Solar Immision: equo frontiere dell’energia solare

madagascar

Il sole, fonte inesauribile di energia, può rappresentare una soluzione alle problematiche di molte popolazioni che, ancora oggi, non hanno accesso all’acqua potabile e alla corrente elettrica.  In Madagascar, ad esempio, il 70% dei 18 milioni di abitanti dell’isola non ha acqua pulita da bere ed energia elettrica per illuminare i villaggi.

Dal 2010, però, grazie al progetto Solar Immision, nato dalla collaborazione tra Tenesor, azienda specializzata nel campo dell’energia solare, e ASA, associazione che opera per il miglioramento delle condizioni di vita delle comunità rurali, vengono istallate gratuitamente pompe idrauliche che estraggono l’acqua potabile in profondità. A fornire l’energia necessaria al funzionamento del sistema di pompaggio in grado di aspirare circa 5.000 litri d’acqua pulita al giorno sono tre moduli fotovoltaici Tenesol.

L’azienda si occupa inoltre di insegnare agli abitanti del luogo la manutenzione di base necessaria a garantire il corretto funzionamento del sistema. Ciò contribuisce a sviluppare nella comunità locale un senso di comproprietà del sistema e aumenta la loro indipendenza e autosufficienza.

«Fino a oggi l’unica alternativa per la comunità malgascia era quella di rifornirsi d’acqua nei campi di riso. Ma quest’acqua non è sicura da bere e può causare importanti danni alla salute», afferma Vololona Razafindrainibe dell’ASA Madagascar.

L’iniziativa ha previsto, inoltre, l’istallazione di un sistema di produzione elettrica rurale che ha portato per la prima volta la corrente nell’isolato villaggio di Ampasimpotsy: una svolta per la comunità locale che ora può contare nella presenza di un ospedale funzionante ventiquattrore su ventiquattro. «Prima dell’arrivo dell’energia solare lavoravamo con torce e lampade a olio», racconta la dott.ssa Nathalie, responsabile sanitaria del dispensario locale. «Adesso, quando un paziente arriva in piena notte per essere curato, il nostro lavoro è molto più facile grazie alla luce. È come lavorare in una piccola città piuttosto che in mezzo alla foresta».

 

12 settembre 2011

 

Chiara Capone

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