Informazione, non ci siamo ancora

Floris La7
Complessivamente deludente la copertura giornalistica della COP21 sul clima
Mario Salomone
 
Le “marce per il clima” di domenica 29 novembre a Roma (20.000 partecipanti) e in molte città italiane, da Torino a Palermo, sono state pressoché ignorate dagli organi di informazione. La prima giornata della COP21 poi ci restituisce l’immagine di due mondi diversi: si va da quotidiani che danno grande risalto al vertice di Parigi sul clima ad altri che parlano di tutt’altro, ignorando completamente la conferenza sulle loro prime pagine.
I due talk show TV del martedì sera non se la cavano meglio.
Come osserva su Facebook Ermete Realacci, presidente della Commissione Ambiente della Camera, «Nessuna parola Ballarò e DiMartedì, sui mutamenti climatici e sulla conferenza di Parigi? Nemmeno una? Eppure la sfida del clima influenza ed è influenzata dalla geopolitica, dall’economia, dalla tecnologia, dalle guerre, dalle diseguaglianze sociali, come ha detto Papa Francesco. Persino la crisi siriana, come ha affermato recentemente Obama, è stata aggravata da una pesante siccità. Non è questa l’informazione politica che ci aiuta a capire e ad affrontare il futuro».
E sempre su Facebook un noto giornalista ambientale, Giannini RAI3Marco Gisotti, rispondendo a Realacci (che domenica era alla marcia), ricorda che «Il Corriere della sera il giorno in cui fu resa nota l’enciclica del Papa titolò sul fatto che Francesco aveva bacchettato le banche. Di tutta l’enciclica quella era l’unica sintesi possibile. Per fare un esempio.
Ma anche l’agenda politica non mi sembra così prestata al dibattito ambientale.
Oltre te e pochissimi altri deputati i cui nomi sono sempre gli stessi quanti domenica sono scesi a marciare per il clima?».
Gisotti lancia una sfida (e un invito alla Fima): «Organizzare un Forum a Perugia (al Festival di Giornalismo) con la Rai, il mondo scientifico, quello ambientalista, i giornalisti e i rappresentanti istituzionali di ambiente, scienza e informazione. Non chiedere, ma costruire un percorso di miglioramento del servizio pubblico, la creazione di nuove competenze che abbiano occhi e diano voce ai numerosi temi non più procrastinabili del nostro presente. Il clima, ma non solo».

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