4 “no” che contano e un po’ di quote rosa

Qualcuno ha sentito parlare dei quattro cavalieri dell’Apocalisse? L’idea di rievocarli mi è venuta qualche tempo fa rivedendo un famoso film del 1962 ispirato proprio a questi personaggi che, vuole la tradizione, sono la personificazione di altrettanti flagelli: Morte, Guerra, Carestia, Pestilenza. Sono, se ci si pensa, personaggi quanto mai attuali e, soprattutto, mai così globali da quando sono stati citati per la prima volta nell’Apocalisse di Giovanni. Sono figure, infatti, tristemente familiari a noi uomini che, nel corso dei secoli, abbiamo dovuto confrontarci ripetutamente con loro, ma sempre su scala localizzata. In passato colpivano l’una o l’altra zona, intere regioni o continenti lasciando il resto del mondo del tutto ignaro di quanto stava accadendo. Oggi la globalizzazione ha esteso l’area di intervento di questi cavalieri e nessuno può fingere che non esistano visto che quotidianamente i media di ogni genere ci aggiornano sui misfatti di lor signori che sembrano inarrestabili. Scrivo “sembrano” perché forse una soluzione ci sarebbe, forse utopistica, forse fin troppo semplice o addirittura banale come dire “NO”.
Dire “NO” non è facile. La negatività intrinseca di questa parola l’ha resa malvista. Dire “no” non facilita i rapporti umani anche se è un’opzione prevista. Il sì, invece, funziona meglio quando si vogliono mantenere buoni rapporti almeno con quelli che ci sono più vicini o che dobbiamo tenerci stretti per i più vari motivi. A questo punto qualcuno potrebbe anche stufarsi di leggere e chiedersi cosa abbiano a che fare simili riflessioni con Pianeta Azzurro. Domanda legittima e risposta semplice. Qual è il rapporto dell’acqua con il cibo e le carestie? Come si conquistano le risorse idriche in molte zone del pianeta se non attraverso soprusi e guerre? Quante persone muoiono perché non hanno accesso all’acqua potabile e quante malattie sono legate all’assenza di acqua o di acqua pulita? Come sta variando il quadro delle risorse idriche con i cambiamenti climatici in atto? Quello che vediamo accadere in Europa, nel nostro Mediterraneo e nella vicina Africa rischia di essere la punta di un iceberg che sta crescendo e che, come tutti gli iceberg che si rispettino, tiene nascosta la maggior parte di sé.
Dire di no, o almeno prendere in considerazione quest’opzione, è o dovrebbe essere la mossa giusta. I modi per dirlo potrebbero essere tanti tra cui dire sì a chi già dice no. Non è così scontato. Per prima cosa dobbiamo esserne convinti e un utile esercizio è quello di provare a immaginare cosa faremmo noi se ci trovassimo in situazioni come quelle in cui si trovano siriani, curdi, etiopi, sudanesi e tutti gli altri che provano a lasciare la loro patria perché vogliono vivere o vogliono sperare in un futuro per i loro figli.
Infine, un’ultima riflessione sulla seconda parte del titolo. Che ne direste se lasciassimo per un po’ il governo del pianeta nelle mani delle donne? Le donne non fanno la guerra (se non sono costrette), ma ne sopportano le conseguenze pur continuando a curare, amare, trasmettere la vita, sorridere, farci sognare e molto altro ancora. L’idea non è originale come potreste verificare sul web, ma finché non diventa realtà vale la pena di continuare a pensarci o no?

 

 

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