Con i mondiali ormai iniziati e la nazionale italiana che ha giocato il suo primo match nella rovente e umida Manaus, sale la curiosità verso questa regione lontana e affascinante che è l’Amazzonia. Sia l’Italia che le altre squadre si trovano a giocare alle alte temperature tropicali, ma forse non tutti conoscono davvero il Paese che li sta ospitando, un paese caratterizzato da una cultura creola, con usi e tradizioni, leggende e credenze molto diverse dalle nostre.
Noi continuiamo a prepararci così, con qualche pillola giornaliera sull’Amazzonia: un racconto per ogni lettera dell’alfabeto!
Quilombo
Le comunidades remanescentes de quilombo o, brevemente, quilombo, sono un fenomeno contemporaneo intrigante: si tratta di villaggi, sparsi in tutto il territorio del Brasile che, a partire dagli anni Ottanta del Novecento hanno iniziato a rivendicare una continuità storica con comunità più antiche, formate da schiavi fuggiti al controllo del padrone. Questa emersione si è resa possibile grazie alla nuova Costituzione del 1988, che riconosce diritti speciali, soprattutto in termini di territorio, a coloro che dimostrino tale filo rosso.Visto che l’essere quilombo richiede sia l’auto-riconoscimento, sia una precisa azione dello Stato, non è allo stato attuale possibile quantificare precisamente il fenomeno, ma sappiamo che in Brasile 127 villaggi sono riconosciuti ufficialmente come quilombo (1) e più di 2.000 intendono essere riconosciuti (2)
All’origine di un quilombo non c’è solo la fuga ribelle di un gruppo di schiavi dalla fazenda, ma pure: l’abbandono da parte di proprietari terrieri di un latifondo e delle persone che vi lavoravano in cattività, la diserzione di soldati arruolati, la creazione di unità autonome, ma funzionali al funzionamento dell’economia schiavista. Più che la storia in sé, conta come la storia viene fatta propria dalle persone di un villaggio: capita così di avere due comunità vicine, con un passato e una popolazione affatto simile, delle quali una è quilombo, una no.
L’Amazzonia occidentale non è stata una meta previlegiata del traffico di schiavi, in parte perché si contava sull’asservimento della popolazione indigena, qui più abbondante che altrove, in parte per la colonizzazione molto più blanda, almeno sino alla metà del XVIII secolo; di più, il ruolo economico di questa regione, nel quadro dell’impero portoghese, era soprattutto quello di fornire materie prime esotiche, derivate dalla caccia e dalla raccolta, non commodity prodotte nelle piantagioni. Ciò nonostante, nella regione del Baixo-Amazonas, proprio negli ultimi decenni del Settecento iniziarono ad essere condotti molte migliaia di schiavi africani per lavorare nelle piantagioni di cacao e nell’allevamento di bestiame: questa l’origine dei sessanta villaggi quilombola di questa regione (3).
(1) Comissão Pró-Índio de São Paulo, Terras de Quilombo Tituladas no Brasil, senza data [2011], consultato il 15/06/2014 all’indirizzo: www.cpisp.org.br/terras/asp/terras_tabela.aspx.
(2) Fundação Cultural Palmares, Comunidades quilombolas, 2013, consultato il 15/06/2014 all’indirizzo: www.palmares.gov.br/?page_id=88
(3) Comissão Pró-Índio de São Paulo, Comunidades quilombolas do Estado do Pará. Baixo-Amazonas, senza data [2011], consultato il 15/06/2014 all’indirizzo: www.cpisp.org.br/comunidades/html/brasil/pa/pa_comunidades_amazonas.html
Luca Fanelli
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