Gang e forze speciali: stessa faccia stessa razza?

Elisabetta Gatto

 

The kings surrender di Philipp Leinemann è un noir metropolitano che mette a confronto il mondo delle bande giovanili dei sobborghi di una città tedesca con quello delle forze dell’ordine: lo scontro non è solo tra chi infrange la legge e chi è preposto a farla rispettare – e qui l’altra questione sollevata dal film: dove sta la giustizia? -, ma tra bande rivali, tra squadra mobile di polizia e forze speciali e all’interno di quest’ultime tra chi ammette ogni sorta di violenza per raggiungere la verità o meglio per compiere la propria vendetta e chi crede che un’altra soluzione sia possibile.

Il film è un crescendo di brutalità, le scene sono spietatamente crude, ci si immerge nel clima delle periferie per sentirne la solitudine delle vite ai margini. Lo stratega inconsapevole di una serie di eventi cruenti, un ragazzino tredicenne, è egli stesso vittima del degrado in cui è costretto a vivere e il motore che lo spinge ad agire è il desiderio di colmare il vuoto dell’abbandono con l’amicizia “estorta” al capo di una delle bande rivali.

Le scelte del giovane Nazim, a cui si intreccia il caso, innescano un concatenarsi di risse, omicidi, aggressioni nella caccia al colpevole che è sempre più sfuggente. Così come lo è la verità. Non ci sono eroi, solo uomini. E una donna, Nadine, una poliziotta, uno dei personggi più controversi.

Sia le gang di teppisti, sia i corpi speciali non lesinano nell’abuso della forza, nell’esaltazione dell’azione, nel delirio di onnipotenza con il pretesto di difendere l’onore ferito e vendicare i propri compagni. E quando Kevin, uno della squadra delle forze speciali, domanda al capo della polizia quale sia allora la differenza tra “noi” e “loro” la risposta con cui si chiude il cerchio è: “Noi possiamo”.

 

 

Parigi vista dagli Inuit

Elisabetta Gatto

 

Inupiluk di Sébastien Betbeder è un film in cui reportage etnografico e fiction si mescolano, dando una testimonianza inconsueta della visita a Parigi di due cacciatori inuit, originari di Kullorsuaq, un piccolo villaggio della Groenlandia. Olee e Adam sono due amici dell’esploratore francese Nicolas Dubreuil e suoi ospiti durante il primo viaggio fuori dalla loro comunità. L’occasione fornisce il pretesto per il loro coinvolgimento in qualità di protagonisti di un film a fianco di due attori professionisti, che interpretano due ragazzi parigini incaricati di accoglierli e di portarli in giro per la città.

Immortalati i tentativi goffi di interazione, a cominciare dall’imbarazzo al momento dell’incontro all’aeroporto, sigillato da lunghi convenevoli. Difficile comunicare senza una lingua condivisa: Olee e Adam parlano solo la lingua inuktitut. Indispensabile allora fare ricorso al linguaggio non verbale dei gesti e alla riproposizione di slogan: i ragazzi francesi, entrambi di nome Thomas, per aprire un varco nella comunicazione replicano una serie di stereotipi (“Cosa conoscete della Francia? Edith Piaf? Mireille Mathieu?”) pensando che siano universali e che coincidano con l’immagine che gli altri hanno del loro mondo.

Espresso desiderio di Olee e Adam era quello di visitare uno zoo per vedere dal vivo animali che avevano visto solo in fotografia e una foresta, perché non ne esistono in Groenlandia, e infine di fare un bagno nel mare. I due Thomas li esaudiscono e la convivenza tra i due mondi suggerisce occasioni uniche di dialogo e scambio, a tratti divertenti, a tratti poetiche.

Accompagnare i due nuovi amici a fare delle cose per la prima volta riporta i due Thomas all’infanzia, all’epoca della scoperta. E parallelamente anche per loro questi giorni sono un momento di scoperta e di sperimentazione di nuove forme di interazione. Hanno ad esempio l’idea di registrare le conversazioni per poi farle tradurre in francese e conservare memoria dell’esperienza.

È buffo come, profondamente “urbani”, guardino al mondo “naturale” incarnato da Olee e Adam come al regno della saggezza, caricando le loro espressioni di una profondità di pensiero anche quando essi vogliono comunicare una banalità!

Esempio ben riuscito di un genere che avvicina il documentario alla commedia.

Una scuola libertaria

Elisabetta Gatto

 

Approaching the elephant di Amanda Rose Wilder è un documentario interamente girato in bianco e nero durante il primo anno di attività della Teddy McArdle Free School, una scuola libertaria del New Jersey, ispirata ai principi dell’educazione democratica. Nel mondo ce ne sono altre 261. Il primo esperimento risale al 1901 a Barcellona.

La Teddy McArdle Free School suggerisce un modello educativo che rimette in discussione le basi: non esistono regole se non quelle relative alla sicurezza. Non ci sono materie obbligatorie, né voti, né compiti in classe. Tutto è concertato e condiviso nel corso di riunioni dove gli adulti e i bambini sono posti sullo stesso piano e hanno uguale diritto di voto.

La regista ha filmato i quindici studenti lasciati liberi di scegliere cosa volevano fare e quando: imparare a usare attrezzi di falegnameria, suonare uno strumento, risvegliare il corpo con esercizi di ginnastica, nulla è imposto, ma è deciso su base volontaria.

Un’occasione questa per esplorare il tema della giustizia, del potere, della democrazia, della libertà. E per domandarsi: cosa scelgono di fare i bambini quando non vengono loro imposte delle regole, ma possono seguire il loro cuore? E, dunque, qual è davvero la funzione educativa della scuola?

Colpisce la sicurezza sviluppata da alcuni di questi bambini, come Lucy, che riesce a dire esattamente quello che pensa, senza inibizioni, paura o imbarazzo.

Così come l’impossibilità degli insegnanti di arginare la spavalderia e la prepotenza di Jiovanni, il tipico provocatore, potenzialmente un leader, ma che usa al peggio le sue risorse e finisce per farsi espellere.

Se l’esperimento di questa free school possa funzionare come modello non è certo (ad oggi, di fatto, è chiusa), ma è importante darsi del tempo. Come dice il fondatore, Alex Khost, “I risultati si vedranno fra vent’anni”.

Il documentario non vuole dare indicazioni, solo accendere una scintilla di curiosità per un modo diverso, radicale e rivoluzionario di intendere la scuola.

TFF, ovvero l’innovazione al cinema

Elisabetta Gatto

 

Dal 21 al 29 novembre 2014 Torino ha ospitato la XXXII edizione del Torino Film Festival: 197 titoli, selezionati tra circa 4.000 visionati, di cui quarantacinque anteprime mondiali e settanta italiane.

Alla direzione del festival Emanuela Martini (Paolo Virzì si è ritagliato il ruolo di guest director), pronta a mettere in campo le qualità di chi l’ha preceduta: “Il rigore di Nanni Moretti. La passione di Gianni Amelio. Lo spirito pop di Paolo Virzì“.

La sezione principale, TORINO 32, riservata ad autori alla prima, seconda o terza opera, ha visto quindici film in concorso, inediti in Italia. Il concorso si rivolge principalmente alla ricerca e alla scoperta di talenti innovativi, che esprimano le migliori tendenze del cinema indipendente internazionale.

FESTA MOBILE ha presentato fuori concorso film raccolti in giro per il mondo e ancora inediti in Italia, a cominciare da Gemma Bovery di Anne Fontaine per chiudere con Wild di Jean-Marc Valée.

E ancora DIRITTI&ROVESCI con cinque film italiani che affrontano temi sociali; AFTERHOURS con una predilezione per i generi horror, thriller, noir, surreale; TFFdoc con i migliori documentari italiani e internazionali; Italiana.Corti, dedicata ai cortometraggi; Onde con nuove soluzioni narrative; Spazio Torino, aperto ai cortometraggi di cineasti piemontesi o residenti in Piemonte e infine Torino Film Lab, con i prodotti della comunità creativa di giovani film maker di tutto il mondo.

Biodiversità: “call” per il convegno. Soggiorno gratuito per i relatori

 

“La biodiversità nascosta. Valori e pratiche della diversità biologica nelle aree fragili” è il titolo del convegno che si terrà a Rovigo il 20-21 marzo 2015, organizzato dalla Fondazione Culturale Responsabilità Etica e dal Dipartimento di scienze politiche e sociali dell’Unviersità di Trieste, in collaborazione con le riviste Agriregionieuropa e Culture della sostenibilità.

Studiosi, amministratori, appassionati, praticanti la natura sono invitati a inviare un breve riassunto del caso che vorrebbero presentare al convegno ai seguenti indirizzi ostig@sp.units.it e ipesaresi@bancaetica.com  entro il 31 dicembre 2014.

Ai relatori dei casi selezionati verrà offerta la permanenza gratuita durante il convegno e la possibilità di pubblicare nelle riviste media partner, previa valutazione delle rispettive redazioni.

 

I casi da segnalare e poi eventualmente da portare al convegno dovrebbero riguardare:

– esperienze di svelamento della biodiversità condivise con persone non esperte, al limite, con persone in condizione di svantaggio (dimensione cognitiva)

– esperienze di svelamento della biodiversità che hanno permesso di sviluppare professionalità, posti di lavoro, redditi in maniera duratura (dimensione economica)

– esperienze di svelamento della biodiversità che abbiano rafforzato l’appartenenza alla comunità, il senso civico e l’altruismo (dimensione sociale).

 

Per maggiori informazioni:

http://www.lscmt.units.it/osti/15biodiversità/biodiversitàfragile.htm

 

Lo spazio pubblico in Europa

“Quartieri di qualità: la centralità dello spazio pubblico nelle esperienze europee” è il titolo del seminario formativo internazionale che si tiene alla Casa dell’ambiente-Ecofoyer di Torino (Corso Moncalieri 18) il 12 dicembre, dalle 14.00 alle 17.30.

Intervengono Alessandra Aires (AIAPP e Casa dell’ambiente), Sophie Tyler (Londra, direttrice di The Means), Franck Dunoyer (direttore dell’Ufficio Tecnico, Città di Chambéry), Michela Pasquali (Linaria), Davide Bazzini (Assessorato Rigenerazione Urbana – Città di Torino), Mario Bellinzona (LAQUP) e Chiara Marabisso (Agenzia per lo Sviluppo Locale di San Salvario).

La quota di partecipazione al seminario è di 30 euro e la partecipazione è limitata a un massimo di 40 persone.

Per informazioni: info@laqup.it

Comunicazione della Scienza e dell’Innovazione Sostenibile: un master a Milano

Sono aperte, salvo deroghe, sino al 30 settembre le iscrizioni per l’edizione 2014-2015 del Master dell’Università Milano-Bicocca che insegna a comunicare la scienza in modo corretto ed efficace e a promuovere la cultura dell’innovazione e della sostenibilità. Un anno di lezioni, esercitazioni, laboratori informatici e multimediali, tutti i venerdì, sabati mattina e un giovedì al mese. Gli studenti progettano e realizzano convegni aperti alla cittadinanza e molti prodotti pubblicati su web ( colpodiscienza, MaCSIS, Youtube, scienzainrete, clubdante, triwu, moebius -radio24 ecc.), e hanno la possibilità di partecipare alle attività di ricerca teorica e applicata del Centro interuniversitario MaCSIS.
Alla conclusione del Master, dopo aver condotto un progetto formativo (stage di 350 ore presso uno dei partner del Master) e una tesi teorica/sperimentale, vengono attribuiti 60 crediti formativi.

Per informazioni: segreteria.macsis@unimib.it
Sito web: www.macsis.unimib.it
Web-magazine: www.colpodiscienza.it

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Le interviste virtuali di Tiziana Carena: Intervista a Carla Aira

Carla Aira insegna a Ivrea al Liceo Scientifico Statale A. Gramsci e collabora da tempo con case editrici quali DeAgostini, Pearson, Edisco e Capitello. Nel 2012 ha pubblicato una storia e antologia della letteratura inglese per IL Capitello (con A. Finotto e Pignet, From 1900 Onwards London, Bell-Torino Il Capitello) e scrive  per il sito iltrovalibri.it (wordhunter). Ha collaborato con un contributo intitolato Il giallouna letteratura da scoprire in F. Ingravalle (a cura di), L’evento. Aspetti e problemi, POLIS Working Papers n. 212, March 2014. Leggi tutto “Le interviste virtuali di Tiziana Carena: Intervista a Carla Aira”

Le interviste virtuali di Tiziana Carena

Intervista a Chiara Sironi sul volume Edipo. Re e vittima a cura di Maddalena Mazzocut-Mis e Gianfranco Mormino, Milano, Mimesis, 2014

Chiara Sironi è dottoranda di ricerca con borsa di studio in Scienze Filosofiche – indirizzo Estetica e Teoria delle Arti presso l’Università degli Studi di Palermo. Il suo campo di ricerca riguarda l’estetica del Settecento, in particolare l’estetica di ambito inglese. Dal 2013 collabora attivamente con il gruppo di ricerca diretto dalla Prof.ssa Maddalena Mazzocut-Mis, docente di Estetica e di Estetica dello Spettacolo presso l’Università degli Studi di Milano.
Tra le sue pubblicazioni si segnala il saggio «L’Oedipus di Dryden e Lee: un percorso nel labirinto della Natura», in Edipo. Re e vittima, a cura di M. Mazzocut-Mis e G. Mormino, Mimesis, Milano 2014. Leggi tutto “Le interviste virtuali di Tiziana Carena”

Coltello a serramanico in mano ai bambini

Un bambino può maneggiare un coltellino a serramanico? E cosa succede se invece che forbice con le punte arrotondate gli diamo forbici appuntite? O se li mettiamo a contatto con piante velenose?
Daniele Zavalloni, noto educatore ambientale dell’ Ecoistituto di Cesena ed esperto in prevenzione del rischio, spiega come fare di fronte ai rischi corsi dai bambini.  «La vita è piena di spigoli», afferma Zavalloni, «tanto vale conoscerli».

Leggi tutto l’articolo di D. Zavalloni “Se il coltello non taglia si chiama cucchiaio” dedicato all’argomento  uscito sul numero di maggio-giugno di .eco