Apprendere per il cambiamento

green_economy

L’attenzione per l’ambiente sta crescendo impetuosamente anche nel mondo imprenditoriale italiano, spinta dalla gravità dei segnali di crisi ecologica planetaria (superamento della soglia di allarme per la perdita di biodiversità e per il riscaldamento globale, rapido esaurimento delle risorse) ma anche da consumatori sempre più esigenti e dalla consapevolezza che è proprio l’ambiente a offrire le più interessanti prospettive di innovazione, ricerca, sviluppo di opportunità occupazionali.

Lester Brown, autorità mondiale in materia, ad esempio ha definito la riconversione ecologica dell’economia come “la più grande occasione di investimenti nella storia dell’umanità”.

Ormai sono poche le aziende che non si preoccupano di ridurre imballaggi e sprechi, di comunicare ai loro clienti quanto fanno in nome della responsabilità sociale di impresa, di avvicinarsi a un modello che impone di ridurre le emissioni e i consumi energetici e di materiali, di incorporare valori etico-ambientali nell’attività economica. Per un numero sempre maggiore di enti e di società questa preoccupazione diventa il centro della propria ragion d’essere, aggiungendo ogni giorno un tassello al mosaico complesso ma estremamente affascinante, della “green economy”, di quel “Green New Deal” globale auspicato dal Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente.

Quale formazione

La green economy vede un profondo ripensamento del vecchio modo di lavorare e di progettare e la nascita di nuove figure professionali. Si tratta di professionalità specifiche, legate ai mille risvolti della riconversione ecologica dell’economia, dalla mobilità al sistema alimentare, dagli stili di vita all’abitare, dalla conservazione e la gestione intelligente degli ecosistemi alle infrastrutture attente alla natura.
Caso per caso, si tratta di vedere come le ottiche possono cambiare, come i problemi possono essere ribaltati e risolti diversamente dagli approcci tradizionali cui eravamo abituati. “L’economia verde” richiede una formazione teorico-pratica degli addetti, qualificata (per funzioni) e specialistica (per temi).
Ma si tratta anche di conoscenze e competenze trasversali, che vanno dalla sensibilizzazione ambientale (dimensione dei problemi ambientali, effetti dell’azione umana, soluzioni possibili, stili di vita) ai processi di interrelazione entro e tra i sistemi e alle conoscenze tecniche specifiche non settoriali, ma anch’esse sistemiche, fino alle conoscenze organizzative, del processo (integrazione delle filiere a monte e a valle) e del contesto (interconnessioni con aree collaterali e altri processi coinvolti, integrazione tra settori, variazioni in funzione di variabili storico-geografiche, socio-culturali, ecc.). Formazione che riguarda tutti i livelli di un’organizzazione aziendale, fin su su alla formazione dei manager e del top management…
Chi formare, su cosa formare, come formare sono insomma alcuni dei nodi da sciogliere, una volta che si sia convenuto sul perché apprendere: apprendere per il cambiamento, apprendere per un futuro e per una sostenibilità da progettare.

Mario Salomone
Articolo pubblicato sul numero monografico: Image, incontri sul management della Green Economy

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *