Una volta all’anno…

Ormai c’è una ricorrenza per tutto. Non passa settimana che non si festeggi o si ricordi un evento, una categoria, un principio. Alcuni di questi appuntamenti sono importanti, altri meno soprattutto se creati a fini meramente o quasi consumistici. Tra quelli che non bisogna perdere, e ai quali è indispensabile prestare tutta la nostra attenzione, c’è la Giornata Mondiale dell’Acqua, dedicata quest’anno al potere che l’acqua e l’occupazione ad essa legata hanno nel trasformare la vita delle persone.
Noi siamo ciò che siamo perché esiste l’acqua. Siamo, a ben pensarci, dei contenitori d’acqua, un liquido vitale che usiamo e trasformiamo al punto da renderla irriconoscibile e priva di tutte quelle caratteristiche che la rendono la migliore di tutte le cose e addirittura il loro principio come sosteneva il filosofo Talete. Se non ci credete, provate a documentarvi su quanta acqua è necessaria per produrre pane, pasta, carne, verdura, vestiti e persino scarpe. Si tratta dell’acqua che non si vede, la cosiddetta acqua virtuale di cui consumiamo quantità incredibili stimate attorno ai 2000 litri il giorno. Ovviamente, quando si generalizza, si tende a prendere come modello noi stessi e la realtà in cui siamo inseriti e quanto sopra riguarda soprattutto il mondo occidentale. Tutto cambia, infatti, quando si pensa ad altri paesi, ai tanti dove l’acqua non solo scarseggia, ma a volte non è nemmeno un diritto garantito.
A questo si aggiunge il fatto incontrovertibile che quasi tutte le forme di lavoro al mondo sono legate a questo composto, chimicamente semplice e prezioso, e all’approvvigionamento idrico. Se si riflette su questo dato è facile accorgersi che ogni giorno utilizziamo l’acqua di altri paesi sotto forma di beni di consumo che consideriamo indispensabili anche se non sempre lo sono e che utilizziamo solo perché il nostro tenore di vita ce lo permette. Tuttavia milioni di persone che lavorano per noi in questo settore spesso non godono di riconoscimento e accade che non siano nemmeno tutelate dai diritti fondamentali dei lavoratori. Dobbiamo impegnarci affinché questo possa cambiare! Impariamo a sostenere le produzioni virtuose, quelle che consumano meno acqua, e cerchiamo di trovare dei sistemi di compensazione che tengano conto anche di questi nostri consumi indiretti. Qualcuno affermerà che tutto questo ha un costo, ma non possiamo continuare a pretendere che a pagare siano sempre gli altri. L’economia è una scienza complessa, fatta di dare e avere, ed è ora, come sostengono in tanti, che i suoi principi siano insegnati a scuola, ma non solo quelli che riguardano i nostri rapporti con le banche e la borsa come vorrebbero alcuni. E insieme all’economia cerchiamo di diffondere la conoscenza dell’ecologia anche tramite Pianeta azzurro e la rivista Eco.
Infine, dato che la Giornata Mondiale dell’Acqua è una festa che dovrebbe coinvolgere soprattutto i più giovani è lecito domandarsi come loro vedono il problema dell’acqua, come la utilizzano e perché pensano che vada protetta. Per saperlo ho coinvolto mia moglie, insegnante di matematica e scienze, e una sua classe (1°B  I.C.Martiri della Libertà  S.M.S  Don Milani di Sesto S:Giovanni) ed ecco sommariamente quanto è emerso. A parte gli usi quotidiani (lavarsi, bere, pulire, far da mangiare ecc.), secondo la maggior parte degli studenti intervistati l’acqua serve per vivere, per costruire oggetti, scoprire (l’acqua intesa come via di comunicazione tra un paese e l’altro), per produrre energia pulita oltre a spegnere gli incendi, fabbricare la neve artificiale e giocare. Quanto ai motivi per proteggerla, i ragazzi hanno risposto che l’acqua deve essere difesa perché è necessaria per la vita di tutti gli esseri viventi, ci permette di coltivare la terra, regola il clima. Sono principi elementari, ma su questi certamente si può costruire e continuare a sperare che in futuro l’acqua sia festeggiata e ringraziata tutti i giorni e non solo una volta l’anno. 

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