Abbecedario amazzonico aspettando i mondiali‏: lettera D

D

Con i mondiali alle porte e la nazionale italiana che si prepara a giocare il suo primo match nella rovente e umida Manaus, sale la curiosità verso questa regione lontana e affascinante che è l’Amazzonia. Sia l’Italia sia l’Inghilterra si stanno preparando atleticamente al momento in cui dovranno giocare alle alte temperature tropicali, ma forse non sanno che ciò che li aspetta e che forse li sorprenderà di più è una cultura creola, con usi e tradizioni, leggende e credenze molto diverse dalle nostre.

Prepariamoci anche noi, prima di questo grande incontro, con qualche pillola sull’Amazzonia: un racconto per ogni lettera dell’alfabeto!

Desmatamento

Scrive la Foresta Amazzonica: “Quando si pensa a me, spesso si pensa anche al desmatamento (deforestamento). Perché è quello che succede a tante di noi foreste. Ad esempio, la mia sorella Atlantica, che occupava il Brasile orientale dal Nordest al Sud, è stata annientata negli ultimi cinque secoli ed ora ne rimangono solo poche “pennellate”, qua e là.

Chissà se io avrò un destino diverso? Per ora, ho perso il 20% della mia superficie a favore di campi, miniere, città e strade (1).
Peraltro, misurare la superficie che perdo non è facile, perché non esiste un registro degli alberi abbattuti. Così, ad occuparsi di queste misure, sono soprattutto scienziati che osservano ed analizzano delle mie foto scattate dal satellite. Lo fanno con precisione dal 1988.

Come sono andate le cose da allora? E’ stato tutto un sali-e-scendi, con momenti di panico e altri di sollievo: per semplificare le cose, dall”88 al 2003 mi hanno raso al suolo sempre più piante – in media l’estensione della vostra regione Lazio, ogni anno; poi, il taglio è diminuito e nel 2012 ammontava alla metà (2).

Tanto per intenderci: quando parlo di taglio, parlo di rasatura a zero, o quasi, quella che serve poi per allevare il bestiame o coltivare il riso o la soia. In genere, chi cerca il legname, all’inizio abbatte solo da 3 a 9 alberi per ettaro e lascia il resto; si parla in questo caso di degradazione e non di deforestamento, anche se, con i tempi che corrono, spesso una precede l’altro (3).

Se continuassero a tagliarmi, così come hanno fatto dall”88 ad oggi, ci vorrebbero circa due secoli e mezzo per eliminarmi; ma quale sia il posto che avrà nella società del futuro la carne bovina, non si sa; so solo che l’allevamento è la prima causa per la quale i boschi vengono trasformati in prati. Poi vengono le coltivazioni estensive, in primis la soia – anch’essa usata per lo più come alimento per altro bestiame. Poi c’è il prezzo della terra: quando il prezzo della terra aumenta nel Brasile meridionale, vengono a prendersela svelti svelti qui al nord, tagliando piante. Eppure la terra al sud, negli ultimi dieci anni, è aumentata parecchio di prezzo, nonostante la crisi (4); mentre, come dicevo, dal 2005 il deforestamento è diminuito; dicono sia merito di alcuni provvedimenti che, voi uomini, avete preso: meno stimoli e più controlli. E’ un buon segno, ma potreste sempre cambiare idea….”.

(1) Daniel Santos, Denys Pereira, Adalberto Veríssimo, O Estado da Amazônia: uso da terra, Imazon, Belém, 2013.

(2) Brasil/ Ministério da Ciência e Tecnologia, Projeto Prodes. Monitoramento da Floresta Amazônica Brasileira por Satélite, Serie storica, indirizzo: www.obt.inpe.br/ prodes/ prodes_1988_2013.htm, consultato il 21/05/2014.

(3) Jeffrey Gerwing, Edson Vidal, Degradação de Florestas pela Exploração Madeireira e Fogo na

Amazônia, Imazon, Belém, 2002.

(4) Marcelo Ambrogi Castilho, Determinantes do preço da terra no Mato Grosso do Sul, Tesi presentata all’Unicamp, Campinas 2012.

Desmatamento ex DSC 9606 Mauricio

Deforestamento nell’entroterra di Santarém, Brasile. Novembre 2006. Foto di Maurício Torres.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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