degrado ambientale). Nonostante lo sviluppo di una serie di intese e di accordi sulla riduzione delle emissioni dei gas che concorrono a produrre l’effetto-serra, non esiste ancora un ordinamento internazionale vincolante in materia, così come non esiste ancora un governo internazionale in grado di gestire gli effetti dell’impoverimento di interi territori (non disgiungibili dal cambiamento climatico). Occorre dunque una politica ambientale transfrontaliera, cioè un governo ecologico del mondo che vada ad associarsi alle mediazioni nelle relazioni internazionali in grado di evitare le guerre (mediazioni invero piuttosto indebolite, fuori d’Europa, nell’ultimo mezzo secolo).
La tesina per il mio corso SIS abilitante per le scienze sociali riguardava proprio il saggio kantiano Per la pace perpetua (pubblicato anche su “Fenomenologia e Società”, annata 2010); a proposito dell “federazione mondiale degli Stati” da Kant progettata leggiamo: “Questa federazione non si propone la costruzione di una potenza politica, ma semplicemente la conservazione e la garanzia della libertà di uno Stato preso a sé e contemporaneamente degli altri Stati federati  (…).” A voler attualizzare le parole di Kant (in relazione alle tematiche ambientali) si tratta non di limitare la libertà degli Stati (e degli individui) protagonisti dello sviluppo economico, ma di evitare, attraverso un patto tra uguali, che la loro libertà porti alla distruzione della terra.
In conclusione, in questa giornata dedicata all’ambiente, guardiamo all’etimo della parola: “ambiente” suggerisce il cerchio delle cose che ci stanno intorno, vale il mondo nella sua globalità; una politica ambientale è per definizione una politica globale.

Film: “Ultimatum alla Terra”
Lettura: I. Kant, Per la pace perpetua  (1795)

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