Ambiente e comunicazione

Qualche tempo fa ho assistito a un dibattito in televisione durante il quale i vari esperti discutevano tra loro sulla capacità della televisione di influire sugli stili di vita e le scelte della gente. Tutti, chi più chi meno, erano sostanzialmente d’accordo che la televisione è in grado di determinare cambiamenti importanti nella vita quotidiana su scala planetaria e, infatti, qualcuno considerava la nascita della televisione come uno dei grandi eventi che hanno influito sulla storia dell’umanità. Tutto ciò mi ha portato a chiedermi, da semplice spettatore, se anche nel settore dell’ambiente la televisione ha prodotto qualche effetto soprattutto sulla nostra sensibilità ecologica e nel nostro modo di considerare il pianeta. Certamente la televisione, massima esponente della galassia dei mass media e definibile, forse, come il sesto potere, avendo superato ampiamente le capacità del quinto così mirabilmente tratteggiato da Orson Welles in uno dei suoi film più celebri, ha avuto ed ha un ruolo di mediatore nel rapporto tra ambiente e uomo-spettatore, influendo sulle rappresentazioni ambientali delle persone. Grazie a essa tutti possono scendere sul fondo del mare, trovarsi in mezzo a squali e cetacei, ammirare le bellezze delle barriere tropicali o seguire la caccia dell’orso bianco o quelle di leoni e ghepardi nella savana africana. La televisione, ovviamente, non è solo lo spettacolo di una meravigliosa natura. Essa ci porta naufragi e maree nere, Chernobyl, i disastri legati al cambiamento climatico e altri fenomeni che dovrebbero aiutarci ad acquisire una consapevolezza ambientale diffusa e a farci sentire ecosolidali al di là di ogni barriera ideologica e razziale. Esiste una grande verità di fondo sulla quale forse non ci si sofferma abbastanza e cioè che se le religioni sono tante, e quindi possono essere fonte di contrasti (nonostante i fondamenti siano sovente identici), il nostro pianeta è uno solo e questo sì potrebbe essere il vero legame universale tra gli uomini.

Purtroppo il potere della televisione è in questo senso limitato. Se così non fosse non ci si spiegherebbe perché l’ambiente non susciti manifestazioni di piazza paragonabili a quelle cui si assiste per una partita di calcio o la vincita di una coppa e perché la TV sappia influire sulle economie dei mercati indicendo a comprare questo anziché quello e non sappia educare al rispetto dell’ambiente. Forse chi di ambiente si occupa non riesce a utilizzare questo mezzo in maniera efficace per mancanza di fondi e di aggressività. Se la comunicazione ambientale fosse affidata a una grande agenzia di pubblicità, scelta tra quelle che danno vita a martellanti campagne per la vendita di prodotti di consumo,  e i manifesti fossero realizzati, per esempio, da Oliviero Toscani, solo per fare un nome famoso per le sue capacità dirompenti, cambierebbe qualche cosa? Penso proprio di sì.

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